Stampa in delirio per questo Sanremo di lotta e di governo (ma che Festival hanno visto?)

Di Caterina Giojelli
11 Febbraio 2023
Ma quanto piace la kermesse a nipoti di madri e padri costituenti? Ogni Fedez partigiano con lo sponsor o Egonu anti KKK, ogni Blanco spaccavasi o Gianni con la ramazza, è un inno alla "nuova resistenza" dei fratelli d'Italia contro Fratelli d'Italia. O così scrivono
In collegamento con il Festival Fedez, sulla Costa Crociere ormeggiata al largo di Sanremo, strappa la foto del viceministro Bignami
In collegamento con il Festival Fedez, sulla Costa Crociere ormeggiata al largo di Sanremo, strappa la foto del viceministro Bignami (foto Ansa)

In principio fu “lo scudo del Quirinale”, il Festival di Sanremo come rampa di lancio della campagna di Mattarella in difesa della Costituzione spiegato da un “retroscena politico” della Stampa. «Sanremo sarà solo un inizio. Chi conosce l’agenda del Quirinale avverte: altri eventi pubblici seguiranno con, al centro, la difesa della Carta», da qui le paginate sui princìpi declamati da Roberto Benigni al pubblico dell’Ariston in delirio per la Costituzione minacciata dal governo Meloni. Pareva la festa della Repubblica e invece era Sanremo: «In quel contesto l’applauso caloroso al presidente ha assunto un duplice significato, in quanto rivolto non solo alla figura di Sergio Mattarella – ha spiegato Gabriella Luccioli, prima magistrata d’Italia -, ma anche all’uomo che dà un volto e una voce alla nostra Carta fondamentale, come suo primo interprete e garante».

Il monologo di Francesco Merlo

Ma quanto è piaciuto Sanremo ai nipoti di madri e padri costituenti che odiano il governo e le riforme costituzionali? Dal monologo di Francesco Merlo in prima pagina su Repubblica:

«Toh, chi l’avrebbe mai detto che questo sarebbe diventato il Festival della Nuova Resistenza, l’opposizione più allegra ma più decisa a Giorgia Meloni: qui c’è il nostro piccolo presidente Mattarella e lì c’è il suo grande presidenzialismo con gli stivali, qui la Costituzione è difesa da Roberto Benigni mentre Giorgia Meloni l’attacca con un progetto affidato, nientemeno, a Maria Elisabetta Casellati. Chi l’avrebbe mai detto che Amadeus avrebbe dato una lezione di libertà, non solo a Salvini, indossando una delle sue luccicanti giacche liturgiche così lontane dallo stile radical chic e dall’ideologia dei professori del nuovo modello di sviluppo. Ci sono stati più calore femminista nella Sanremo di Chiara Ferragni che nelle primarie del Pd di Elly Schlein, e più verità antirazzista in Paola Egonu che nello smarrimento della sinistra di Fratoianni e Bonelli nella famiglia Soumahoro. E resterà nell’iconografia più raffinata del Paese quel Gianni Morandi che lunedì sera ha esibito l’umile saggezza che manca al Terzo Polo di Calenda&Renzi e ha spazzato per terra impugnando la scopa del lavoro socialmente utile, ben più progressista del reddito di cittadinanza di Giuseppe Conte».

«Ecco: fratelli d’Italia contro Fratelli d’Italia»

Ma perché non invitare Francesco Merlo sul palco di Sanremo? Noi vedevamo Gianni Morandi che intonava a cappella l’inno d’Italia e poi passava la scopa, lui ci vedeva il Festival che si riprendeva «la patria che l’estrema destra al governo sta tentando di nuovo di spiritualizzare con l’aggressività delle maiuscole: Dio, Patria, Famiglia, Nazione. Ecco, allora: fratelli d’Italia contro Fratelli d’Italia», e vedeva Amadeus «più potente di qualsiasi potere», «più importante dei ministri Sangiuliano, Roccella, Lollobrigida, e pure di Fazzolari con la pistola, e di tutti quelli che stanno per mettere le mani sulla Rai», e vedeva Benigni maltrattato da Salvini «come i democristiani e i clerico-fascisti maltrattarono Dario Fo».

E che dire dei titoli di Repubblica alle “reazioni al monologo antifascista”? «Mantovano boccia Benigni sulla Carta», «Sgarbi contro Ferragni», «Nel mirino anche il Capo dello Stato»: “boccia”, “contro”, “nel mirino”, è il Ventennio, bellezza.

