“Capocrazia”, “regime”, “occupazione”, “Eiar”, “Era meglio con Berlusconi”. Ogni mattina un giornalista di sinistra si alza e sa che dovrà correre in tv a dire che in tv non si può più dire niente
A dar retta alla stampa e ai politici, il passaggio dello showman a Nove è una tragedia che distruggerà definitivamente la tv pubblica. Questa però l’abbiamo già sentita
Ai giornalisti plenipotenziari restavano poche chance per sconvolgere le acque dello stagno politico: 1) il ballo del qua qua; 2) le scarpe di John Travolta; 3) le formiche della Mannino; 4) Rai vs Big Mama; 5) Eni; 6) ebrei vs Ghali; 7) i trattori; 8) i Jalisse
A metà degli anni Ottanta Berlusconi aprì La Cinq in Francia tra le proteste degli intellettuali parigini e gli applausi della gente. L'odio dell'ex ministro Jack Lang, che lo ha attaccato anche da morto
La brigata City Life si prende il Festival, i conduttori si fanno i selfie, Ferragni dà lezioni di meme e diritti umani, Fedez di guerrilla lingualunga. E chi sognava la “Nuova resistenza” si trova ora su Instagram e TikTok
Niente docu-film dei "kouffars" e contenuti cento per cento halal su Dini Tv, piattaforma streaming ideata da due predicatori per indottrinare a distanza
Il caso di Marco Bellavia, fragile concorrente bullizzato durante il reality Mediaset, e il ditino alzato di certi sponsor che criticano chi crea disagio psicologico solo quando conviene al marketing
Liti, casi mediatici che oscurano l'oggetto dell'analisi, accuse reciproche e clan che pretendono competenza a fasi alterne. Qualche idea per uscire dalla polarizzazione e tornare al dibattito intellettuale
Gambe, corpi e body shaming? Roba da Sanremo, oggi i concorsi di bellezza mostrano talento e giustizia sociale. E se nessuno li guarda si chiama «rivoluzione digitale»