Tunisia, strage al Museo. «I terroristi vogliono vanificare l’unico modello riuscito di Primavera araba»

Di Leone Grotti
19 Marzo 2015
Un commando di tre uomini ha ucciso una ventina di persone a Tunisi nel Museo del Bardo. Intervista a Imen Ben Mohammed, deputata del partito Ennahda: «Tanti giovani vengono radicalizzati»

Tunisia Attack

«È stato scioccante, non potevamo aspettarci niente del genere. Quando abbiamo sentito gli spari pensavamo provenissero dall’interno del Parlamento». Il Museo del Bardo a Tunisi si trova proprio di fianco all’Assemblea ed è lì che ieri, a mezzogiorno, un commando di tre uomini ha fatto irruzione, prendendo in ostaggio centinaia di persone, tra cui almeno 100 italiani. Ma Imen Ben Mohammed (foto a destra), giovane deputata tunisina del partito islamista Ennahda, come gli altri ha pensato che stessero entrando nell’aula: «Tutti condanniamo questo atto di terrorismo che ha fatto perdere la vita a troppe persone», dichiara a tempi.it.

L’ATTENTATO. Secondo la tv di Stato tunisina, il bilancio finale dell’attacco è di 23 morti e 50 feriti. Tra le vittime, ci sono anche quattro italiani. I tre uomini, che potrebbero appartenere allo Stato islamico, hanno prima cercato di entrare in Parlamento, dove si stava discutendo una legge per contrastare il terrorismo. Bloccati dalle guardie, sono riusciti a fare irruzione nel museo. Dopo tre ore, le forze dell’ordine hanno condotto un blitz uccidendo due terroristi. Un terzo dovrebbe essere stato arrestato.

Imen-Ben-Mohammed«MINACCIA ALLA DEMOCRAZIA». «Dopo l’attentato, in Parlamento si sono riuniti tutti i partiti per reagire», continua la deputata. «Stasera (ieri, ndr) ci sarà una sessione plenaria eccezionale per condannare il terrorismo. Questo attacco minaccia l’unità nazionale e la nostra transizione democratica, cominciata nel 2011. Sappiamo di essere l’unico modello riuscito di Primavera araba, abbiamo fatto passi enormi e non permetteremo che vengano vanificati».

TERRORISMO. La Tunisia non ha mai risolto i suoi problemi con l’estremismo islamico. Le frange salafite sono ancora forti tra la popolazione e almeno 3.000 persone sono partite per combattere il jihad in Siria e Iraq. A decine sono tornati addestrati e radicalizzati. «È vero, tanti giovani partono perché qui in Tunisia l’economia è ancora debole, non si trova lavoro e l’emarginazione sociale facilita l’estremismo. Questo problema è anche frutto di 23 anni di dittatura di Ben Ali». Anche la guerra tra Tripoli e Tobruk non aiuta. «La situazione della Libia è tremenda, sapevamo da tempo che ci avrebbe messo in pericolo», afferma Ben Mohammed. «Noi eravamo all’erta, abbiamo creato una zona militare al confine, collaboriamo con l’Algeria ma non è bastato».

Tunisia AttackSTATO ISLAMICO. Non è ancora chiaro chi abbia commesso l’attentato, ma una possibile partecipazione dell’Isis non coglie di sorpresa la deputata di Ennahda: «Sappiamo che Ansar al-Sharia, che il mio partito ha inserito tra i gruppi terroristi, si è alleato con lo Stato islamico, però ancora non sappiamo chi abbia sferrato l’attacco». A prescindere da quali forze componessero il commando, «è chiaro che dobbiamo combattere i terroristi sia a livello di sicurezza che a livello economico. Questo però non è un problema solo nostro, ma di tutta la regione». Ecco perché la Tunisia ha appoggiato una «soluzione in Libia», «politica però e non militare, che peggiorerebbe solo la situazione, incrementando queste minacce».

«PASSI ENORMI». Oggi però Ben Mohammed vuole concentrarsi su Tunisi e sui tunisini, «che hanno fatto passi enormi con la rivoluzione, hanno mostrato che islam e democrazia sono compatibili». «Siamo un popolo moderno e democratico – conclude – non ci lasceremo destabilizzare. Voglio esprimere le mie condoglianze per le famiglie di tutte le vittime, specie quelle italiane».

