Il “pompiere” Donald Trump
Caro direttore, le primarie del partito repubblicano americano, che si stanno svolgendo i questi giorni, non sono meno appassionanti di un mondiale di calcio. Lo scontro in diretta televisiva fra i tre principali candidati del Gop (Trump, Rubio e Cruz) che si è svolto il 25 febbraio è stato uno spettacolo d’intrattenimento molto più coinvolgente rispetto alla solita, stucchevole notte degli Oscar. Se paragoniamo le primarie repubblicane a un campionato di calcio, ebbene immaginate che in campo ci sia un uomo in stampelle che in ogni partita riesce a dribblare giocatori più giovani e più allenati e a fare un gol appresso all’altro. Ebbene quel giocatore in stampelle è Donald Trump, il multimiliardario inviso all’establishment repubblicano, per giunta digiuno di politica, che, quando si presentò alle primarie repubblicane, tutti davano per perdente. E invece sta vincendo anzi stravincendo sugli altri candidati.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Tutti pensano alle elezioni presidenziali di novembre. Se Donald Trump vincesse le primarie repubblicane, quante probabilità avrebbe di sconfiggere Hillary Clinton? A questa domanda cercano di rispondere, esaminando alacremente i risultati di molteplici sondaggi, fior di analisti di entrambi gli schieramenti. La maggior parte di loro sono giunti alla conclusione che, se dovesse battersi contro Trump, Hillary avrebbe la vittoria in tasca, tanto è vero che lei stessa, fino a poco tempo fa, si rallegrava delle vittorie di Trump. Ma sembra che alcuni giorni fa i suoi analisti le abbiano consigliato di cominciare ad avere paura. Infatti, secondo studi recentissimi, in caso di duello elettorale fra lei e Trump il distacco fra i due sarebbe pericolosamente minimo.
Ma si sa che tutte le previsioni fatte dagli analisti politici lasciano il tempo che trovano. In fondo, neppure i vertici del partito repubblicano possono giurare che, se vincesse le primarie, Marco Rubio avrebbe più probabilità di arrivare alla Casa Bianca di quante ne avrebbe Donald Trump. Tuttavia, in questi giorni tutti i repubblicani che contano, nessuno escluso, sostengono apertamente Rubio e denigrano Trump. Per tutti gli intellettuali americani, sia di destra che di sinistra, Trump è la personificazione stessa dell’aggettivo “impresentabile”. E la parola d’ordine, a destra e a sinistra, è una sola: “Fermare Trump”.
Uhm… mi sovvengono gli anni Novanta, quando l’obiettivo di tutto l’intellighenzia italiana era: “Fermare Berlusconi”. Ma l’espressione “fermare Trump”, come d’altra parte l’espressione “fermare Berlusconi”, è sinonimo di “fermare la maggioranza degli elettori”, dal momento che senza i voti della maggioranza né Trump né Berlusconi esisterebbero politicamente. Quindi in quel “fermare” c’è sempre un fondo di disprezzo radical-chic verso le “masse”. Effettivamente, Berlusconi e Trump hanno molto in comune: entrambi si presentano come uomini che combattono contro il partito degli intellettuali e dei politici di professione, da cui le masse si sentono quasi sempre incomprese e tradite. Come Berlusconi derideva la “politica delle chiacchiere”, così oggi Trump scrive in un tweet: «Little Marco Rubio is just another Washington D.C. politician that is all talk and no action» («il piccolo Marco Rubio è solo un altro politico di Washington che è tutto chiacchiere e niente azione»). E purtroppo i vertici del Gop (partito repubblicano) non hanno ancora capito che più insultano Trump più consolidano la sua immagine vincente di “uomo nuovo” che lotta contro l’establishment dei politicanti di professione, che sembrano pensare più alle loro poltrone e ai loro intrighi di palazzo che al bene del popolo. Trump è molto simile a Berlusconi anche quando sale sul palco: più che un politico, è un formidabile intrattenitore che ripete slogan brevi ed efficaci e non rinuncia mai allo sberleffo e al motto di spirito. Come Berlusconi, Trump fa una gaffe appresso all’altra, che ha il solo effetto di renderlo più simpatico agli occhi dei simpatizzanti (neppure il tweet con una frase di Mussolini è riuscito a renderlo meno simpatico). Infine, come Berlusconi, Trump è un uomo di successo che si è fatto da solo, un uomo di azione che, a differenza dei politici, crea imperi economici e posti di lavoro. Berlusconi esordì con queste parole: «L’Italia è il paese che amo». Trump oggi ripete: «Make America great again» («Facciamo l’America nuovamente grande»). Trump sa bene che, dopo otto anni di decadenza obamiana, il popolo muore di nostalgia della perduta grandezza.