Fedez, partigiano con lo sponsor

Maldetti fascisti che costringete la stampa progressista parlare in giornalese, e i giornalisti a cinguettare che siamo in Nicaragua perché i politici criticano Sanremo, ma soprattutto costringete quel rapper lingualunga senza talento di Fedez a stracciare la foto del viceministro Galeazzo Bignami vestito da nazista, contestare la ministra Eugenia Roccella, il Codacons, per poi immolarsi come Gesù sulla Costa Crociere: «Il testo non era stato annunciato allo staff Rai, mi assumo la piena responsabilità di quello che ho detto».

Maledetti nazisti che costringete dunque Fedez a fare irruzione nella Nuova Resistenza tutta Mattarella e Benigni lodata da Repubblica e portarsi dietro quelli di Fanpage:

«Fedez ieri sera ha spaccato Sanremo. Ha fatto più opposizione al governo Fedez in sessanta secondi di dissing che tutta l’opposizione messa insieme dal 22 ottobre (…) avrebbe potuto dire meno, accennare soltanto, sgusciare di lato, dare soltanto a intendere e fare comunque bella figura; invece ieri sera ha fatto nomi, ha rimestato nel fango (…). Ha preso posizione. Siamo così poco abituati a qualcuno che “dica cose di sinistra”, qualcuno che non lisci il pelo (da lupo) al governo, che fa impressione vedere l’esercizio della libertà sul palco italiano per eccellenza (…) ha fatto cultura e opposizione alla barbarie».

Dal Che in crociera all’insurrezione di Blanco

Questa la dichiarazione d’amore di Saverio Tommasi alla performance del partigiano con lo sponsor sul deretano Fedez («A volte anche io sparo cazzate ai quattro venti ma non lo faccio a spese dei contribuenti», rappa Fedez sulla Rai che infatti non la pagano i contribuenti), seconda solo a quella pubblicata su Domani di Jonathan Bazzi a Blanco dopo l’ormai famigerato “corpo a corpo” con le rose sul palco:

«Non c’era rabbia né vera protesta: è stato un gioco, estemporaneo e scomposto, in linea con lo spirito di Blanco che sulla scena musicale (non dimentichiamolo) ha fatto irruzione come adolescente in mutande in corsa per i boschi (…) si è assunto il rischio di deragliare, mettendoci di fronte alla nostra incapacità di uscire dai binari, di stare con ciò che non era previsto (…) Non ha fatto male a nessuno (…) Era invece bellissimo Blanco, e lo è stato ancora di più mentre il pubblico dell’Ariston fischiava furioso (…) è stata una fotografia di qualcosa di più grande: il singolo e la massa, il ragazzo e gli adulti, l’anomalia e la tradizione, le aspettative e il desiderio dell’artista».

E noi che pensavamo si fosse un attimo dopato! Ma perché insieme a Merlo e Tommasi non invitate anche Bazzi a Sanremo? No qui distratti dalle canzonette non avevamo nemmeno capito che oltre che dei fascisti e travesta nazisti l’Italia è ostaggio del nazionalismo bianco e dell’alt-right, cosa che invece aveva capito la navigatissima a Sanremo Rula Jebreal:

«Gli offesi dal fatto che #PaolaEgonu denuncia il razzismo in Italia sono gli stessi che riciclano la retorica del Ku Klux Klan: l’idea che i diritti sono una concessione per cui le minoranze devono ringraziare il regime…è uno dei pilastri dell’ideologia della razza superiore».

Chi non applaude la Egonu è del Ku Klux Klan

Non fa una grinza, lo sanno tutti che chi critica la metafisica della Ferragni non è che un misero sessista, porco, invidioso e boomer. Ma anche che se in Italia c’è un gruppo di “superiori” che hanno capito tutto e il resto sono bestie che non hanno capito niente, questo va sicuramente identificato nella bolla Twitter di Jebreal e compagni snob, gente che dalle olimpiadi di Tokyo a Sanremo usano la pallavolista italiana per ribadire la propria superiorità morale e insegnare agli altri quanto siano brutti, sporchi e suprematisti, quanto è razzista questo paese, quanto siano scemi quelli che non hanno votato a sinistra. Specie se sono al governo

Ragionamenti a cui dà una mano anche Massimo Gramellini sul Corriere: «Perché la maggioranza di governo si è messa all’opposizione di Sanremo?», si è chiesto riferendosi ai Salvini e ai Sangiuliano: «Ammettiamo che gli “ideologi” del Festival abbiano davvero costruito la scaletta col preciso scopo di dimostrare che i diritti civili sono valori a cui la destra è refrattaria – continua Gramellini -. Ma se era una trappola, perché cascarci dentro così?». Ma infatti: di solito Salvini non interviene mai su nulla, Sangiuliano incassa applausi e la chiave di Festival della Nuova Resistenza all’opposizione del governo non l’ha usata nessuno.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.