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Home Economia

L’inflazione durerà, ma non facciamoci prendere dal panico

Nessun rialzo dei tassi ha sortito effetti e la crescita rallenterà. Tuttavia il peggio è stato già “prezzato” e il contesto economico resta solido

Francesco Megna
06/07/2022 - 15:00
Economia
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Foto Ansa

La recente rilevazione riferibile all’incremento dell’indice dei prezzi al consumo ha causato un deciso calo dei mercati, poiché la paura dell’inflazione è tornata in primo piano nei ragionamenti degli investitori. Inoltre, la scelta della Bce di adottare una posizione più aggressiva ha provocato una decisa riscoperta delle obbligazioni europee.

Le ulteriori dichiarazioni riferibili a un rialzo dei tassi d’interesse di 25 punti base a luglio sembrano aver posizionato la Banca centrale europea dietro la curva e la conseguenza è stata una liquidazione dei Bund. L’intervento determinato e immediato della Fed è esattamente ciò che chiede il mercato per rasserenare i timori inflazionistici.

Fiducia in calo

Pare che il mercato sconti un irrigidimento delle condizioni monetarie. Nessun rialzo dei tassi ha sinora sortito effetti, ma la fiducia dei consumatori è in calo: ciò avrà un impatto sulla domanda, proprio quando si cominciano ad apprezzare miglioramenti delle catene di approvvigionamento.

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Il tasso di riferimento è salito nuovamente determinando un nuovo pricing del rischio, ma dovremo capire come si svilupperanno gli eventi nelle prossime settimane, anche perché i timori di recessione sono tornati in primo piano. Lo spread a 3 mesi/10 anni viaggia intorno a 184 punti base, un dato ancora non preoccupante per la Fed.

La delusione degli investitori

Il nuovo dato è stato una delusione per la maggior parte degli investitori. Il calo che ne è seguito ha visto la Fed muoversi in modo più determinato sui tassi, ma è anche sembrato in contraddizione con alcuni indicatori relativi all’inflazione. Il Cpi (indice dei prezzi al consumo) di aprile è stato molto più fragile, mentre il dollaro più forte tende ad attenuare le pressioni inflazionistiche; quanto ai consumatori, sono passati dai beni durevoli ai servizi. Si continua a ipotizzare che l’inflazione sarà duratura nei prossimi mesi, ma ci attende anche una certa attenuazione verso l’ultimo trimestre.

Guardare alle prospettive

Il tasso di cambio euro/dollaro dovrebbe normalizzarsi un po’, ma se la Fed diventerà più aggressiva sui tassi, la forza del dollaro ne beneficerà. I prossimi 2-4 mesi dovrebbero essere ancora volatili, poiché l’inflazione rimarrà alta e la crescita comincerà a rallentare. I dati del secondo trimestre saranno presumibilmente fragili e sarà determinante guardare alle prospettive.

L’inflazione dei servizi dovrebbe diminuire con la fine della stagione estiva e i consumatori dovrebbero cominciare a dare precedenza alla spesa. Le catene di approvvigionamento stanno già evidenziando segnali di miglioramento: le tariffe di trasporto continuano a diminuire. La maggior parte delle notizie negative parrebbe essere stata già “prezzata”; il contesto economico è comunque ancora solido e l’occupazione convincente.

Tags: bcedollaroEurofedinflazioneprezzi
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