Ma l’aspetto più interessante di Trump è la sua posa anti-intellettualistica, che agli intellettuali appare erroneamente come “demagogia”. Più che un demagogo, Trump è uno che parla all’uomo medio col linguaggio semplificato dell’uomo medio. Dal momento che tutte le scuole, le università e le redazioni dell’Europa e degli Usa sono state sistematicamente occupate dalla intellighenzia di sinistra, oggi essere intellettuali significa essere di sinistra e avere una istruzione superiore significa votare a sinistra (non a caso, secondo i sondaggi, la maggioranza delle persone dotate di istruzione superiore negli Usa vota per il partito democratico). Il pensiero della sinistra post-moderna lo conosciamo bene: è una mescolanza di marxismo, multiculturalismo e relativismo morale. Alla radice del pensiero di sinistra c’è l’eghelismo, la filosofia o diremmo ma la malattia filosofica che mette il ragionamento astratto al di sopra della realtà: «Ciò che è razionale è reale». Siccome non ha studiato abbastanza, ossia non ha avuto modo di farsi indottrinare dall’intellighenzia gramsciana, il popolo non è marxista, multiculturalista e relativista e non mette il ragionamento astratto al di sopra dei fatti. Anche se non ha gli strumenti intellettuali per capire la complessità della realtà, il popolo la realtà la vede, la tocca, la annusa. Anche George Orwell si era accorto che quella capacità di stare di fronte alla realtà che chiamiamo buon senso è un formidabile sistema immunitario che protegge la mente delle persone che ne sono provviste dai virus delle ideologie astratte, che si portano dietro il totalitarismo politico. E poiché il popolo possedeva molto buon senso, il popolo secondo Orwell avrebbe impedito ai vari ed eventuali grandi fratelli di prendere il potere.
Nel nome dei principi astratti del marxismo, del multiculturalismo e del relativismo, oggi gli intellettuali negano un fatto anzi due fatti giganteschi: la civiltà occidentale è la più grande civiltà mai apparsa sulla terra e l’islam radicale vuole distruggerla. Viene in mente Chesterton: «La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. (…) Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». Ebbene, quel tizio impresentabile con un inguardabile capigliatura e le cravatte ridicole sale sul palco e, fra uno sberleffo e l’altro, dice che le foglie sono verdi e che l’islam è pericoloso.
Per un liberal-conservatore autentico tutte le idee di Marco Rubio sono giuste mentre quasi tutte le idee di Donald Trump sono… troppo vaghe per capire fino a che punto sono sbagliate. Ma poi, Trump ha anche delle idee? Finora non ha esposto delle vere idee, casomai ha solo gridato degli slogan, tutti abbastanza surreali. Ma fra tante cose discutibili, a Trump è capitato di dire alcune cose giuste, talmente giuste, talmente vere, che hanno cancellato in un sol colpo tutte le cose discutibili che aveva detto in precedenza. Riguardo al tema dell’immigrazione musulmana, Trump ha detto che, finché i musulmani non hanno risolto i loro problemi col radicalismo islamista, non è opportuno fare entrare negli Usa decine di migliaia di immigrati musulmani all’anno. E la polemista Ann Coulter, che sostiene apertamente Trump, ha chiosato che, pure ammettendo che solo l’1% di musulmani si dedichino al terrorismo, ebbene più aumenta il numero dei musulmani negli Usa più aumenta il numero di soggetti che corrisponde a quell’uno per cento e di conseguenza più aumenta il rischio di nuovi 11 settembre. Ed eccole le parole esatte pronunciate da Trump: «No! Abbiamo un problema serio con l’islam radicale, abbiamo un problema tremendo e non possiamo continuare ad essere una nazione stupida».
Questa affermazione da sola gli ha regalato montagne di nuovi voti. È una affermazione rivoluzionaria. Quel “No!” è innanzitutto un no alla grande narrazione marxista, terzomondista e anti-ocidentale, che occulta l’evidenza dei fatti. E le poche parole seguenti bastano a fare una rivoluzione copernicana non solo rispetto a questa grande narrazione marxista ma anche rispetto alla stessa correttezza politica e alla pacatezza degli altri repubblicani, che non osano ammettere che l’immigrazione musulmana pone problemi che, alla lunga, non possono essere risolti. Trump è un rivoluzionario rispetto al neocon Bush, che il giorno dopo il 9\11 si toglieva le scarpe ed entrava in calzini bianchi alla grande moschea di Washington per tenere in piedi l’illusione che, per risolvere lo “scontro di civiltà”, fosse sufficiente un po’ di “dialogo”.
