Stefano Menichini, direttore di Europa, ha selezionato per Tempi le notizie più interessanti della giornata: «La maggioranza vuole fare solo leggi ad personam, le manifestazioni per la “Giornata della Democrazia” forse non sono utili ma sono inevitabili. La Tunisia non ha ancora un governo autorevole e stabile, è difficile fare accordi per gli immigrati. L’Italia però è l’unico paese che ha al governo un partito che fomenta l’odio contro di loro. Mons. Martinelli, vicario di Tripoli, appoggia Gheddafi e ha una comunanza di vedute con il dittatore, che non gli fa vedere chiaramente il quadro della situazione in Libia».
Oggi va in scena a Roma la “Giornata della Democrazia”: dalle 14 in piazza Montecitorio e dalle 20 alle 24 in piazza Santi Apostoli. Qual è lo scopo?
C’è molta rabbia nell’opposizione perché il Parlamento è bloccato da uno scontro su leggi marginali a favore di Silvio Berlusconi. Siccome non riesce a dare la spallata alla Camera, cerca di farlo nelle piazze. E’ normale che ci siano queste manifestazioni, poi è chiaro anche che non bisogna lasciare spazio alla frustrazione, perché la protesta non degeneri in ostilità ed estremismi. Non so poi se la manifestazione sia utile, di sicuro è inevitabile.
Oggi forse l’Italia raggiunge un accordo con il governo tunisino sui rimpatri e sul blocco dei barconi. Ieri, invece, Berlusconi e Maroni non sono arrivati ad un’intesa con Tunisi.
In Tunisia non c’è un governo che garantisca accordi e assicuri il loro mantenimento, quindi è difficile raggiungerli. Il governo si sta però muovendo male e l’Italia è l’unico paese che accetta al governo un partito, la Lega, che fomenta l’odio contro gli immigrati e ci marcia.
Ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini ha riconosciuto come unico legittimo interlocutore il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi e ha parlato di armare i ribelli come «extrema ratio» ma il vicario di Tripoli continua a chiedere che si ponga fine ai bombardamenti e alla guerra civile.
Il governo italiano si è mosso tardi ma ora ha agito nel modo più giusto: dopo essere stato ambiguo con i ribelli e complice di Gheddafi, li ha riconosciuti. Ora bisogna darsi da fare e sostenerli, magari anche con le armi. Il vicario di Tripoli si esprime come un sostenitore di Gheddafi: è un importante rappresentante ecclesiastico e forse per buoni rapporti precedenti ha una comunanza di vedute con il dittatore libico, che non gli fa vedere chiaramente il quadro della situazione in Libia.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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