Finalmente tra concorsi, Tfa, precari, test d’ammissione e compagnia briscola, una bussola indica la direzione da seguire. Questa bussola si chiama Francesco Profumo, Ministro dell’Istruzione, che ha rilasciato all’odierno Avvenire un’intervista sullo stato della scuola a trecentosessanta gradi. Ed ammette che, più che altre riforme, sia «necessario oliare il sistema, magari facendo leva sull’autonomia delle istituzioni scolastiche». Sintetizzando: se le scuole potessero fare concorsi propri, e assumere sulla base di un proprio progetto educativo, in un clima imprenditoriale di concorrenza sana, molti problemi sarebbero risolti alla radice. Il tentativo fu avanzato dall’Assessore alla Cultura della Regione Lombardia Valentina Aprea nel febbraio scorso. Tuttavia, i dubbi dell’opposizione in merito alla trasparenza dei suddetti concorsi determinò un nulla di fatto, e del progetto non si seppe più nulla.
Eppure Francesco Profumo si è sempre mostrato attento a una delle più antiche e controverse emorragie dello Stato italiano. Senza ricevere, tuttavia, consenso unanime, come mostra la silenziosa contestazione avanzata da un gruppo di precari alla Festa Democratica di Reggio Emilia. «Per quanto riguarda il concorso (che rimpolperà le scuole statali di 12 mila professori, ndr) si tratta della solita retorica sul presunto merito – dichiara l’Unione sindacati di base, sezione scuola – . A detta del ministro dovrebbero entrare nella scuola nuovi docenti “giovani” e “meritevoli”, quasi a dire che la scuola di oggi si intasata da “vecchi” e da “immeritevoli”».
Interrogato da Vincenzo R. Spagnolo alla centrale elettrica di Fies (a Dro, in provincia di Trento), dove si tiene l’ottava edizione del “pensatoio” bipartisan VeDrò, Francesco Profumo vuole chiarire: «Questo concorso non toglie nulla ai precari, perché rimangono nelle graduatorie. Ma chi desidera, magari se si trova al centomillesimo posto e vuole accelerare, può partecipare e migliorare la propria condizione». Un’accelerazione che mira a premiare il merito: «Gli insegnanti del futuro saranno selezionati in base a quattro elementi – prosegue Profumo –. Nella fase preliminare ci sarà un test per valutare le capacità dell’insegnante dal punto di vista della logica e dell’interpretazione del testo. E serviranno conoscenze informatiche e linguistiche (…). Il secondo sarà una prova di competenza. Il terzo test avrà al centro l’attitudine allo stare a scuola, a trasferire conoscenze e a rapportarsi con i giovani, con la simulazione di una lezione in classe che sarà la vera novità».