Anche noi abbiamo un problema serio con l’islam radicale, un problema tremendo e non possiamo continuare a fare gli stupidi che fanno infinite distinzioni fra poche decine di terroristi e milioni di musulmani pacifici e laboriosi, come se le poche decine di terroristi non potessero ammazzare migliaia di persone in una sola volta (vedi 9\11) e come se gli altri milioni di musulmani pacifici e laboriosi non fossero conniventi con loro. Abbiamo un problema serio con l’islam radicale, un problema tremendo e non possiamo continuare a fare gli stupidi che consentono ai musulmani pacifici e laboriosi che non fanno i terroristi di costruire all’interno delle città europee delle cittadelle islamiche, in cui vige la sharia. Abbiamo un problema serio con l’islam radicale, un problema tremendo e non possiamo continuare a fare gli stupidi che riempiono le strade di maschi soli che sono stati educati a guardare alle “infedeli” che camminano per strada come a sporche sgualdrine cui bisogna fare capire che a comandare sono i membri maschi della umma islamica. Abbiamo un problema serio con l’islam radicale, un problema tremendo e non possiamo continuare a fare gli stupidi che “dialogano” invece di cacciare immediatamente da questo paese, verso quel paese, tutti quelli che non rispettano la nostra cultura e i nostri valori.
Ma Trump ha anche detto: «Noi non abbiamo confini, non abbiamo alcun controllo, i clandestini stanno inondando tutto. Abbiamo bisogno di costruire un muro e deve essere costruito in fretta. Il più grande costruttore sono io e vorrei costruire il più grande muro che avete mai visto. E in quel muro avremo una bella, grande porta, attraverso cui la gente potrà entrare nel paese, ma dovrà entrare legalmente». Ora, questa affermazione in parte è idiota ma in parte è semplicemente realistica. È idiota perché è materialmente impossibile da più punti di vista (principalmente dal punto di vista economico) costruire una grande muraglia lungo il confine fra gli Usa e il Messico. Tuttavia, questa affermazione appare sommamente realistica se al posto dell’improbabile “muro” mettiamo i più concreti “confini”. Quando spara cannonate retoriche contro l’immaginario “muro” di Trump, in realtà l’intellighenzia di sinistra cerca semplicemente di demolire il concetto stesso di “confini”. Ma da che mondo è mondo, ogni nazione è definita dai suoi confini, così come ogni corpo è limitato dalla superficie di pelle. L’esperienza delle devastanti, dolorosissime invasioni barbariche aveva insegnato ai cristiani medievali a costruire delle alte mura attorno ai loro cattolicissimi comuni. I cristiani sanno infatti che per eliminare ogni confine dalla faccia della terra sarebbe prima necessario eliminare il peccato originale, che da una parte crea quelle inevitabili divisioni fra gli uomini di cui ci parla l’episodio biblico della Torre di Babele e dall’altra mette i forti e i prepotenti contro i deboli e gli onesti. Ebbene succede spesso che i forti e i prepotenti governano i popoli e li scagliano contro i popoli vicini (pensiamo alla vicenda della Germania nazista), i quali di conseguenza hanno il diritto di proteggersi e contrattaccare.
Una sola cosa può limitare le conseguenze del peccato originale: il cristianesimo. Qualche padre della Chiesa disse: «Extra Ecclesiam nulla salus» («Al di fuori della chiesa non c’è salvezza»). Parafrasando questo motto, all’infuori della civiltà occidentale ossia cristiana non c’è civiltà, c’è solo barbarie. Anche se ha ripetutamente tradito il cristianesimo, prostituendosi all’ateismo, la civiltà occidentale rimane figlia del cristianesimo e conserva ancora il deposito dei valori cristiani, che comprendono i diritti dell’uomo. Senza quei valori, la vita umana cessa di essere umana e diventa bestiale: «Homo homini lupus» («L’uomo è lupo per l’altro uomo»). Dunque pure di difendere quel deposito, che è il tesoro più prezioso del mondo, dobbiamo tenere alla larga i “lupi” che vogliono entrare con l’inganno entro i confini dell’occidente per imporci la loro barbarie travestita da cultura. E spesso questi “lupi” si travestono da agnelli poveri e bisognosi. Togliere i confini all’occidente è come scuoiare un uomo. E se muore l’occidente, muore tutta l’umanità. Purtroppo, come ho spiegato in precedenza, è proprio questo che vuole l’intellighenzia di sinistra: distruggere l’occidente, colpevole di avere rigettato il comunismo. La sinistra non vuole confini perché vuole che i orde di lupi entrino e distruggano tutto.
