Unione Europea. «Se andiamo avanti così, finiremo di distribuire i migranti presenti in Italia nel 2101»

Di Redazione
13 Novembre 2015
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, si è arrabbiato dopo aver letto gli ultimi dati: finora i migranti effettivamente ricollocati sono 155 su un totale di 160.000
FILE - In this Tuesday, Oct. 6, 2015, file photo, migrants are guarded by Greek policemen as they wait to be registered at a camp set up for migrants from Afghanistan near Moria on the island of Lesbos, Greece. As tens of thousands of Afghans flee war and poverty for a better life in Europe, some are resorting to forged threat letters from the Taliban to strengthen their applications for asylum. (Zoltan Balogh/MTI via AP, File)

tratto dall’Osservatore Romano – Bruxelles, 13. «Se si va avanti con questo ritmo e con queste cifre ridicole, i rifugiati arrivati in Italia e in Grecia finiranno di essere distribuiti nei diversi Paesi europei nel 2101». Sono parole improntate a un duro realismo quelle pronunciate ieri da Jean-Claude Juncker alla fine dell’ennesimo vertice europeo dedicato all’emergenza immigrazione. Parole che lasciano trasparire una rabbia, quella del presidente della Commissione europea, del tutto comprensibile a fronte degli ultimi dati diffusi dalla stessa commissione: i rifugiati effettivamente ricollocati finora sono soltanto 155, su un totale di 160.000. Specchio di un’Europa sempre più divisa, litigiosa e incapace di decidere. Tuttavia — ha ricordato Juncker — la pressione «è crescente e non abbiamo molto tempo».

Lo scenario politico, nel complesso, è estremamente difficile. La Svezia ha annunciato l’introduzione di controlli temporanei alle frontiere. E mentre la Slovenia continua a costruire una barriera con filo spinato per impedire nuovi accessi — è accusata dalla Croazia di aver sconfinato sul suo territorio — l’Ungheria attacca Berlino e la sua decisione di bloccare i profughi siriani. «Se li respingerete, li rimanderemo in Germania» ha detto il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. Nello stesso Esecutivo tedesco iniziano a crearsi spaccature, distanze che minano la maggioranza del cancelliere Merkel. E che potrebbero avere effetti a diversi livelli, indebolendone la leadership continentale.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]C’è poi il dossier britannico. Juncker ha detto ieri che i colloqui con il premier Cameron sulle proposte presentate da Londra pochi giorni fa «inizieranno la prossima settimana». Cameron ha promesso un referendum sulla Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue) entro il 2017, ma la consultazione potrebbe già svolgersi l’anno prossimo. Downing Street ha chiesto maggiore flessibilità in quattro settori: governance economica, competitività, sovranità e immigrazione.

L’ultima questione sul tavolo riguarda l’Africa. I risultati del vertice della Valletta, che doveva sulla carta rilanciare la cooperazione con il continente nero, sono stati deludenti. A esprimere tale giudizio sono stati soprattutto i leader africani che hanno partecipato. Secondo il capo di Stato del Senegal, Macky Sall, l’impegno finanziario è «insufficiente per tutta l’Africa» ed è stato adottato per altro «mettendo troppa enfasi sui rimpatri».

Foto Ansa/Ap

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4 commenti

  1. Menelik

    Secondo me c’è una ed una sola cosa che si possa fare per frenare l’arrivo dei profughi, e addirittura per invertirne il flusso:
    DISTRUGGERE L’ISIS.
    Ma distruggerlo proprio del tutto.
    La maggioranza dei profughi è in fuga dall’isis (non da Assad !!!) e da organizzazioni terroristiche sorte a somiglianza dell’isis o che ad esso si sono sottomesse e alleate, come boko haram ,al shaba ecc….
    Tutto porta all’isis. direttamente o indirettamente.
    Eliminando l’isis si elimina la testa, il cervello del sistema.
    Partiamo da una considerazione elementare:
    non è minimamente possibile qualunque intervento di natura economica nelle nazioni dove operano isis o organizzazioni ad esso afferenti.
    Ve la sentireste di avviare dei programmi agricoli che coinvolgano la popolazione per un’autosufficienza alimentare in Nigeria, Camerun, Somalia o Kenia?
    Sarebbe un clamoroso buco nell’acqua, stolto chi crede il contrario.
    Mi sono fatto la convinzione che, purtroppo, con la pace non si risolve nulla, a come stanno messe le cose.
    Solo da una guerra portata all’isis e gruppi afferenti in modo totale e definitivo e non a minuscole dosi, può partire la speranza di un mondo migliore in primis per loro laggiù, e poi anche per noi qua.
    In fin dei conti per buttare via i nazisti ci son voluti 5 anni di guerra e centinaia di migliaia di uomini ed un continente in macerie.
    Per l’isis basterebbe molto meno.
    Basta che si faccia.
    Ogni giorno che esiste qualcuno farà sempre riferimento a quella struttura per fare anche il lavoro che hanno fatto ieri notte a Parigi.
    Tolto il riferimento, i potenziali terroristi resterebbero privi di gran parte delle possibilità organizzative.

  2. SUSANNA ROLLI

    Sarà meglio che incominciamo a pregare sul serio!, per la moltiplicazione dei pani e della pazienza di chi deve ospitare l’altro e per il migrante che arriva felice, e presto deluso…
    E quelli che cadono dalle nuvole, si sveglino un po’…

    1. SUSANNA ROLLI

      Questo mio commento, scritto il giorno prima dei gravi attentati in Francia, ha il sapore d’una profezia….

  3. recarlos79

    certo che inglesi e africani non sono mai contenti. scaricano l’onere sempre sugli altri.

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