Terrorizzato dai cambiamenti climatici, chiede l’eutanasia in Canada
Howard Breen ha così tanta paura che il nostro pianeta stia morendo e che l’apocalisse climatica sia dietro l’angolo che ha deciso di suicidarsi. L’ambientalista di 68 anni, che vive in Canada, sull’Isola di Vancouver, ha fatto richiesta dell’eutanasia dopo aver convissuto per quattro anni con una malattia mentale che ufficialmente non esiste, ma che per l’attivista è diventata insopportabile: l’eco-ansia e una depressione collegata al deterioramento della biosfera.
Depressione e ansia per il clima
Breen, che milita nel gruppo ambientalista estremista Extinction Rebellion, è così preoccupato dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento globale che soffre sempre più spesso di depressione, ansia e attacchi di panico. «È una malattia debilitante, non riesco a non essere depresso e preoccupato, specie per il futuro dei miei figli», ha dichiarato l’uomo a Vice News.
L’attivista è stato arrestato più volte in passato per essersi incollato al terreno allo scopo di bloccare le attività di disboscamento o per aver intralciato il traffico aereo negli aeroporti canadesi. Lo scopo di Breen, che ha anche intrapreso lunghi scioperi della fame, è sempre stato uno solo: far capire al mondo che i cambiamenti climatici sono un problema serio e che il genere umano deve farsi carico di «salvare il pianeta».
Potrebbe ottenere l’eutanasia a marzo
Molti pensano che quella di Breen sia solo una trovata propagandistica per portare avanti la sua battaglia climatica, ma l’attivista fa sul serio. Nel febbraio del 2021 ha chiesto per la prima volta di accedere al Maid, il nome con cui l’eutanasia di Stato viene chiamata in Canada. Nonostante l’appoggio ricevuto dalla moglie e dai due figli, i medici hanno respinto la richiesta ritenendo la sua “malattia” incompatibile con la legge sulla “buona morte”. L’uomo ha provato a spiegare ai dottori che se non si fosse ucciso da solo, lo avrebbe fatto il cambiamento climatico ma non è servito.
Breen è però pronto a presentare nelle prossime settimane una nuova domanda e se sarà respinta sente di avere un asso nella manica: dal marzo 2023, infatti, in Canada basterà avere un problema psicologico, anche in assenza di una grave malattia, per ricevere l’eutanasia. E come spiega Rebecca Johnson, docente di diritto costituzionale presso la University of Victoria, «anche se il cambiamento climatico non fosse reale, le paure e le ansie scatenate da esso lo sono, così come l’impatto che hanno sulla capacità delle persone di vivere la loro vita».
In Canada la legge più permissiva al mondo
Il Canada è forse il paese con la legislazione sull’eutanasia più permissiva al mondo. Nel 2020 sono morte con l’iniezione letale 7.595 persone, un’enormità se si considera che la legge sulla “buona morte” è stata approvata solo nel 2016. Dall’anno scorso, non è più necessario soffrire di una malattia terminale o che porti in un tempo “ragionevolmente prevedibile” al decesso. Basta essere affetti da una patologia che «non può essere alleviata in condizioni ritenute accettabili» soggettivamente. Da marzo, basterà avere un disturbo psicologico per essere uccisi.
Le maglie della legge sono così vaghe e larghe che l’eutanasia è stata concessa anche a persone che ne hanno fatto richiesta semplicemente perché troppo povere per curarsi o per adeguare la propria casa alle nuove necessità dovute a una malattia improvvisa. E il governo canadese, che ogni anno snocciola i dati su quanto lo Stato ha potuto risparmiare grazie all’eutanasia, è ben contento di far morire i propri cittadini. La pratica è così accettata che l’eutanasia viene ormai somministrata persino in chiesa.
Uccidersi per “salvare” il pianeta
È molto probabile dunque che a marzo all’attivista Breen sarà concesso di morire. Del resto, potrebbe essere il ragionamento del governo, combattere il cambiamento climatico tagliando le emissioni di CO2 delle aziende è molto costoso. “Tagliare” quelle degli esseri umani invece è molto più economico. Basta eliminarli. Breen potrà finalmente combattere la battaglia finale per la salvezza di quel pianeta che ama più di se stesso.
Foto Howard Breen
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