Se abbattiamo i muri della nostra casa, la nostra casa non c’è più e di conseguenza non possiamo ospitare più nessuno. Se facciamo entrare troppa gente a casa nostra, la casa diventa inabitabile e di conseguenza stiamo male sia noi che i nostri ospiti. Ma come i muri hanno porte e finestre, così i confini devono avere, come hanno sempre avuto, dei punti di passaggio. Ebbene, l’occidente ha un compito, che gli è stato assegnato dalla storia: condividere il suo deposito di valori ossia civilizzare quanti abitano al di fuori dei suoi confini. Per civilizzarli, ne può fare entrare solo pochi alla volta, dividendo i lupi dagli agnelli. Si può giustamente obiettare che ci sono stranieri e stranieri, che i messicani non sono come i fondamentalisti islamici. Questo è vero. Ma realisticamente, l’inondazione continua di clandestini provenienti dal Messico ha creato problemi enormi non solo per gli americani autoctoni ma anche per gli stessi immigrati messicani regolari. Ad esempio in South Carolina, dove non a caso Trump ha trionfato, l’eccesso di manodopera a basso costo di provenienza messicana ha fatto crollare i salari per tutti, impoverendo tutta la regione. Inoltre, dobbiamo tenere presente che il processo di scristianizzazione forzata avviato dalle élite massoniche ha fatto molto male al popolo messicano. Gli affiliati dei potentissimi cartelli della droga, che controllano parte del territorio messicano, non sono meno spietati dei guerriglieri dell’Isis. Non è dunque un caso che i clandestini provenienti dal Messico mostrino una spiccata inclinazione al crimine violento (ne parla diffusamente Ann Coulter nel suo ultimo libro: Adios America!).
Quando la casa brucia, non chiami l’architetto, il costruttore e l’arredatore: chiami il pompiere. Metaforicamente parlando, oggi l’occidente brucia. E sempre metaforicamente parlando, il migliore architetto-costruttore-arredatore adesso è Rubio ma il migliore pompiere è Trump. Per noi liberal-conservatori, Rubio è senza dubbio il migliore candidato alla presidenza degli Usa in circolazione. Ma forse, in clima di emergenza, dobbiamo rinunciare per un poco al politico migliore e chiedere aiuto al politico più politicamente scorretto, che fa quelle cose politicamente scorrette ossia sommamente realiste che oggi sono sommamente necessarie: proteggere l’occidente dai barbari. Solo l’acqua della scorrettezza politica potrà arginare efficacemente l’incendio della barbarie.
Foto Ansa
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20 commenti
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Un puttaniere, miliardario, di destra e con il parrucchino!!! Ma qualcuno voterebbe uno così’?? Ah….già ….gli italiani lo hanno già fatto….
Ma tu, trollona, qui “samuele”, che sei a favore della incentivazione della prostituzione, a favore che i miliardari si comprino i figli, intrepreti pure la caricatura di persone di destra e ti camuffi in continuazione, parrucchino o non parrucchino, ( memorabile quando , per sbaglio, associavi un avatar barbuto ad un nome femminile ! ) quanto , quanto, quanto c’hai trollato col pretesto di Berlusconi ?
In confronto il trollaggio su aborto, eutanasia, figli regalati 80studi80, scuola libera e inquisizione e cilicio è stato acqua fresca, vero ?
Ma l’importante è trollare, trollare, trollare, che sia come “samuele” o come “focauld”, l’importante è trollare.
( e ho parecchi dubbi anche su questo Alberto Tonelli, ma , se persiste, me li leverò presto, eh, trollona ? )
Eccola qui…..la nostra Giovanna….si butta l’amo e lei abbocca…..come una trota…..basta un po’ di sana ironia e lei comincia con il suo vomito incoercibile di frasi stereotipate….
Non fosse che anche tu, come da precise indicazioni ciel lune, hai votato il miliardario puttaniere con il parrucchino (e i tacchi)? Offesa? Che peccato….
Ah….dimenticavo
Vive cordialità fessacchiotta……
Errata corrige: NON ciel lune MA cielline….
Samuele/a,
difficile veramente leggerti. Tra te e Giovanna c’è un abisso di differenza! Di solito non giudico, ma ora mi sento di farlo, tranquillamente, e sento di rappresentare il 99,9% dei lettori. Il restante 1% sei tu/siete voi.
Cara Susanna, …due concettini facili facili (anche tu puoi capirli)
1) il mio nome è Samuele , così come il tuo è Susanna e non Susanno (e questo in punto di correttezza)
2) il fatto che tu abbia notato che ci sia un abisso tra me e Giovanna, non fa che riempirmi di orgoglio
3) il fatto che io faccia parte dell’1% dei lettori di Tempi dovrebbe felicitarvi del fatto che anche chi non la pensa secondo dottrina di Santa romana chiesa legga i vostri dotti articoli. L’unica differenza è che proprio critiche non ne accettate, e l’ironia non la capite….oh poveri voi….
Dimenticavo….porta i miei cordiali saluti a Giovanna…..
Mi sembra la cosa più logica e prevedibile del mondo che il risentimento nei confronti di otto anni di inconcludente Obamismo – “love is love” essendo uno della sua ricca collezione di nonsensi – si materializzi nel supporto elettorale di un personaggio come Trump. Come in Germania il risentimento popolare nei confronti di una certa cricca di prevaricatori senza patria finì per materializzarsi nel supporto di un personaggio di nome Hitler per fare ciò che poi fece, come a leggere a chiare lettere un risentimento occulto, mai espresso dall’uso della parola!
