Premiato il cardinale Zen per «la difesa della libertà e la lotta al comunismo»

Di Leone Grotti
01 Febbraio 2019
Il discorso dell'arcivescovo emerito di Hong Kong: «Il comunismo ha prodotto solo uguaglianza nella povertà e fuga »

Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, ha ricevuto lunedì negli Stati Uniti la “medaglia per la libertà Truman-Reagan”. Il premio viene assegnato ogni anno dalla Fondazione memoriale per le vittime del comunismo a individui o istituzioni che si distinguono per l’impegno in difesa della libertà e della democrazia, in opposizione al comunismo e altre forme di tirannia. Prima di lui l’hanno vinto san Giovanni Paolo II, il vescovo rumeno Laszlo Tokes, il sacerdote vietnamita Nguyen Van Ly e l’attivista cinese Chen Guangcheng.

FUGA DAL «PARADISO COMUNISTA»

Accettando il premio, il cardinale Zen, già soprannominato «la nuova coscienza di Hong Kong», ha dichiarato in un discorso che «il marxismo cercò di liberare attraverso una sanguinosa rivoluzione, chiamata lotta di classe, i lavoratori dallo sfruttamento del capitalismo. Ma “la cura si è rivelata peggiore della malattia”. La violenza infatti non può mai essere una soluzione, perché tutti i problemi nascono nel cuore: egoismo, avidità. Senza un cuore premuroso, qualunque sistema diventa indifferente e disumano».

«L’INTERA CINA ERA DIVENTATA UN GULAG»

I comunisti, in Cina come altrove, continua il vescovo emerito, «promuovono l’uguaglianza, ma l’unica cosa che riescono a raggiungere è la “comune povertà” di tutto il popolo. L’unico bene che riescono a “esportare” sono le persone che scappano dal “paradiso comunista”. Io non ho mai sofferto sotto il partito comunista perché sono arrivato a Hong Kong nel 1948» ma la mia famiglia, dopo la nascita della Repubblica popolare nel 1949, ha sofferto perché «io vivevo a Hong Kong. Nel 1974, prima della fine della Rivoluzione Culturale, quando sono riuscito a tornare a casa mia per visitare i miei parenti che non incontravo da 26 anni, ho visto cose inimmaginabili! L’intero paese era diventato un campo di concentramento! Le religioni erano scomparse, le chiese chiuse o trasformate in fabbriche, la chiesatta della mia parrocchia era diventata il “negozio del popolo”, dove si vendevano generi alimentari e altri beni».

«Dopo le riforme economiche e l’apertura del paese», ha continuato Zen, «ho avuto modo di insegnare in molti seminari in Cina tra il 1989 e il 1996 e ho visto come il partito umiliasse il popolo cattolico e i suoi vescovi. Oggi sono pochi i concetti marxisti rimasti in questo paese comunista: sopravvivono solo ateismo, persecuzione e dittatura. Come sapete la Cina sta stringendo sempre di più la morsa per controllare le religioni. Anche Hong Kong sta gradualmente perdendo la sua autonomia. Io oggi accetto questa medaglia con piacere. Non per me, perché non ho mai dovuto sacrificarmi troppo. Io sono qui per rappresentare coloro che hanno sofferto per la libertà in Cina e a Hong Kong. Ricordiamo gli eroi che hanno dato la loro vita per la dignità umana e la fede. Noi non dobbiamo piangerli, perché stanno godendo l’eterna felicità di Dio in Paradiso».

«PREGO CHE IL PAPA NON FACCIA ERRORI»

Al termine della cerimonia, intervistato da Radio Free Asia, ha affermato che secondo quanto appreso da diverse fonti il partito comunista a Pechino sta cercando di «scegliere il nuovo vescovo di Hong Kong», nonostante il territorio sia formalmente autonomo fino al 2049. Prima di raggiungere agli Stati Uniti, ha aggiunto, «mi sono fermato a Roma, in Vaticano, e ho parlato mezz’ora con papa Francesco, che mi ha ascoltato attentamente. Noi cattolici preghiamo per lui. Spero che con l’aiuto di Dio non faccia errori» riguardo all’accordo provvisorio firmato dalla Santa Sede con il governo cinese.

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