
Tentar (un giudizio) non nuoce
L’Europa ha l’opportunità di riscoprire la propria originalità

È quasi un refrain che si registra continuamente negli ultimi dieci anni. L’astensionismo ha raggiunto livelli storici. In queste elezioni europee, per la prima volta, rappresenta la maggioranza assoluta in Italia. È un fatto preoccupante che non si può ignorare, un segno di disaffezione verso l’Europa e la politica. Ha votato meno della metà degli elettori (49,7 per cento); ci sono però grandi differenze territoriali: nel Nord ha votato il 55 per cento, in linea con la media europea, nelle isole solo il 37. Ora, ci sarebbe da capire come recuperare questa disaffezione, ma passato il momento dei numeri, tutti si concentrano sulle percentuali. Ad ognuno la sua festa.
Il dato che razionalmente è importante sottolineare è la vittoria dei popolari (in Italia Fi e Noi Moderati), che si confermano primo gruppo politico con 186 seggi (+10) e complessivamente il centrodestra: Conservatori (in Italia Fdi) 73 seggi (+4), Id (in Italia Lega) 58 (+9). Perde il centro sinistra: Socialisti e democratici (in Italia Pd) 135 (-4), Renew Europe (Macron e liberal democratici, in Italia Renzi, Bonino e Calenda) 79 seggi (addirittura -23), Verdi (in Italia Avs) 53 (-18). Questo a mio parere porterà a un diverso indirizzo politico, meno ideologico e più pragmatico e forse, io lo auspico, anche a una maggioranza diversa da quella cosiddetta Ursula (Ppe, S&D, Renew). Personalmente non sono così certo che la Von der Leyen sarà ancora presidente della Commissione Ue, ma sono invece sicuro che i popolari, indispensabili per qualunque maggioranza, esprimeranno il prossimo presidente.
Cosa dicono i risultati
In Italia si conferma la coalizione di governo, cioè il centro destra, e in primis il successo di Fdi, al 28,8 per cento che aumenta i voti delle politiche 2022 ed è primo partito in tutte le circoscrizioni; è soprattutto un successo personale di Giorgia Meloni che in tutta Italia raccoglie oltre 2 milioni di preferenze. Ora però per lei comincerà la fase più difficile, ricordando che Matteo Salvini, 5 anni, fa arrivò al 34,3 per cento e Renzi, dieci anni fa, addirittura al 41. Il voto si polarizza sulle due leader e questo fa crescere il Pd di Elly Schlein al 24 per cento. Crolla il M5s sotto il 10 per cento, segno che il populismo senza competenze e proposte alla lunga non paga. Sorprende il 6,7 per cento di Alleanza Verdi Sinistra, trainati però dalla candidatura di Ilaria Salis, le cui condizioni di detenzione hanno angustiato molti italiani. Non superano lo sbarramento del 4 per cento né Stati Uniti d’Europa (Renzi-Bonino), né Azione (Calenda), a conferma che le divisioni e i personalismi fanno male anche in politica.
Un’attenzione specifica merita il risultato della lista Forza Italia – Noi Moderati che ha sfiorato il 10 per cento, andando oltre il risultato delle politiche e, grazie al contributo decisivo del mio partito, Noi Moderati, ha superato la Lega di Salvini e Vannacci (crollata dal 34 al 9 per cento), diventando il secondo partito della coalizione di governo. Questo fatto non è stato valutato per l’importanza che ha, cioè non tanto e non solo per gli effetti sugli equilibri di governo, ma per la conferma della opportunità di costruire insieme una proposta politica che già oggi vale più della somma dei singoli partiti. Nonostante la scomparsa di Silvio Berlusconi, per Forza Italia non solo non c’è stato il temuto crollo, ma, grazie anche al contributo di Noi Moderati, potenzialmente si apre una stagione nuova. Si pongono così le basi per un progetto politico nell’area dei popolari europei che rafforzi la presenza del centro moderato anche in Italia, soprattutto ora che i tentativi terzopolisti di Renzi e Calenda sembrano definitivamente tramontati.
Il compito dei Popolari
In conclusione, le elezioni europee confermano il successo del centro destra sia in Italia sia in Europa e consolidano la maggioranza di governo, unico caso in Europa, particolarmente significativo se confrontato con il tracollo di Emmanuel Macron in Francia, Olaf Scholz in Germania e il ridimensionamento di Pedro Sanchez in Spagna.
Oggi ai Popolari in Europa spetta un compito importante: quello di cambiare l’asse politico, mantenendo la propria originalità e recuperando l’anima dell’Europa, ovvero la nostra visione della persona, della società e dello Stato, che affondano nelle nostre radici culturali e nella tradizione cristiana e prima ancora greca ed ebraica. Non si tratta di andare a destra, né di rimanere ancorati a una visione ideologica ambientalista e di sinistra che non ci appartiene, ma di riproporre chi siamo, secondo la visione dei padri fondatori. Solo così l’Unione Europea potrà recuperare quell’afflato valoriale e popolare che l’Europa delle burocrazie ha perso. Solo così sarà di nuovo protagonista del futuro e desiderabile anche dal popolo.
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