Azione e reazione è una legge che – non importa quanto grande sia la nostra distrazione e smemoratezza – funziona sempre e comunque. Non funzionerebbe se noi Umani fossimo capaci di vivere l’Amore, ma siccome non ne siamo capaci, funziona sempre, ed inesorabilmente, quell’altra legge ebraica molto antica dell’ “occhio per occhio e dente per dente”.
Che almeno loro se ne ricordassero! Non si scherza mica con i risentimenti collettivi soppressi e taciuti. E poi i teologi ed i filosofi si domandano – attraverso i secoli – quale sia la radice del male: basterebbe ragionare molto bene ed osservare un pochino!
Ottimo articolo.Ma allora anche il giudizio del papa su Trump è sbagliato.
@Alberto
Il papa non ha dato alcun giudizio politico su Trump, anche se i media lo hanno voluto far credere. Lo ha chiarito anche Padre Lombardi. Il papa ha detto che uno che pensa solo ad alzare muri non è cristiano, così come non lo è uno sposato tre volte (sempre Trump, per esempio); o uno che sostiene l’aborto (Hillary Clinton). Ma questo non significa che uno non lo possa sotenere, infatti il voto cattolico negli USA è molto disperso, nessun partito rispetta in toto la dottrina sociale della Chiesa. Ma anche uno che non è cattolico o cristiano può prendere decisioni politiche giuste.
Ah, quindi la misericordia va bene solo per la Bonino. E i muri? Belli quando sono diroccate rovine storiche intorno alle nostre città. Dimenticandosi che servivano per DIFENDERCI.
Paragonare Trump ad Hitler e a Mussolini (come fanno molti) è un errore fatale, che impedisce di capire la realtà. Trump è casomai proprio il portavoce di quel buon senso comune, quel senso della realtà, che è un sistema immunitario formidabile contro le ideologie, come quella nazista. Trump è l’americano medio che rimette la realtà davanti alle idee e dice: dobbiamo difendere la nostra nazione dai suoi nemici. Trump non è il nuovo Mussolini: è il nuovo Reagan. Anche Reagan nel 1976 provocò il panico nei vertici del Gop:
http://www.ilnord.it/b-8323_LUTTWAK_QUANDO_FU_ELETTO_REAGAN_CI_FU_LO_STESSO_ISTERISMO_DI_OGGI_CONTRO_TRUMP
Per noi europei sarebbe interessante analizzare l’auspicata politica estera dei candidati alla presidenza USA: più che dell’invasione dei messicani o delle tasse sul burro di arachidi mi interessa capire se dobbiamo aspettarci più immigrati da merioriente e Libia a causa di altri interventi scellerati oppure altro. Perché i pompieri in politica interna potrebbero essere tranquillamente piromani in politica estera, ed è quello che per noi europei conta, dato che i nostri interessi non sempre coincidono con quegli degli USA.
Dopo avere passato sette giorni ad ascoltare ininterrottamente dibattiti fra i tre candidati repubblicani, ti posso assicurare Trump in politica estera è il meno interventista e il più isolazionista. Per dirne una: ha messo Jeb Buh all’angolo, costringendolo a ritirarsi, quando in un dibattuto gli ha ricordato quali danni colossali hanno prodotto gli interventi americani in Medio Oriente, a partire da quello di suo fratello Bush in Iraq. Trump ha semplicemente esposto quella evidenza dei fatti che nessuno vuole riconoscere: è stato un errore rimuovere tutti quei dittatori (da Saddam e Gheddafi ad Assad) perché erano certamente feroci, ma molto preferibili ai regimi di terrore che sono venuti dopo. “Non si va in Medio Oriente a distruggere i governi senza avere un piano preciso sul dopo”.
“come se le poche decine di terroristi non potessero ammazzare migliaia di persone in una sola volta (vedi 9\11)”
Eh sì. Sono riusciti persino a buttare giù tre torri con due soli aerei !
Azz, siete troppo furbi ci avete scoperto! Noi DEMOplutoGIUDAICOmassoniciRETTILIANassirobabilonesiMAMMONISTIgranfigldiputt abbiamo passato giorni e giorni a piazzare cariche in tutti i piani delle tre torri senza farci scoprire dalla gente che ci lavorava dentro (siamo bravi a non farci notare quando facciamo avanti e indietro con montagne di materiali) poi abbiamo scagliato contro le torri due ologrammi di aerei e dopo due ore di incendio virtuale abbiamo azionato il comando della demolizione controllata, e tutto per fregare l’assicurazione, non pagare la rimozione dell’amianto e, già che c’eravamo, fare la guerra in Iraq giusto per aggiungere un paio di pozzi di petrolio alla nostra collezione. Ma si sa, a noi i soldi e il potere non ci bastano mai.
Sono italiano e vivo in America da più di 10 anni ormai, e seguo la politica americana da vicino.
L’articolo offre spunti molto interessanti, però è sostanzialmente un’apologia di Trump, forse volutamente iperbolica, ma sostanzialmente sbilanciata.
