Non ci sono alternative a una pace dolorosa in Ucraina

Di Leone Grotti
02 Giugno 2025
L’attacco con i droni di Kiev non cambia le cose sul terreno. Oggi ci sarà il secondo round di colloqui a Istanbul. Putin vuole prima di tutto ottenere la promessa scritta che la Nato non si allargherà più verso est. Gli Usa aprono: «Preoccupazione ragionevole»
Insegne russe trasferite dai militari ucraini alla collezione del Museo di Storia dell'Ucraina
Insegne russe trasferite dai militari ucraini alla collezione del Museo di Storia dell'Ucraina (foto Ansa)

«Bisogna eliminare le cause profonde del conflitto in Ucraina». È quello che Vladimir Putin ha ripetuto decine di volte dall’inizio della guerra nel 2022 ed è ciò che ha ribadito a Donald Trump in tutte e tre le telefonate avute con il presidente degli Stati Uniti. Questa, ancora più che i territori conquistati, è la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per porre fine alla scellerata invasione dell’Ucraina, secondo un’esclusiva di Reuters che ha contattato tre fonti russe a conoscenza dei negoziati e del memorandum che Mosca sta preparando.

La “pace” di Putin

«Putin è pronto a fare la pace ma non a qualunque costo», ha detto una delle fonti. La cosa principale per il presidente russo sarebbe ottenere la promessa «scritta» da parte delle principali potenze occidentali di non allargare più la Nato verso Est, cioè di rinunciare a includere Ucraina, Georgia, Moldavia e altre ex repubbliche sovietiche.

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Si tratta della stessa richiesta che Putin aveva avanzato nel 2021, due mesi prima di dare il via all’invasione e che l’allora presidente americano Joe Biden, d’accordo con gli alleati della Nato, aveva respinto sostenendo che la Russia non ha alcun diritto di accampare pretese sulla politica estera di paesi liberi e indipendenti.

Impedire l’allargamento della Nato non è l’unica richiesta di Putin, che oltre al riconoscimento dei territori conquistati vorrebbe anche la revoca di parte delle sanzioni, lo scongelamento dei beni sovrani russi in Occidente e la protezione della minoranza russa in Ucraina.

Funerali di tre bambini uccisi dai bombardamenti russi in Ucraina a Korostyshiv, nella regione di Zhytomyr
Funerali di tre bambini uccisi dai bombardamenti russi in Ucraina a Korostyshiv, nella regione di Zhytomyr (foto Ansa)

La guerra in Ucraina secondo i realisti

Quanto riportato da Reuters, sempre che corrisponda veramente al pensiero di Putin, contrasta in parte con la visione condivisa da molti paesi europei, anche se non tutti, secondo i quali alla base dell’invasione dell’Ucraina ci sarebbe una pervicace e paranoica volontà di espansionismo territoriale che, se non venisse fermata subito, arriverebbe fino al tentativo di occupare territori della Nato e dell’Unione Europea.

È la tesi alla quale da oltre dieci anni si oppone ad esempio il professore di scienze politiche all’Università di Chicago ed eminente esponente della scuola realista John Mearsheimer. È inutile spiegare alla Russia che l’allargamento della Nato non ha alcun intento aggressivo e non costituisce una minaccia, sostiene da tempo il professore: il Cremlino non la pensa così perché vede i rapporti internazionali come rapporti di forza e «ha una logica diversa» da quella liberale, come spiegato dallo stesso Mearsheimer in un’intervista a Tempi.

Al New Yorker pochi mesi fa sintetizzava così la sua posizione: «Non importa ciò che tu o io pensiamo. I russi lo hanno chiarito inequivocabilmente dal 2008 in poi. E, ricordiamolo, il 2008 è l’anno in cui la Nato ha annunciato che l’Ucraina sarebbe diventata membro dell’alleanza. Putin e i suoi luogotenenti hanno chiarito inequivocabilmente che si trattava di una minaccia esistenziale e che non avrebbero permesso che accadesse. Putin ha affermato che avrebbe distrutto l’Ucraina. Questo nel 2008».

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Una pace dolorosa per l’Ucraina?

Oggi potrebbero esserci a Istanbul nuovi negoziati tra Russia e Ucraina e il Cremlino dovrebbe presentare un «memorandum che espone la nostra posizione su tutti gli aspetti per superare in modo affidabile le cause profonde della crisi», ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

Se il memorandum avrà i contenuti anticipati da Reuters, l’Ucraina difficilmente accetterà una pace così dolorosa, troppo simile a una resa, e gli Usa si troveranno davanti a un bivio durissimo: concedere oggi, dopo oltre tre anni di guerra devastante, ciò che non avevano voluto accettare tre anni fa o rifiutare e fare andare il conflitto nella speranza che qualcosa cambi pur sapendo che militarmente lo scontro non può essere risolto?

Per Washington e le cancellerie europee accettare potrebbe suonare come una sconfitta e resterebbe il problema di come garantire la sicurezza dell’Ucraina in futuro.

Gli Usa aprono alle trattative sulla Nato

Uno spiraglio per l’avanzamento delle trattative, in realtà, c’è. L’inviato speciale di Trump, Keith Kellogg, ha dichiarato giovedì che la richiesta di Putin di garantire il non allargamento della Nato verso Est è «una preoccupazione ragionevole. Affrontiamola».

E nonostante Kiev non abbia ricevuto il memorandum russo in anticipo, come richiesto, ha comunque accettato di condurre un secondo round di trattative a Istanbul, che al momento non hanno portato a un cessate il fuoco per l’opposizione di Mosca.

Un soldato dell'esercito ucraino in una trincea a difesa della regione di Donetsk
Un soldato dell’esercito ucraino in una trincea a difesa della regione di Donetsk (foto Ansa)

Non esiste un’alternativa all’accordo

Alternative all’accordo diplomatico al momento non ce ne sono, visto che la guerra è in un tragico stallo da oltre un anno, durante il quale i russi sono avanzati lentamente anche se costantemente, soprattutto nel Donetsk. E l’attacco con i droni, attraverso il quale Kiev ieri ha messo fuori uso 41 cacciabombardieri, il 34% dei vettori strategici di missili da crociera russi secondo l’intelligence ucraina, per quanto clamoroso non cambierà le cose sul terreno.

La Russia starebbe ammassando altri 50 mila uomini (ma l’apparente imponenza del dato non deve ingannare, ne erano serviti 80 mila solo per prendere la piccola città di Avdiivka) lungo il confine per sfondare nell’oblast di Sumy e creare una zona cuscinetto per impedire nuove incursioni come quella, clamorosa, nel Kursk dell’agosto 2024.

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Ma anche questa non è certo la vittoria che sognava il Cremlino, che dopo aver sacrificato decine di migliaia di vite non è riuscito a conquistare interamente nessuna delle quattro province ucraine che ha illegalmente annesso.

Putin però è convinto che se non otterrà diplomaticamente ciò che vuole, lo farà negli anni a venire con una guerra di attrito infinita e sfiancante. I numeri sembrano drammaticamente dalla sua parte: ogni mese la Russia arruola 30-45 mila nuovi soldati, l’Ucraina soltanto 15-25 mila.

@LeoneGrotti

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