Un plauso alla preside di Roma che denuncia il “ricatto” delle occupazioni
Chissà perché «i ragazzi vogliono essere ascoltati solo nei mesi di ottobre e novembre». Ha risposto con una certa ironia Tiziana Sallusti, preside del liceo Mamiani di Roma, all’intervento da studio che riproponeva la solita litania dei giovani che fanno casino “per essere ascoltati”. Pacata, decisa, ragionevole: l’intervista della preside alla trasmissione Mattino Cinque News merita di essere ascoltata per intero.
Quella delle occupazioni autunnali è una trita cerimonia. A Roma, quest’anno, si sono prolungate oltre ogni misura. Ieri il Corriere della Sera ha fatto l’elenco della ventina di scuole occupate nella Capitale: «Una settimana di occupazione nella sede centrale dell’Istituto Giorgi–Woolf gestita da 40 militanti di Osa, l’Opposizione studentesca d’alternativa, ha lasciato macchinette di merendine e caffè rotte, escrementi nelle aule ed estintori svuotati». Risultano in mano agli studenti anche i licei Morgagni, Manara e Virgilio, «ai quali si è aggiunto ieri anche il liceo Socrate». Ovunque la medesima storia: gruppuscoli che tengono in scacco una maggioranza di docenti e coetanei che vorrebbero fare lezione, danni agli istituti, rivendicazioni pretestuose e fumose.
La lettera della preside
La stessa cosa sta accadendo al liceo Mamiani e la preside ha preso carta e penna per scrivere a studenti, insegnanti e genitori.
Ecco cosa ha scritto:
«Si comunica che nel liceo Mamiani è in atto un’occupazione studentesca iniziata nella tarda serata di ieri 4/12/23.
Sono stati vani i tentativi condotti in precedenza per trovare una mediazione con gli studenti, nonostante la massima disponibilità dimostrata da tutta la comunità educante.
Verrà prontamente sporta denuncia alle autorità competenti e inoltrata la richiesta di sgombero tanto più che nella scuola è presente il cantiere della Città Metropolitana per i lavori di rifacimento del tetto con i fondi del PNRR: la pericolosità di questa situazione contingente rende l’occupazione dell’edificio ulteriormente deprecabile. Inoltre i costi, per eventuali interruzioni o ritardi relativi all’esecuzione dei lavori stessi potranno essere addebitati al nostro Liceo.
Sembra superfluo sottolineare che il danno maggiore, però, è quello dell’interruzione dell’attività didattica, soprattutto a conclusione del trimestre.
Si invitano caldamente le famiglie degli studenti e delle studentesse occupanti a dissuadere i propri figli dal continuare questa azione illegale.
Gli alunni e le alunne che a qualsiasi titolo saranno visti/e all’interno della scuola occupata saranno sanzionati.
Si diffidano tutti gli adulti, anche se invitati, a partecipare ad eventuali attività nell’Istituto occupato illegalmente.
Si prega tutta la comunità scolastica di consultare quotidianamente il sito per aggiornamenti sulla situazione in atto».
Chi ce li mette i 64 mila euro?
Poi, in varie interviste, Sallusti è entrata nel dettaglio spiegando che, ogni mattina, si reca a scuola per provare a far ragionare i ragazzi, che però non vogliono sentire ragioni. Le ha provate tutte: ha detto loro che una così prolungata occupazione va a discapito dei loro studi, che così danneggiano anche gli altri mille coetanei che vogliono fare lezione, che la scuola ha delle scadenze burocratiche che deve rispettare e che rischia di dover restituire i soldi le che sono stati anticipati (stiamo parlando di 64 mila euro, non bruscolini), che si perdono ore di scuola che potrebbero mettere a repentaglio la soglia dei 200 giorni minimi per validare l’anno scolastico. La preside è arrivata persino a minacciare di chiedere quei 64 mila euro agli studenti e alle loro famiglie.
Risultato? Zero. Anzi, fatto ancor più grave, la maggioranza dei genitori degli occupanti s’è messa a giustificare il loro gesto. Per loro si tratterebbe di «un momento importante di crescita», ha riferito la preside.
“Crescita” su cosa? Per dire cosa? Con quali motivazioni? Anche su questo Sallusti ha dovuto allargare le braccia: «Gli studenti hanno scritto un post su Instagram (anche questa cosa di usare i social anziché parlarsi è ben strana…) in cui hanno chiesto di istituire un tavolo permanente col Ministero». E lei, preside cosa ha detto loro? «Che non si può chiedere il dialogo usando il ricatto».
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