– il fatto che sia il “pompiere” dell’Occidente è francamente un paradosso. Trump si è scoperto cristiano negli ultimi mesi per incontrare gli evangelici di Cruz e il Sud. Basta sentire cosa diceva in tempi non sospetti per capirlo. L’interesse è puramente elettorale, e non diventerà mai un “paladino” di certi valori – appena cambia il vento il “protettore dell’occidente dai barbari” li molla tutti. Quindi, inutile creare false aspettative: a Trump dell’Occidente non gliene frega un… ci siamo capiti.
– dal punto di vista politico (anche per quanto detto sopra) il paragone con Berlusconi non regge: certo, sono tutti e due imprenditori, ma l’identità politica da cui, nel ’94, veniva Berlusconi era molto più netta, e certi valori dell’occidente li ha portati avanti chiaramente, almeno all’inizio del suo operato. Pensando a quello che si sente in giro, se proprio si deve fare un parallelo, la cosa più vicina all’elettore di Trump in Italia sono i grillini: stesso spirito di protesta, stessa insofferenza verso l’estabilishment, stessa confusione mentale in chi li guida.
– Entrando poi nello specifico, Trump è sostanzialmente di un cinismo senza eguali – e questo mi fa molta paura. Siamo su un altro pianeta rispetto a Mr B e le sue donne. Termini come immigrazione, capitalismo, razzismo, qui hanno un peso molto diverso di quanto ne abbiano in Italia, e quando Trump parla di un muro, pur trattandosi di una boutade, lo dice con uno spirito molto diverso di quanto possa dirlo, per dire, un Salvini. Da cattolico, secondo me bisogna tenere a mente che quando per esempio il Papa fa il “terzomondista” (definizione paurosamente sbagliata), accusando il capitalismo e una certa etica del lavoro di “uccidere” l’uomo, dice quelle cose pensando a come questi termini sono intesi qui, frutto di una mentalità un po’ puritana e – per quello? – un po’ disillusa, violenta e cinica. E questo è una cosa che secondo me in Italia si fa fatica a percepire. Trump, da questo punto di vista, rispecchia questa mentalità. È quello che ha detto che bisogna andare a stanare le famiglie dei terroristi, non scherziamo. È sostanzialmente un Far West in salsa contemporanea, con concetti tagliati con l’accetta e conoscenza politica pari a zero. Tra l’altro, sarebbe sufficiente vedersi la reazione di Trump al commento del Papa per capirlo (e non quello che ha detto dopo): http://www.independent.co.uk/news/world/americas/donald-trump-hits-back-at-pope-francis-for-saying-hes-not-christian-a6881916.html
– Credo che queste presidenziali siano il minimo storico, e da tanto tempo. Se alla fine dovessi trovarmi a scegliere chi votare tra la Clinton e Trump, avrei veramente difficoltà. Preferisco di gran lunga uno come Rubio, pur mancando magari un po’ di carisma, per i valori (lui si) che incarna e protegge, da tempi non sospetti. Oppure uno come Sanders: non condivido il ritratto che fa di wall street, come se fossero criminali indistinti, e dissento su valori sostanziali, come aborto e gay rights, ma è semplicemente un grande essere umano e un uomo dai grandi ideali. Non lo voterei, ma lo preferirei di gran lunga come presidente rispetto a due assetati di potere come gli attuali front runner.
Gentile signor GGG, la ringrazio per la sua preziosa testimonianza. Ovviamente io ho espresso solo un mio parere, che ha tutti i limiti di un parere personale. Sono pronta a rivedere le mie posizioni su Trump ma comunque nell’articolo ho ripetuto più volte che anche per me la scelta numero uno è Marco Rubio per tutta la vita. Il problema è che Rubio, soprattutto dopo il super – martedì, non ha più i numeri per farcela e se il partito, pure di favorirlo, dovesse fare qualche ignobile mossa sottobanco (tipo comprarsi delegati di Trump per darli a Rubio) l’elettorato, infuriato, farebbe perdere Rubio alle elezioni presidenziali. Succederebbe quello che successe nel 1976: il Gop favorì Gerald Ford con qualche ignobile pastetta pure di bloccare l’ascesa inarrestabile dell’ impresentabile attore Ronald Reagan, e vinse Carter. E quando si ripresentò nell’80, Reagan ebbe con gli interessi i voti che gli erano stati rubati.
Poi se vuole le posso fare l’elenco delle cose che non vanno in Trump: è protezionista, vuole aumentare le tasse ai ricchi come un socialista qualunque, non si capisce se è anti-abortista o no (perché ha paura di perdere voti da una parte e dall’altra), un po’ è cristiano e un po’ no, guarda con simpatia al dittatore sovietico Putin…
Insomma, Trump è quello che è, ma non abbiamo molta scelta: dal momento che Rubio è fuori competizione, la scelta è fra un riccone immorale e opportunista ed una socialista reale apertamente abortista coma la Clinton, che il diavolo se la porti. E poi il mio parere soggettivo, sicuramente parziale, è che questo riccone opportunista comunque ha un merito che Rubio non ha: dice che l’islam è un pericolo, che è come dire che il cielo è azzurro.
