Nagorno-Karabakh. «Gli azeri sparano sui civili. La pulizia etnica è iniziata»
«Voi europei dovete capire questo: la nostra gente è esposta all’annichilimento, alla pulizia etnica e non abbiamo bisogno di dichiarazioni, abbiamo bisogno di azioni concrete che fermino l’Azerbaigian». Dichiara così in un’intervista a Tempi Sergey Ghazaryan, ministro degli Esteri dell’Artsakh, la repubblica armena del Nagorno-Karabakh che ieri il regime di Ilham Aliyev ha iniziato a bombardare.
Vi aspettavate questo attacco?
Certo che sì, l’avevamo predetto! Questo è anche il risultato dell’inazione della comunità internazionale, che non ha prestato attenzione alle nostre preoccupazioni e ai nostri avvertimenti. Ora siamo nella fase attiva della pulizia etnica. Ci sono stati tantissimi segnali prima degli sviluppi di oggi, come potevamo non aspettarcelo?
Come si è svolto l’attacco?
In questo momento [ieri, ndr] la capitale Stepanakert, insieme ad altre città e villaggi, è sotto un pesante bombardamento. L’Azerbaigian ha lanciato un’offensiva militare su larga scala contro la Repubblica dell’Artsakh. Gli azeri sparano sui civili, i bambini sono un obiettivo. Per il momento si contano oltre 200 feriti, inclusi donne, bambini e anziani. Ventisette persone sono invece rimaste uccise, tra le quali un bambino.
Il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha detto che si tratta di «attività anti-terroristiche locali». A che cosa si riferisce?
Cercare di dare un senso alla narrativa azera, che vuole coprire la pulizia etnica degli armeni, è inutile oltre che insultante per i 120 mila armeni pacifici del Nagorno-Karabakh. E la comunità internazionale spesso giustifica la manipolazione delle informazioni da parte dell’Azerbaigian.
Baku ha detto di aver colpito solo obiettivi militari. È così?
Penso che ci siano sufficienti immagini fotografiche che mostrano le infrastrutture civili colpite dall’esercito azero. Hanno già colpito e distrutto case e scuole. Aspettarsi che l’Azerbaigian confessi i propri crimini è da ingenui.
L’Azerbaigian ha iniziato a bloccare il Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’Artsakh al mondo esterno, il 12 dicembre 2022 nel tentativo di costringere gli armeni ad abbandonare la loro terra. Perché ora è passato ai bombardamenti?
Fino ad ora hanno utilizzato diversi metodi per scatenare pulizia etnica, crisi umanitarie, provocare attriti e costringere la gente ad andarsene. Questa è la fase successiva.
A quanto dichiarato da Baku il comando dei peacekeeper russi sarebbe stato avvertito. Non dovrebbe intervenire per fermare l’aggressione dell’esercito azero?
Sfortunatamente la presenza delle forze russe non è un deterrente e non riesce a impedire all’Azerbaigian di commettere crimini.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha chiesto all’Azerbaigian «di fermare le operazioni militari». Che cosa vi aspettate da Unione Europea e Stati Uniti?
Da tanto, troppo tempo chiediamo a Ue e Usa di agire. Gli azeri hanno affinato l’arte di ignorare queste dichiarazioni altisonanti, rendendole completamente inutili. In Europa dovete capire questo: la nostra gente è esposta all’annichilimento, alla pulizia etnica, e non abbiamo bisogno di dichiarazioni, abbiamo bisogno di azioni concrete che fermino l’Azerbaigian.
Il presidente Michel è tornato a invocare il dialogo. Si può dialogare con l’Azerbaigian?
Voglio enfatizzare innanzitutto che la Repubblica dell’Artsakh è la parte in causa più interessata a negoziati che possano portare a una risoluzione del conflitto pacifica e duratura. Non esiste popolo al mondo che conosca meglio di quello dell’Artsakh il valore della pace. Per questo ci siamo sempre dimostrati proattivi e costruttivi nei processi negoziali. L’Artsakh non ha mai rifiutato un’offerta ragionevole di colloqui e coerentemente abbiamo comunicato la nostra disponibilità attraverso diversi attori internazionali. Purtroppo, non posso dire lo stesso per l’Azerbaigian: Baku ha sempre evitato o respinto ogni incontro con i rappresentanti istituzionali dell’Artsakh. C’è una enorme differenza tra il dialogo e le azioni coercitive dell’Azerbaigian che ci stanno causando immense sofferenze.
Come stanno reagendo gli armeni dell’Artsakh all’attacco?
Questo è un periodo molto duro per la nostra gente. Le loro vite, le vite dei loro bambini sono minacciate. Sono messi davanti alla scelta di sottomettersi oppure morire. La gente dell’Artsakh si aspetta che la comunità internazionale prenda misure concrete per fermare l’Azerbaigian.
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