@LeoneGrotti

Foto ostaggi e polizia Ansa/Ap

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3 commenti

  1. Sascha

    I curdi, che personalmente mi sembrano gli unici ad aver riporto vittorie sul campo finora, hanno precisato che non intendono avanzare nelle terre abitate da arabi onde evitare di sollevare il nazionalismo. Mentre per quanto riguarda la guerra fratricida sciiti/sunniti in stile “guerra dei trent’anni” fuori tempo, è un lotta per la pelle da tutte le parti: abbiamo già visto cosa combinano le milizie sciite (perché per qualche ragione l’Iraq non può avere un esercito come gli altri, Ucraina docet…) quando catturano dei mujahideen. Ma anche i sunniti non dormono sonni tranquilli per paura dell’ira sciita quindi la vedo dura. Ma già il fatto che quelle che doveva essere un’avanzata fulminea si è già impaltanata mi fa sorgere un certo scetticismo.
    No la Libia e la Tunisia non sono affatto un diversivo perché lo Stato Islamico non sta combattendo contro nemici diversi. Si tratta piuttosto della volontà di allargare il conflitto per tenere alto il morale e far strombazzare la propaganda per i fan in giro per il mondo.
    Se un gruppo di terroristi è riuscito in un anno a prendere il controllo di un territorio grande come la Gran Bretagna e ad espandersi in Africa (Libia e Nigeria) mi sa che siamo noi ad avere un problema più che loro… il salto di qualità dagli attentati dimostrativi di alQaida è impressionante! Ma apparte questo è il continuo diffondersi del contagio in qualsiasi luogo del “dar alislam” che mi fa pensare che forse il processo sta diventando irreversibile…Per cui possiamo pure liquidare il califfato sulle sponde del Tigri ma poi cè lo troviamo domani sul Nilo, lo cacciamo da lì ed eccolo spuntare nella valle dell’Indo e via di seguito, magari in più zone contemporaneamente! Vedere intervista di oggi a Luttwak sul tema.

  2. Sascha

    La guerra dello Stato Islamico prosegue: dopo aver arrestato l’avanzata del governo iracheno a Tikrit ora il contagio si propaga alla Tunisia! Questa guerra non finirà finché l’ombra nera del califfato si stenderà su tutte le terre islamiche come appare sempre più evidente, i musulmani che si oppongono alla sharia vengono classificati come apostati e traditori dell’islam in quanto la sharia è parte dell’ortodossia (Sunna) islamica per cui a meno di una crescita dell’agnosticismo non vedo come potrebbe evolversi diversamente.
    Per quanto riguarda noi stiamo diventando una propaggine del medio oriente, chiamiamola pure “Eurabia”. Infatti le città europee sono scosse da attentati come nel medio oriente, si diffonde l’arabo e la mentalità del clan/tribù mentre si estingue a poco a poco la nazione, si diffondono tabù su certi argomenti e la vergogna della propria identità che va celata per non infastidire i nuovi colonizzatori!
    Siamo sempre più stanchi del Medio Oriente e di ciò che ci propina…

    1. Menelik

      Ti sbagli:
      l’isis ha fermato la sua avanzata e ora può solo difendersi.
      Magari lo fa attaccando, ma non avanza più.
      L’attacco ai villaggi curdi del nord dello scorso mese è sintomatico del fatto che stanno cercando disperatamente una via verso la Turchia, il loro acquirente e fornitore, dopo la sconfitta ricevuta a Kobane.
      A Tikrit sono stati circondati e sono asserragliati nel centro, da lì non escono vivi.
      Si tratta solo di tenerli sotto pressione e bloccare qualunque rifornimento: il tempo li farà cadere.
      Nelle loro file ci sono defezioni, malumori tra delinquenti occidentali (i foreign rapists) ed autoctoni, che lamentano disparità di trattamento.
      Sempre più persone vengono condannate a morte per diserzione.
      Aprire un fronte in Libia ed in Tunisia per loro è cercare un diversivo, ma ovunque vadano hanno il fiato sul collo di chi gli sta dando la caccia.
      Decisamente incominciano ad avere i loro problemi.

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