Guardate le decapitazioni in Siria, guardate il caos in Libia, guardate le violenze di gruppo sulle donne in Germania e nei paesi scandinavi (talmente numerosi, anche dopo Colonia, che la polizia li nasconde per non generare allarme). Insomma, non è più tempo di fare distinzioni fra maggioranze moderate e minoranze terroriste: è tempo di agire, costringendo le maggioranze pacifiche ad agire. Qui rischiamo una guerra mondiale da un momento all’altro e quindi bisogna scegliere il politico che agisce, non quello più prudente che sta ancora lì a fare mille distinzioni fra maggioranze e minoranze e che per giunta vorrebbe concedere sottobanco l’amnistia ad 11 milioni di clandestini presenti negli Usa (mi riferisco a Rubio, che è stato sonoramente punito dagli elettori perché, su mandato del partito, all’inizio aveva promosso l’amnistia). E’ tempo di agire. Una grande santa ai suoi tempi non concesse l’amnistia: cacciò via quelli non si volevano integrare nella società spagnola. Mi riferisco ad Isabella di Castiglia, che i moriscos li cacciò senza tanti complimenti.
P. S. Mr. GGG se vuole mi chieda l’amicizia su FB.
Grazie Giovanna per la sua risposta. Sono sostanzialmente d’accordo con lei, tuttavia rifletto sulle seguenti cose:
– L’idea del riccone immorale è una storia già vissuta con Berlusconi – già ai tempi molti votavano Berlusconi “turandosi il naso” (per usare una nota espressione) e tenendolo nascosto. Vent’anni dopo mi chiedo: è stato un bene? Non lo so, e lo dico seriamente, senza alcuna polemica. Me lo chiedo, visto gli ultimi anni, e da suo elettore in passato, mi domando se abbia sbagliato oppure no. Purtroppo non si può tornare indietro nel tempo per ottenere una risposta, ma mi chiedo se alla fine la scelta di milioni di italiani di sostenere Berlusconi sia stata la scelta giusta per il nostro paese e le nostre famiglie. E davvero, è una domanda aperta, per quanto mi riguarda. Rivederla su scala più grande, in un paese potente come l’America, non mi fa impazzire.
– Sull’agire sono d’accordo, e l’America ha “agito” molto negli ultimi anni. I risultati? Questo gennaio ho visto una bellissima e commovente mostra sui cristiani in medio oriente. Stando ai curatori della mostra (che conosco, e certo non sono clintoniani né filopalestinesi o simili) sa quando sono cominciati i problemi? Con il 2003, e l’inizio della seconda guerra in Iraq. Questo è un fatto storico. Come immagino sappia, questo si sposa con la tesi secondo cui Saddam sarà anche stato un dittatore ma c’era spazio per i cristiani sotto il suo dominio ed erano tollerati. Stanno meglio adesso? E’ servito alla causa della Cristianità e dell’Occidente? Basta sentire le testimonianze dirette, non ne sono sicuro. Con questo non voglio dire che sia “colpa” degli americani, o cose simili, anzi ci mancherebbe, e arrivo anche a non mettere in dubbio la buona fede di Bush, ma in USA più che in Italia c’è una certa tendenza – come dicevo – a tagliare la realtà con l’accetta, e come sappiamo e come l’Iraq dimostra, ogni azione, molto o poco ragionata, ha delle conseguenze. Ecco, se questa accetta ce l’ha in mano uno come Trump, sono un po’ più preoccupato, tutto qui. Mi piace l’idea dell’uomo di azione, sono molto d’accordo con lei, ma c’è azione e azione e i repubblicani alla Trump sembrano avere una sola soluzione per tutto, e sappiamo qual è (basta pensare alla Corea del Nord e alla reazione agli accordi, per dire un’altra reazione da parte loro per me inspiegabile).
Quindi, la vera domanda è: cosa vuol dire agire in questo contesto? Lei dice giustamente che bisogna convincere le maggioranza pacifiche ad agire, ma per esempio se fosse un messicano, cosa la ispirerebbe di più: uno che dice “bisogna controllare l’immigrazione illegale, soprattutto al confine del Messico, perché danneggia il popolo americano e la sua capacità di accogliere propriamente gli immigrati – che, non dimentichiamocelo, sono quelli che hanno fatto grande l’America”, oppure uno che dice “facciamo un muro al confine e lo facciamo pagare ai quei Messicani, che non sono altro che criminali, trafficanti e prostitute”? Lei giustamente mi dirà che sono toni da campagna elettorale, ma nel caso di Trump, non solo dice quello che dice, ma non entra nel merito delle questioni, quindi non solo non mi piacciono i toni, ma anche non mi convince nel merito. Se ha visto i dibattiti elettorali, credo che le sarà saltato all’occhio la differenza di contenuti tra i due partiti, e la differenza tra dibattiti di slogan e quelli di contenuti (a prescindere dall’essere d’accordo o no con le idee).
