Cosa è stato fatto per la scuola? Niente
Nel giorno in cui i bambini più piccoli tornano in classe, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dice che «la scuola è sicura ma non è sotto una campana di vetro». Solita frase a doppio taglio che può essere interpretata in diversi modi.
Ora pare – pare! – che l’intenzione del governo guidato da Mario Draghi sia quella di riportare tutti gli studenti ai banchi il prima possibile. Su quando sia “possibile” questo “prima”, nessuno sa dirlo e nessuno osa sbilanciarsi in previsioni. È così, ormai, da troppo tempo.
Giorni di scuola a casa
Poi ci sono i fatti. Secondo l’Unicef nell’ultimo anno scolastico i giorni in presenza dei bambini di Milano sono stati 112; a Napoli 70; a Bari 48. Oltre le belle parole e i fervorini di intellettuali e politici, cosa è stato fatto di concreto per andare nella direzione di una riapertura delle scuole? La verità è che non è stato fatto niente.
Cosa è cambiato?
La Stampa ha posto la domanda a Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale Presidi.
Che cosa è cambiato in tutti questi mesi? «Il numero di docenti e personale vaccinati». Nient’altro. «Per quanto riguarda le altre condizioni come uno screening su tamponi e la messa in sicurezza del trasporto non registro particolari passi avanti, quindi si continua con queste difficoltà».
La didattica à la carte di Emiliano
Ancora una volta, la scuola viene per ultima nell’elenco delle priorità dei governanti e anche il cambio di esecutivo, da questo punto di vista, non ha segnato alcuna discontinuità. Ora vedremo se, almeno, Draghi saprà farsi sentire col presidente regionale pugliese Michele Emiliano che s’è inventato la «didattica à la carte» come la chiama Il Foglio.
«In sostanza in Puglia chi vuole va a scuola e chi non vuole resta a casa. “Ma io invito i genitori che tengono alla salute della famiglia a non mandare i bambini a scuola”, ha detto Emiliano».
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