
Pansa: «Non ci sono ribelli e pacifisti, ma un unico gruppo con diversi livelli di aggressività»
Giampaolo Pansa, intellettuale italiano di prim’ordine, durante il programma Gli spari sopra, ha reso noto il suo giudizio sui fatti accaduti sabato 15 ottobre nella manifestazione degli Indignati. Pansa, grazie alla sua esperienza di cronista negli anni delle contestazioni, rileva che il problema degli attacchi «non si risolve intervenendo sul gruppo che attacca». L’ospite di Radio Tempi chiarisce meglio il suo pensiero riprendendo il fenomeno, noto negli anni di piombo, «dei cerchi concentrici».
Pansa lo spiega in questi termini: «C’è il primo cerchio che è rappresentato dai violenti, poi c’è un secondo gruppo disposto ad aiutare il primo che agisce. Infine c’è un terzo cerchio: fingono indifferenza e proclamano distacco rispetto ai violenti, ma non hanno il coraggio di confessare che li appoggiano». Pansa non distingue una parte ribelle e una pacifista, ma un unico aggregato con diversi livelli di aggressività, e ribadisce che «nella manifestazione di sabato i tre cerchi erano visibili a occhio nudo».
Il giornalista riflette anche sul distacco tra la politica e le manifestazioni di piazza. «La politica è un corpo morto, troppo inclinato a guardare il proprio ombelico. Ormai le strutture dei partiti si sono dissolte. I partiti fanno ridere, ma l’unico modo per “distruggere la casta” è il voto» anziché la violenza vista a Roma.
Con riferimento alla campagna intrapresa dal Giornale di Sallusti sulle responsabilità dei centri sociali, Pansa rileva ironicamente che i luoghi di propaganda violenta sono noti a tutti, fanno parte della sinistra sovversiva, ma «ciò che manca è la volontà politica di perseguitarli. Voglio vedere se Maroni e Di Pietro riusciranno a varare una nuova legge Reale».
Twitter: @giardser
L’intervista integrale a Giampaolo Pansa
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