Il rischio sostanziale che vedo è quello che è successo in Italia. Al fine di difendere – e giustamente – l’Occidente, cannibalizzato come giustamente diceva nell’articolo, il rischio qui è di dare ad un involucro vuoto (perché secondo me questo è Trump) dei contenuti che non ha. Agire per il fine di agire non serve a niente, ci vuole un contenuto e delle motivazioni per cui scegli A invece di B, per cui ti muovi in una direzione o l’altra. E qui mi collego al basso livello dei candidati di oggi: non ce n’è uno che mi sembra abbia un’idea chiara.. per non parlare di un’ideale. In questo senso, forse l’unico che si salva – purtroppo – é Sanders.
Sulla presenza e la difesa dell’Occidente, ormai, sono convinto che i luoghi e le modalità di difesa e testimonianza siano ormai diversi e più lontani dall’arena politica. Purtroppo o per fortuna, anche qui non ho le idee chiare, sicuramente è più stimolante sentirsi più protagonisti nella quotidianità in questo senso, anche se all’apparenza sembra un metodo meno efficace.
Grazie per il suo tempo e per l’articolo. Putroppo non ho più FB da circa un anno… I needed my life back. 🙂
Gab
LA carne al fuoco è tantissima, quindi sarò telegrafica:
1) Berlusconi non è mai stato il migliore candidato possibile, ma ha avuto una funzione storica fondamentale: ha bloccato l’ascesa della “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto-D’Alema, che con l’aiuto della magistratura rossa aveva demolito la concorrenza democristiana. E almeno degli anni 90 qualche riforma liberale l’ha fatta. Quindi sì, gli italiani hanno fatto bene a votarlo.
2) La guerra in Iraq iniziata da Bush è stata un errore? Le successive guerre in Medio Oriente sono state ancora peggio? Certamente. Ma se lei ha seguito il dibattito fra Trump e Jeb Bush, Trump ha demolito Jeb, facendogli perdere montagne di voti, proprio affermando che le guerre di Bush avevano peggiorato la situazione. Trump è tendenzialmente più isolazionista, ma non del tutto. Diciamo che è poco interventista: non gli interessa andare a bombardare a casaccio il Medio Oriente ma difendere gli Usa stessi dall’islam: ottima scelta, sono d’accordo con lui. Trump ha detto chiaro e tondo (che Dio lo benedica): dobbiamo impedire ai musulmani di fare negli Usa quello che fanno nelle banlieues francesi, dove i francesi autoctoni hanno il terrore ad entrare. Applausi.
3) Trump disprezza i messicani e li insulta? Non è vero, questa è una calunnia rilanciata dai suoi nemici. Trump ha detto è ripetuto: i messicani che conosco io sono persone fantastiche, ma demolire le frontiere non aiuta noi e non aiuta loro, noi amiamo i messicani ma devono entrare nel nostro paese legalmente. E sapete la novità? L”idea di bloccare l’immigrazione selvaggia dal Messico, attraverso cui i potentissimi e spietati cartelli spadroneggiano anche in territorio Usa, piace anche ai messicani entrati legalmente ed integrati nella società degli Usa. E piace moltissimo ai neri americani più emarginati, che soffrono a causa del crollo dei salari provocato dai messicani. Quindi chi continua a dire che Trump è un razzista che “odia i negri”, dia un’occhiata alla sua base elettorale. Altro che KKKlan.
4) Hillary Clinton è male, Bernie Sanders è ancora peggio: nei suoi discorsi fa l’apologia del socialismo e della socialdemocrazia scandinava. Bella roba: vuole ridurre gli Usa come i socialdemocratici hanno ridotto la Svezia: un paese di rammolliti vecchi e stanchi che non fanno figli e si godono la vita a spese dello stato che li assiste dalla culla alla tomba. Salvo poi accorgersi che lo stato assistenziale costa troppo e li sta portando alla bancarotta, allora si fanno invadere da orde barbariche nella speranza che paghino i costi dl welfare, quando in realtà i barbari campano di welfare e impiantano uno stato islamico nelle periferie. Ho letto ieri che i supporters di Sanders rompono le scatole ai vecchi dissidenti scappati dal’Urss negli anni 70, che li avvertono: voi votate Sanders perché non sapete che inferno è lo stato socialista, noi lo sappiamo e quindi ci opponiamo con tutte le forze a Sanders.
Ci pensi bene: supportare Sanders significa supportare un nostalgico dell’Urss uno che scaglia i suoi supporters contro i vecchi samizdat. Chi ama l’America e tutto quello che l’America ha sempre rappresentato non può amare Sanders.