Era uno dei climatologi più famosi al mondo, poi ha messo in dubbio il global warming e l’hanno costretto a licenziarsi

Di Emmanuele Michela
16 Maggio 2014
Bengtsson ha diretto il Max Planck Institute per anni, poi è passato a un think tank "negazionista" ma ha dovuto fare marcia indietro: «Sono stato sottoposto a talmente tante pressioni che la situazione si è fatta insopportabile»

bengtsson-lennartTre settimane fa aveva stupito il mondo della scienza annunciando il suo passaggio alla Global Warming Policy Foundation (Gwpf), think tank londinese nato per mitigare le posizioni allarmiste in tema di riscaldamento globale. La scelta di Lennart Bengtsson, climatologo svedese tra i più famosi al mondo e per anni direttore dell’Istituto di meteorologia Max Planck di Amburgo, non era affatto passata inosservata vista la caratura dello studioso, uno tra i più importanti del “warmist establishment”, per certi aspetti il più influente mai passato al fronte “negazionista”.
Ma neanche un mese dopo lo scandinavo è dovuto tornare sui suoi passi dando le dimissioni dal Gwpf, a causa delle troppe pressioni ricevute dagli ex colleghi: «Non sarei in grado di portare avanti il mio normale lavoro e sarei troppo preoccupato per la mia salute e sicurezza», spiega il climatologo ottantenne nella sua lettera di dimissioni.

«NON ME LO SAREI ASPETTATO». È una sorta di fatwa quella che gli è stata lanciata, fatta di intimidazioni professionali, colleghi che hanno ritirato il loro appoggio a progetti condivisi e studi. Lo racconta lo stesso Bengtsson, stimato fino a poche settimane fa dalla comunità scientifica di tutto il mondo per i suoi lavori pionieristici sui modelli di sviluppo per prevedere le variazioni del clima.
Ora, invece, «non vedo altra soluzione se non dimettermi» per uscire da una situazione «che mi ricorda i tempi di McCarthy: non mi sarei mai aspettato nulla di simile da una comunità tanto pacifica in origine come la meteorologia». A Londra non l’hanno presa bene: David Henderson, presidente del Gwpf, ha protestato contro «lo scioccante grado di intolleranza e il rifiuto del principio della libera ricerca scientifica».

MODELLI SCIENTIFICI E REALTÀ. Il passaggio di Bengtsson dalla parte degli “scettici” sul global warming era stato dettato da ragioni ben chiare: lui stesso, in un’intervista allo Spiegel, diceva di aver costruito la sua carriera da ricercatore su previsioni e modelli, e di essersi accorto col tempo quanto fosse diventata importante «la verifica dei risultati dei modelli, così da assicurarne la credibilità. È frustrante che gli scienziati del clima non siano capaci di validare in modo corretto le loro simulazioni. Il riscaldamento della terra è stato ben più debole dalla fine del 20esimo secolo di quanto mostrano i modelli climatici».
Sul global warming ci sono dati ancora poco chiari, per questo non serve costruire politiche nazionali basandosi su previsioni climatiche a lungo termine: «Non ha senso pensare che la nostra generazione possa risolvere i problemi del futuro, per la semplice ragione che non sappiamo quali sono i problemi del futuro. Facciamo un esperimento e andiamo indietro a maggio del 1914: proviamo, dalla prospettiva di quel momento, a elaborare un piano d’azione per i prossimi 100 anni: sarebbe assurdo».

«SOTTOPOSTO A TROPPE PRESSIONI». Quando Bengtsson decise di lavorare con il think tank londinese, il direttore Benny Peiser commentò: «La cosa più significativa è che la sua specialità sono i modelli climatologici. E i modelli al computer, come sappiamo, sono il cuore delle teorie sul global warming. [Bengtsson] è la figura più importante ad ammettere, come molti altri stanno iniziando a fare, che c’è una discrepanza crescente tra ciò che i modelli hanno predetto e ciò che i dati reali sul mondo ci dicono realmente».
Poi però è arrivato l’isolamento scientifico, l’abbandono di tanti colleghi e la marcia indietro obbligata dello stesso Bengtsson: «Sono stato sottoposto a talmente tante pressioni in questi giorni da tutto il mondo che la situazione si è fatta insopportabile».

@LeleMichela

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6 commenti

  1. blues188

    Sarà che li vedo solo io gli aerei che a diverse ore lasciano scie in cielo, molto diverse dalle normali scie che scompaiono dopo uno o due minuti? Secondo me quelle scie sono lasciate per controllare il meteo rilasciando particelle riflettenti. Da diversi anni, da quando infatti si parla di riscaldamento globale, si vedono i cieli quadrettati durante le giornate serene (ma fredde, per l’arrivo di strane correnti da polo nord). Nessuno ci fa caso?

    1. Pascal

      Tutto ciò è meraviglioso

    2. ftax

      Anch’io l’altro ieri ho visto degli strani esserini verdi…

      1. blues188

        Da come rispondi credo sia proprio vero che tu li abbia visti. E ci hai parlato scambiando due parole come al bar. Bevuto molto?

  2. beppe

    si consoli. nei ” tempi bui ” c’erano i roghi per gli eretici. oggi invece i NUOVI INQUISITORI sono più gentili. lo ” riscaldano ” a fuoco lento. e vista la sua non più giovane età li frega e se ne va prima dei fatidici 20 o 30 anni anni previsti dal global warming. così va il mondo, oggi.

    1. Jens

      Mettiamola così. E’ ovvio che sotto la lobby del global warming ci siano interessi politico-economici e chiunque osa minarne le fondamente viene immediatamente fatto fuori (le lobbies sono mafia a tutti gli effetti).
      Detto ciò dati alla mano non si può negare che il clima terrestre negli ultimi 250 anni si sia riscaldato in maniera abnorme (+2 °C in media!). A cosa sia effettivamente dovuto neanche oggi è chiaro al 100 %. Rimane il fatto che tutto il mondo scientifico è d’accordo sul fatto che aumentare la concentrazione di gas quali CH4, CO2, H2O in atmosfera può solo causare un maggiore intrappolamento della radiazione termica terrestre, dunque un aumento di temperatura media.
      Ciò si è verificato negli ultimi 250 anni, che hanno visto la rivoluzione industriale prima e una crescita esponenziale della popolazione terrestre (da poco più di mezzo miliardo a 7 miliardi).
      Quanto poi alle previsioni sul clima futuro, ad oggi poco si può dire se non una cosa: se si continua ad aumentare la concentrazione di gas serra, la temperatura media globale può solo aumentare. Di quanto non si sa.
      Molti processi fisici dell’atmosfera sono ad oggi poco chiari. Per inserire tali processi nei modelli di clima si fa uso di parametrizzazioni di cui non sono chiari i limiti di validità.
      Ci sono anche altri problemi più complicati da spiegare. Ma il problema principale rimane il seguente: nessuno può sapere le condizioni al contorno del futuro, cioè quali saranno le emissioni di gas serra nei decenni a venire. Pertanto si deve ragionare a scenari: ecco perché l’aumento di temperatura previsto per i prossimi 100 anni spazia da 2 a 8 °C.

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