Dal baby boom al “baby boh”. Covid è un nuovo alibi per non fare figli

Di Caterina Giojelli
22 Marzo 2021
Mentre in Indonesia le pattuglie urlano al megafono «fate sesso, non bambini», il ricco occidente archivia l'idea di procreare con la scusa del virus e invecchia «per proteggere i vecchi»

Frederike ha 33 anni, è single, tedesca e per colpa della pandemia che la sta costringendo «a restare chiusa in casa negli anni in cui sono fertile» è giunta alla conclusione, seduta sul divano, di avere davanti a sé tre sole alternative: congelare i suoi ovuli; fare un figlio con un suo amico gay; entrare serenamente nell’ottica di non avere affatto bambini, «certo, è un prezzo piuttosto alto, ma sarei felice di farlo per proteggere le persone anziane».

Dall’altra parte della terra intanto, in Indonesia, il governo ha sguinzagliato pattuglie per città e villaggi dotate di altoparlanti: «Papà per favore controllati», risuona la voce dei poliziotti alla guida, «Puoi fare sesso. Puoi sposarti. Ma non rimanere incinta», il messaggio rivolto alle donne. E ancora, «Ricorda, se rimani incinta in giovane età, il tuo sistema immunitario può avere un crollo, le donne possono avere la nausea mattutina e avere maggiori probabilità di contrarre Covid-19», «Gentlemen, hold it in» (questo non fatecelo tradurre).

Covid, Tinder e l’orologio biologico

Il ricco occidente invecchia e con lui anche Frederike, che prima di trasferirsi dai genitori anziani per quello che pensava fosse un passeggero e affettuoso lockdown in famiglia, non si era mai preoccupata del suo futuro di donna e madre. Quando, terrorizzata, si è resa conto che le cose andavano per le lunghe e che il coronavirus non avrebbe rispettato il suo orologio biologico si è precipitata sui siti di incontri online, ma conoscere gente su Tinder per poi «fare passeggiate in inverno a temperature sotto lo zero non incoraggiava certo il romanticismo» puntualizza la Bbc trovando nella storia di Frederike il punto di sintesi dei tanti studi sul crollo delle nascite atteso in Europa e negli Stati Uniti.

Dai fertili blackout agli sterili lockdown

Un anno fa, quando la fantasia nelle redazioni si sprecava, in molti ricordavano che se nella storia recente bastava un blackout a favorire i baby boom locali, figuriamoci cosa avrebbe fatto un lockdown nazionale o continentale. Snocciolate a mo’ di campionato -, Barcellona 2007, Olanda 2008, New York 2013 e 1965 e via discorrendo – la narrazione delle notti senza luce che nove mesi dopo riempirono le culle venne in fretta soppiantata dalle più nere previsioni dei demografi: con la pandemia ci perderemo dalle 300 mila alle 500 mila nascite, è stata la previsione del Brookings Institute per gli Stati Uniti e a dicembre i Centers for Disease Control and Prevention rilevavano un calo pari all’8 per cento dei nuovi nati.

Il continente sempre più vecchio

Non meglio nel vecchio continente: una fitta indagine europea firmata tra gli altri da Alessandro Rosina (che ha già spiegato bene a Tempi cosa rischia un paese senza figli) rilevava che il 50 per cento di tedeschi e francesi che avevano “in programma” di fare un bambino nel 2020 aveva deciso di rinviarlo a data da destinarsi, il 37 per cento degli italiani invece aveva abbandonato del tutto l’idea. Un dato confermato dall’Istat, «temo che nel 2021 potremo scendere sotto le 400 mila nascite», ha denunciato il presidente Gian Carlo Blangiardo a settembre: il paese aveva appena registrato un nuovo minimo storico di nuovi nati dai tempi dell’unità d’Italia. Record negativo anche per la Spagna che ha chiuso l’anno con un calo del 20 per cento delle nascite, e per Francia, Corea, Taiwan, Estonia, Lettonia, Lituana: a nove mesi dallo scoppio della pandemia, a dicembre e a gennaio, il numero di nuovi nati era il più basso degli ultimi due decenni.

La nuova Grande depressione

L’Istituto Max Planck per la ricerca demografica in Germania aveva condotto un singolare studio per prevedere l’effetto della pandemia sulle nascite negli Stati Uniti basato sui dati di Google Trends, per capirci le ricerche su Google di parole quali “test di gravidanza”, “clearblue” o “nausea mattutina”. «La nostra analisi suggerisce che tra novembre 2020 e febbraio 2021, le nascite mensili negli Stati Uniti diminuiranno drasticamente di circa il 15 per cento. Un calo del 50 per cento superiore a quello successivo alla Grande Recessione del 2008-2009». Secondo gli esperti, gli effetti della pandemia si protrarranno fino ad agosto 2021, più a lungo di quelli della crisi del 2008 ma anche della Grande depressione del 1929.

Indonesia, «Fate sesso ma non fate figli»

Dall’altra parte del mondo intanto si moltiplicavano gli allarmi di segno contrario: quasi 1,4 milioni di gravidanze attese a causa del mancato accesso ai servizi di pianificazione familiare è la previsione dell’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva. Fino a mezzo milione in più solo in Indonesia, dove 2 o 3 milioni di persone, secondo il governo, avrebbe smesso di usare contraccettivi durante la pandemia. Da qui i rocamboleschi pattugliamenti nei villaggi con auto, megafoni e i moniti «Fate sesso ma non fate figli». Eppure un pool di donne intervistate da Abc ha assicurato che le chiusure per il Covid rappresentavano la condizione ideale per portare avanti una gravidanza: nessuna necessità di prendere al lavoro giorni di malattia, di muoversi sui mezzi, e poi «una famiglia indonesiana non è “completa” senza figli, almeno due bambini, uno per sesso», «Lo scopo del matrimonio non è avere una famiglia?».

L’aborto e il Covid come alibi

Non nel ricco occidente, dove i provvedimenti in campo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, sono stati messi all’indice per rivendicare il “diritto dimenticato” all’aborto, la libertà procreativa, le interruzioni di gravidanza, l’urgenza di misure per accedere a servizi dovuti quanto l’assistenza ai malati di Covid. Ricordate la crociata intrapresa dal board editoriale del New York Times a marzo per promuovere l’aborto fai-da-te tra gli americani in quarantena?  I giudici della Corte suprema hanno ripristinato il protocollo Fda stoppando le interruzioni di gravidanza con consulto online e l’invio di pillole abortive a mezzo posta a gennaio 2021.

Ma già i numeri parlavano chiaro: oltre 42,7 milioni di aborti sono stati registrati nel 2020, più dei 42,4 milioni del 2019 e dei 41,9 milioni del 2018. Al di là della recessione la pandemia ha semplicemente radicalizzato tendenze in atto da decenni, fino a diventare un alibi strambo ma molto presentabile per giustificare il crollo delle aspettative, dal baby boom al baby bust, o perlomento al “baby boh”: «Potrei anche considerare l’idea di non avere mai bambini – dice Frederike -, è un prezzo piuttosto alto ma sarei felice di farlo per proteggere le persone anziane».

Foto di Gabe Pierce su Unsplash

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.