Ringraziamo il professor Forti per aver accettato di rilasciarci un’intervista pur sapendo che la linea della nostra rivista sulla questione degli Ogm è diversa dalla sua. Crediamo nella completezza dell’informazione e pensiamo che i nostri lettori debbano conoscere quel che pensano, per esempio, gli aderenti alla campagna “Liberi da Ogm”. Non ci priviamo però dell’opportunità di rimarcare le nostre distanze da alcune delle risposte del professore. Anzitutto ci sembra difficile sostenere che la sperimentazione sugli Ogm manca, quando ci vogliono sette anni per portarne uno sul mercato, mentre un frutto ricco di allergeni come il kiwi non ce ne ha messo nessuno. Nemmeno siamo d’accordo che non si possano paragonare i problemi di prevedibilità di impatto sull’ambiente degli Ogm e degli incroci tradizionali perché nel secondo caso «la specie di cui si tratta è da migliaia o milioni di generazioni sottoposta alla selezione naturale, mentre l’Ogm no»: alcuni incroci o mutazioni sono stati fatti pochi anni fa, e si tratta di incroci tra specie di generi diversi, come il triticale, incrocio tra triticum (un grano duro) e segale. Certamente non è stato valutato l’impatto ambientale quando in Europa sono state immesse piante di continenti lontanissimi come patata, pomodoro, mais, kiwi. In tutti questi casi il principio di precauzione, ripetutamente avanzato nel corso dell’intervista, è andato a farsi friggere. Alla terza domanda, poi, ci aspettavamo un minimo di rassicurazione sul fatto che non esistono in commercio Ogm combinazione di regno animale e vegetale: vista l’omissione provvediamo noi, assicurando i lettori che tutte le aziende del bio-tech italiano si sono impegnate a non produrre niente del genere. Ribadiamo poi la nostra convinzione che a ridurre la biodiversità è la pratica umana dell’agricoltura tout court, che privilegia alcune varietà a scapito di altre, e non gli Ogm in particolare. Anzi: nelle Americhe, dove la maggior parte della soia è ormai Ogm, sono attualmente coltivate ben 600 varietà di soia che hanno ricevuto via Ogm il carattere di resistenza al glifosate; a dimostrazione del fatto che gli Ogm sono compatibili con la biodiversità. Siamo invece totalmente d’accordo su quello che il professor Forti dice di certi ricercatori scientifici: molti si preoccupano più di apparire in televisione che di fare seria ricerca. La concorrenza, però, ci piace: in campo scientifico come in molti altri campi della vita, stimola a fare sempre meglio. Se qualcuno imbroglia, per un motivo o per un altro, prima o poi verrà fuori: le bugie hanno le gambe corte.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241
Direttore responsabile
Emanuele Boffi