Medio Oriente. Nonostante le terribili persecuzioni, la presenza cristiana è sempre forte

Di Redazione
04 Agosto 2017
Nonostante l'Isis, sono 14 milioni e mezzo i cristiani sparsi tra Cipro, Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano, Cisgiordania, Gaza, Siria, Turchia e Gerusalemme. Un calo di "appena" 200 mila rispetto al 2010

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tratto dall’Osservatore romano – Sono complessivamente 14.525.880 i cristiani mediorientali che vivono tra Cipro, Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano, Cisgiordania, Gaza, Siria, Turchia e nella città santa di Gerusalemme, paesi che messi insieme contano una popolazione di circa 258 milioni di abitanti. Il dato, riferito alla prima metà del 2017, mostra un calo di 213.780 fedeli se messo a confronto con quello analogo del 2010, quando i cristiani erano 14.739.660. Tuttavia le radici cristiane di questi territori martoriati hanno tenuto, nonostante i terribili attacchi di questi anni. È quanto emerge da un rapporto, rilanciato dal Sir, della Cnewa (Catholic Near East Welfare Association), agenzia fondata da Pio XI nel 1926 per il sostegno umanitario e pastorale dei poveri in Medio oriente, in Africa nordorientale, in India e nell’Europa dell’est.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Il rapporto traccia i movimenti dei cristiani mediorientali alla luce degli stravolgimenti nella regione di questi ultimi anni, come la guerra in Siria, in Iraq e l’avvento dello stato islamico che, si legge nella presentazione, «hanno frantumato le culture e i paesi che costituiscono la culla stessa del cristianesimo costringendo i fedeli di Gesù a emigrare all’estero o a vivere da sfollati nelle nazioni vicine». Incrociando i dati provenienti da diverse fonti, tra cui l’Annuario pontificio, il “World fact book” della Cia (pubblicazione annuale dell’agenzia di intelligence statunitense), l’Onu, la Banca mondiale, l’Ufficio del censimento degli Usa, la Cnewa ha scattato quella che può essere definita una vera e propria istantanea della presenza cristiana in questa tormentata regione del mondo.

L’Iraq è tra le nazioni dove si registra un evidente calo del numero dei cristiani dovuto alle guerre e agli scontri settari che hanno devastato il paese sia economicamente che politicamente. «Negli anni ’90 i fedeli cristiani erano oltre un milione. Nel 2006 se ne contavano a malapena trecentomila». Nell’estate del 2014, con l’invasione da parte del sedicente stato islamico della piana di Ninive, i cristiani sfollati in Kurdistan e nei paesi limitrofi (Giordania, Turchia e Libano) sono stati, per la Cnewa, 140.000, 50.000 quelli che hanno lasciato il paese. Nella Siria distrutta dalla guerra civile scoppiata nel 2011 la popolazione cristiana si è dimezzata. Per la Cnewa i cristiani sono passati da 2,2 milioni del 2010 a 1,1 milione del 2017. Centinaia di migliaia di cristiani hanno lasciato il paese. Tuttavia, annota la Cnewa, «le radici della Chiesa in Siria sono profonde e tenute in vita da comunità e parrocchie locali. La speranza è che con l’agognata stabilità la popolazione cristiana sfollata possa tornare».

L’Egitto è il paese dove abita la più grande comunità cristiana mediorientale, con i suoi 9,4 milioni di fedeli copti (10 per cento della popolazione totale). Anche qui, riferisce il rapporto Cnewa, le agitazioni politiche ed economiche si sono unite ad atti di violenza settaria di matrice islamica contro i cristiani che hanno visto ben 76 chiese bruciate in questi ultimi anni. La Cnewa afferma che, dal 1910 a oggi, la popolazione cristiana si è dimezzata, passando dal 20 per cento al 10 per cento della popolazione. La maggior parte dei copti che hanno lasciato il paese si trova in Canada e negli Stati Uniti. In Israele, come spiega il rapporto, oggi si contano 170.000 cristiani, in larghissima maggioranza arabi israeliani, che corrispondono al 2,4 per cento della popolazione. Nel 1948, anno di nascita di Israele, i cristiani raggiungevano il 20 per cento. Con lo scoppio del conflitto arabo-israeliano molti palestinesi di fede cristiana hanno lasciato il paese.

Oggi accanto a fedeli melkiti, ortodossi, latini, armeni e maroniti si aggiungono immigrati dall’ex Unione Sovietica, arrivati in Israele grazie alla “legge sul ritorno (1950)”. «Alcuni osservatori — si legge nel rapporto — parlano di oltre 300.000 cristiani, tra cui molti ortodossi». Ci sono anche 60.000 tra eritrei, etiopi, filippini, indiani, centroamericani, rumeni e moldavi, in larga parte cristiani. In Cisgiordania i cristiani sono 59.000 (2,5 per cento), nel 2010, afferma la Cnewa, erano 50.000. A Gaza, invece, sono solo 1300 su due milioni di abitanti. La presenza cristiana a Gerusalemme si attesta a 15.800 fedeli, su una popolazione, si legge nel rapporto, di 870.000 abitanti.

La Giordania attualmente conta circa 350.000 cristiani, poco più del 2,2 per cento della popolazione che è in larghissima maggioranza musulmana sunnita. Con la guerra in Siria, in Iraq e la presenza del sedicente stato islamico, il regno Hashemita ha visto l’arrivo, negli ultimi tre anni (2014-2017), di oltre 30.000 cristiani iracheni, 1000 le famiglie che si sono stabilite in Australia e Canada. Analoga situazione per il Libano, dove nel 1932, spiega Cnewa, la metà della popolazione era cristiana. Oggi la percentuale dei cristiani è intorno al 40 per cento, stimata dalla Cnewa in circa due milioni, (2,6 milioni nel 2010).

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