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Kaigama: Così la mia Nigeria resiste al doppio assedio degli islamisti e dei “progressisti” occidentali

L'arcivescovo di Jos racconta a tempi.it la fatica di un paese stretto fra il jihad dei terroristi di Boko Haram e le «imposizioni» laiciste dei paesi ricchi

Leone Grotti
24/02/2014 - 4:00
Esteri
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Otto attacchi in 46 giorni e almeno 347 vittime: è il bilancio provvisorio del 2014 di Boko Haram, l’organizzazione terroristica che dal 2009 tempesta di attentati il nord della Nigeria per trasformarlo in un califfato islamico con la sharia e senza cristiani. I miliziani di Boko Haram, che letteralmente significa “L’educazione occidentale è peccato”, hanno cambiato strategia negli anni: prima colpivano quasi esclusivamente i cristiani in chiesa, poi hanno cominciato ad attaccare le scuole non islamiche – uccidendo professori e alunni e costringendo molti giovani a rinunciare a un’educazione – e a tendere imboscate travestiti da militari agli automobilisti lungo le principali arterie del paese. Oggi attaccano tutti in modo indiscriminato e selvaggio: grandi centri urbani e villaggi, chiese e moschee, cristiani e musulmani.

L’8 gennaio i terroristi sono entrati nella moschea del piccolo villaggio di Kwankwaso, vicino a Kano, capitale dell’omonimo stato del nord, e al grido di “Allah Akbar”, Dio è il più grande, hanno ucciso tre persone sparando all’impazzata sui fedeli che pregavano. Il 26 gennaio hanno fatto invece irruzione nel villaggio di Waga Chakawa, nello stato di Adamawa, nord-est del paese: sono entrati in chiesa «verso la fine della Messa» e l’hanno chiusa a chiave. Prima hanno sparato a chi «cercava di scappare dalle finestre», poi hanno «sgozzato gli altri uno a uno», secondo il racconto del vescovo Stephen Dami Mamza. Prima di andarsene hanno fatto esplodere delle bombe e bruciato la maggior parte delle case, lasciandosi alle spalle almeno 45 vittime.

Che l’offensiva dei terroristi non si limiti più solo ai cristiani è testimoniato anche dall’uccisione dello Sheikh Adam Albani, religioso musulmano che più volte aveva criticato in pubblico Boko Haram e sostenuto la campagna militare promossa dalle istituzioni. Gli estremisti non si sono fatti scrupoli a eliminarlo crivellando di colpi la sua auto a inizio febbraio. Dopo gli ultimi attentati il presidente Goodluck Jonathan ha rimosso i capi di Difesa, forze armate, marina e aeronautica, temendo la presenza di infiltrati islamisti nei centri più alti di potere. Ma l’impotenza del governo è evidente: nonostante lo stato di emergenza dichiarato nel nord-est fin dal maggio 2013 e il maggiore dispiegamento di soldati e mezzi, Boko Haram continua ad agire indisturbato. Gli attentati sono aumentati dovunque ma soprattutto nei villaggi dello stato di Borno, dove si trova il quartier generale dei terroristi e dove un tempo sorgeva il più antico califfato islamico della Nigeria, che ora si vorrebbe ricreare.

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La violenza di Boko Haram, che mette in serio pericolo la stabilità del primo produttore di petrolio dell’Africa e della seconda economia del continente, non è però l’unico problema che affligge Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, capitale del martoriato stato di Plateau, e presidente della Conferenza episcopale nigeriana. Kaigama infatti denuncia anche un altro tipo di violenza che i nigeriani devono affrontare: «L’Occidente sta cercando di imporci con la forza i suoi valori ma aborto, matrimoni omosessuali e contraccezione non sono mai stati nelle corde culturali, morali e tradizionali del popolo nigeriano. Dobbiamo difenderci tanto da Boko Haram quanto dall’Occidente».

Eroeffnung Monat der Weltmission im Erzbistum PaderbornMonsignor Kaigama, perché la Nigeria non riesce a fermare gli attacchi dei terroristi islamici?
Non lo so, continuano a espandersi misteriosamente nel nord del paese e i loro attacchi si fanno sempre più sofisticati, riportando terribili danni alla vita delle persone e alle loro proprietà. Riescono a colpire anche gli uffici governativi e le caserme dei militari. Come facciano a organizzarsi per me è perfino difficile da immaginare.

Perché?
Abbiamo polizia, esercito, risorse, checkpoint dappertutto, eppure ogni nuovo attacco ci sorprende come il precedente e non sembrano fermarsi. Un giorno sono in un villaggio, il giorno successivo in quello dopo, poi tornano indietro: sono perplesso, hanno strategie troppo sofisticate.

Come si spiega?
Io penso che ci sia qualcuno dentro il paese e fuori dal paese che li appoggia e li aiuta. Devono avere infiltrati anche tra le forze di sicurezza: com’è possibile altrimenti che questa violenza non abbia fine?

Spesso i terroristi attaccano anche le moschee. L’ultimo attentato in ordine di tempo, a Izghe, ha causato oltre 100 morti. Cristiani, in maggioranza, ma anche musulmani.
Una volta i cristiani erano il loro obiettivo principale ma ora tutto rappresenta un obiettivo perché attaccano chiunque: villaggi rurali tradizionali, scuole islamiche, cristiani in chiesa. Agiscono in modo indiscriminato e questo è molto preoccupante.

