Hasta la victoria a Sanremo, Ferragnez!

Di Caterina Giojelli
12 Febbraio 2023
La brigata City Life si prende il Festival, i conduttori si fanno i selfie, Ferragni dà lezioni di meme e diritti umani, Fedez di guerrilla lingualunga. E chi sognava la “Nuova resistenza” si trova ora su Instagram e TikTok
Sanremo Ferragni Amadeus

Dunque oggi si celebra la presa di Sanremo da parte dei Ferragnez, abbiamo anche la cartolina: i conduttori che innalzano l’iPhone, chiedono all’Ariston di guardarci dentro, sorridere e salutare, le telecamere che inquadrano un telefono che inquadra il pubblico, dite selfie, clic, applausi. Viva la breccia del Festival con Chiara Ferragni vestita da se stessa nuda che parla a se stessa bambina (cute!) di se se stessa grande e firmata.

Quella, per capirci, che la prima volta che ha sentito parlare Fedez «ho pensato: oltre che figo, è anche intelligente», infatti se l’è infilato nel trolley e l’ha lasciato uscire dalle pantofoline per giocare al Che Guevara della Costa Crociera – e chi non pensa che oltre figo sia anche intelligente quando sogghigna «la Rai non sa nulla, mi prendo la responsabilità di tutto», sentendosi il Guerrillero Heroico sulla collina boliviana perché ha attaccato il governo con un free style micidiale (rime d’acciaio come traccia/faccia/scaccia/braccia), è solo uno che pensa alle alle foibe e non ha letto gli editoriali di Repubblica su Sanremo “festival della Nuova Resistenza”.

La brigata City Life è più ascoltata di Zelensky a Sanremo

Hasta siempre comandanti, ogni guerra di liberazione ha bisogno della sua marina e undici anni dopo il naufragio della Costa Concordia era ora che qualcuno riabilitasse la compagnia di navigazione e sancisse la fine di quello stato pontificio che era il Festival di Sanremo prima che Fedez irrompesse sul palco per urlare con l’ormai nonno del parchetto J-Ax «Giorgia, legalizzala», o che Chiara Ferragni si facesse un selfie col presidente Mattarella o indossasse la «collana dei diritti umani» a forma di utero d’oro per promuovere l’aborto. La brigata City Life è più ascoltata della lettera di Zelenzky, declamata da Amadeus dopo le due, dopo la sfilata della Ferragni in Schiapparelli in tetta d’oro e satin blu («perché è da sempre il colore associato alla sacralità della maternità qui rappresentata come stereotipo della donna mentre nutre un bambino d’oro», hashtag #dachepulpito).

Rosa Chemical pomicia con Fedez

Belli ciao, è l’ultima serata e ormai Gianni Morandi conduce solo col cellulare in mano, Amadeus conta ogni cinque minuti i follower del profilo che gli ha aperto la Ferragni, lei apre e abbandona dirette, tiene lezioni sui meme ad “Ama” e ai “raga” dell’Ariston pubblicando quelli del marito onnipresente, questa volta seduto in platea: Ferragni chiama a esibirsi Rosa Chemical, che trovando forse anche lui oltre che figo intelligente Fedez scende tra il pubblico, twerka sui genitali del rapper, lo porta sul palco e inizia a pomiciarlo. Segue finta sceneggiata dietro le quinte di Ferragni che starnazza al marito «almeno potevi non metterci la lingua» e poi torna sul palco a rivendicare il suo «bonus limone» da usare con chi vuole.

Noi, prigionieri in attesa di liberazione

E noi altri? Noi altri visti dal palco non siamo che un manipolo di prigionieri in attesa di liberazione, soprattutto un pubblico di guardoni in casa Ferragnez a cui lanciare noccioline di privacy, selfie, outfit da Milano Fashion Week, perché il business plan che tiene in piedi i due citylifers, fuoriclasse del genere, va rispettato. Non a caso Rosa Chemical ha riconosciuto nel rapper lingualunga il viatico della affiliazione vincente che non gli avrebbe dato nessun altro limone all’Ariston, non a caso la Ferragni ha reagito dicendosi «senza parole»: che te ne fai delle parole quando il tuo fluidissimo modello di business che spaccia per libertà tutto ciò che invece è conformismo patinato ed esibizionismo senza espressione è riuscito a prendersi la Rai, il Festival di Sanremo, conduttori, pubblico, le ire del Governo?

Evviva allora il Festival della canzone dove alla fine tutto va dove deve andare (cioè su Instagram e Tik Tok) e più scontata della presa di Sanremo dei Ferragnez, della rivoluzione in collanine e pantofoline che affossa il sogno della nuova resistenza e apre all’ipotesi di spostare la kermesse a Milano, c’era solo la vittoria di Mengoni. E tanti baci all’Ariston e ai compagni editorialisti, dite “selfie”, clic, applausi.

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