
Altre 300 ragazze rapite in Nigeria. Guerra di sequestri tra Boko Haram e Isis

Oltre 300 ragazze sono state rapite ieri mattina da ignoti banditi armati in una scuola femminile di Jangebe, nello stato di Zamfara, Nigeria nord-occidentale. La notizia, confermata dalla polizia locale e rilanciata dai principali media internazionali, ha subito rievocato in tutto il mondo l’incubo dei fatti di Chibok. Da allora (era il 2014, e per alcune delle 274 studentesse rapite in quell’occasione l’incubo non è ancora finito), il sequestro di massa sembra essere diventato uno dei crimini prediletti per terroristi e criminali di questa regione del mondo. Solo per citare il più noto dei casi recenti, risale al dicembre scorso il sequestro lampo di altri 344 studenti – maschi però – a Kankara, nello stato di Katsina, confinante con quello di Zamfara teatro del blitz di ieri.
Le ricostruzioni dei testimoni
Stando alle ricostruzioni dei primi testimoni sentiti dalla stampa, l’attacco di venerdì alla Government Girls Secondary School di Jangebe è avvenuto all’una di notte. Decine di personaggi armati, forse più di cento, sono piombati sulla scuola – chi dice a bordo di pick-up e motociclette, chi dice a piedi – e hanno preso le ragazze.
I media locali riportano che «alcuni dei banditi erano in uniforme e fingevano di essere rappresentanti delle forze dell’ordine, poi sono entrati nei dormitori e hanno preso le studentesse».
Ecco il racconto raccolto dalla Bbc:
«Hanno sfondato il cancello della scuola e sparato alla guardia di sicurezza. Poi sono entrati nei dormitori e hanno svegliato le ragazze, dicendo loro che era l’ora di pregare. Dopo averle radunate tutte, le hanno portate nella foresta. Le ragazze piangevano. Quegli uomini sparavano colpi in aria mentre marciavano verso la macchia».
Sempre al network britannico, un insegnante ha riferito che nella scuola di Jangebe c’erano 421 alunne e dopo l’attacco ne sono state rintracciate solo 55. Disperati, i genitori si sono precipitati nell’istituto nella speranza che le loro figlie fossero tra le poche ritrovate. Alcuni di loro, disperati, si sono inoltrati nella foresta sulle tracce dei banditi.
Chi è stato?
Nessun gruppo ha ancora rivendicato il rapimento delle oltre 300 ragazze di Jangebe. Dopo Chibok, il pensiero di chiunque davanti a sequestri di massa come questi corre facilmente ai terroristi islamici di Boko Haram. Tuttavia negli ultimi anni le forze organizzate che mirano a destabilizzare la Nigeria si sono moltiplicate, entrando spesso in conflitto fra loro.
Per restare al fronte dell’estremismo islamico, lunedì 22 febbraio in Nigeria si sono affrontate in uno scontro a fuoco la fazione “storica” di Boko Haram, guidata da Abubakar Shekau, e quella nata nel 2016 in collegamento con lo Stato islamico (Iswap). Nel conflitto, secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’esercito nigeriano, hanno perso la vita decine di terroristi.
Sequestri a ripetizione
Come spiegato da SaharaReporters, i jihadisti legati all’Isis erano riusciti nei giorni precedenti a rapire da Boko Haram decine di donne che si trovavano da tempo nelle mani dai terroristi islamici. Tra queste potrebbero esserci proprio alcune ragazze di Chibok, così come Leah Sharibu e Idris Aloma, dipendente dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite rapito pochi giorni fa nello Stato di Borno da Boko Haram.
I terroristi hanno quindi contrattaccato le milizie dell’Iswap, invadendo la loro base nel villaggio di Sunawa, al confine tra Nigeria e Niger. Dopo un violentissimo scontro a fuoco, i miliziani di Boko Haram sono riusciti a recuperare le donne.
Governo ed esercito imbelli
Il tentativo dell’Iswap di rapire le donne, sventato dal contrattacco di Boko Haram, dimostra almeno tre cose: prima di tutto che i due gruppi, pur condividendo la stessa ideologia mortifera, sono in competizione tra loro per aggiudicarsi lo scettro di principale fazione terroristica della Nigeria. In secondo luogo, che i rapimenti, specie se illustri, sono fondamentali per i jihadisti, che possono usare le persone sequestrate come arma per ricattare il governo e come leva per farsi notare a livello internazionale dai media. Infine, che trovare e sgominare le bande di tagliagole non è affatto impossibile, contrariamente a quanto sembra dimostrare l’impotenza o la mancanza di volontà del governo di recuperare alcuni ostaggi illustri.
Nonostante siano passati più di tre anni, il governo di Muhammadu Buhari non ha infatti ancora mantenuto la promessa di liberare Leah Sharibu, la ragazzina cristiana rapita da Dapchi da Boko Haram il 19 febbraio 2018. Contrariamente a 104 sue coetanee musulmane, sequestrate e poi rilasciate un mese dopo, Leah è rimasta nelle mani dei suoi aguzzini perché cristiana e perché non ha voluto abiurare la sua fede.
Se davvero la fazione dell’Iswap, nell’attacco di pochi giorni fa, è riuscita a catturare la giovane, subito ripresa da Boko Haram, viene da chiedersi com’è possibile che l’esercito non sia in grado di fare lo stesso. Non è insomma casuale lo sconcerto di un paese cui hanno dato voce i vescovi cattolici ieri per bocca del presidente della Conferenza episcopale, monsignor Augustine Obiora Akubeze, arcivescovo di Benin City: «La Nigeria rischia di cadere a pezzi a causa del persistere della crisi, omicidi, Covid-19, rapimenti, banditismo, rapine a mano armata».
Foto di Mwesigwa Joel per Unsplash
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