Il loro scopo è cambiato?
No, è sempre lo stesso: vogliono islamizzare il paese, cacciare i cristiani, rimpiazzare la Costituzione nigeriana con la sharia e sostituire l’attuale presidente (che è cristiano, ndr) con un musulmano. Dimostrano di essere intolleranti e di non avere nessun tipo di valori, ma secondo me sono ormai allo sbando.

In che senso?
Anche se non lo dicono, anche se hanno raddoppiato gli sforzi e gli attacchi, hanno perso la direzione e la logica. Sono come impazziti. Non c’è altra ragione per continuare a uccidere uomini, donne, bambini, anziani, radere al suolo villaggi interi. C’è qualcosa di sbagliato.

Boko Haram non è l’unico problema della Nigeria. Pochi giorni fa lei ha lanciato una durissima critica all’Occidente: «Non dobbiamo essere fagocitati dalle imposizioni dispotiche di alcuni governi che vogliono dettare le tendenze morali mondiali basate sui loro valori laicisti». A cosa si riferiva?
Faccio un esempio. In tutti i villaggi della Nigeria si trovano donne che non ricevono un’educazione, che non vanno a scuola, che non sanno leggere ma che hanno la pillola del giorno dopo. Se le interroghi, sono in grado di dirti quale pillola prendere e quando per abortire. Com’è possibile? Chi gliel’ha spiegato? Chi gliele ha date?

L’Occidente?
Esatto, attraverso organizzazioni governative e non governative ci impone i suoi valori, come il controllo delle nascite attraverso mezzi artificiali. E come fa? Se il nostro governo accetta queste politiche, in cambio ottiene aiuti economici. Ma questa si chiama imposizione di una cultura che non è la nostra, perché noi nigeriani non abbiamo mai disprezzato la vita.

La Nigeria ha da poco approvato una legge che vieta unioni civili, matrimoni ed effusioni in pubblico tra omosessuali.
Alcuni temi etici sono molto delicati. Noi diciamo categoricamente che non odiamo e non condanniamo le persone omosessuali: sono esseri umani proprio come tutti gli altri, per questo li rispettiamo, li sosteniamo e se i loro diritti vengono violati, la Chiesa cattolica è lì a difenderli. Però bisogna anche dire che i rapporti omosessuali sono contro natura, adulterano le nostre tradizioni morali e contraddicono totalmente tutto ciò che noi difendiamo: non sono infatti nel carattere e nella tradizione del nostro popolo. Potenti organizzazioni che ricattano il governo vorrebbero che approvassimo i matrimoni gay ma se anche fosse vero che ci sono isolate tendenze omosessuali in Africa, bisogna dire che queste sono deviazioni. In Africa noi rispettiamo la dignità del matrimonio tra uomo e donna, e non tra uomo e uomo o donna e donna. Questi sono sempre stati i nostri valori, è un fatto, e non dobbiamo cedere a quelli dell’Occidente solo perché ha soldi da spendere.

In poche decine di anni i valori sostenuti dall’Occidente sono cambiati in modo radicale. Potrebbe succedere anche alla Nigeria?
La vostra è una società ricca e sta cedendo a grandi mali. Ci sono voluti centinaia di anni per arrivare a questa situazione. Ma quello che per voi è l’ideale per l’uomo noi lo rifiutiamo e non vogliamo che il nostro sistema tradizionale di valori venga corrotto.

Le Nazioni Unite non sarebbero d’accordo con le vostre tradizioni. La Commissione per i diritti dei minori ha appena criticato fortemente la Chiesa e l’ha invitata a cambiare idea su omosessualità, aborto e contraccezione.
Attaccare la Chiesa è diventata una moda, soprattutto sui temi che riguardano la morale. L’Onu è una grande organizzazione ma la Chiesa ha duemila anni di esperienza ed è un po’ più antica dell’Onu, che farebbe meglio ad ascoltare di più. Inoltre, avendo l’Onu una grande autorità, invece che criticare la Chiesa dovrebbe parlare di tutto il bene che essa fa. In Nigeria la gente non avrebbe un’educazione o una sanità decente né ci sarebbe progresso tecnologico senza la Chiesa. Ma questo all’Onu non importa, non considera quello che fanno milioni di sacerdoti: molti sono uccisi per la loro fede, perseguitati. Perché l’Onu invece che soffermarsi sugli scandali non guarda loro? Possiamo anche solo immaginare un mondo senza la Chiesa? Essendo una commistione di umano e divino commette degli errori, ma fa cose meravigliose ispirate dallo Spirito da cui l’Onu dovrebbe imparare.

Il Papa e i cristiani dovrebbero reagire e rispondere ad accuse così dirette?
Non siamo in competizione, non è una gara. Noi facciamo quello che aiuta l’umanità, non abbiamo tempo da perdere in discussioni. Io ora sono in un piccolo villaggio: incontro la gente che ha bisogno, li aiuto, li incoraggio e dove c’è bisogno di strutture educative e sanitarie, faccio tutto quello che posso perché le abbiano. Non ho tempo per discutere se è meglio la Chiesa o l’Onu, anche perché non è questo il punto: il punto è che la Chiesa continui ad andare incontro ai poveri, agli ultimi, agli emarginati dando voce a chi non ce l’ha. Ecco, dobbiamo concentrare le nostre forze su questo e non sul presunto sviluppo promosso dalle Nazioni Unite.

@LeoneGrotti

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