
Terra di nessuno
Lugano, una città perfetta ma senza speranza
Lugano, settembre. Sotto a un sole già impercettibilmente scolorito come è liscia, in una mattina di fine estate, l’acqua del lago. Un battello bianco si stacca da un molo, carico di turisti. Dei giapponesi su dei pedalò costeggiano pigramente la riva. Le aiuole sono rasate alla perfezione, e non si vede in tutta la città una singola auto in sosta vietata; e le siepi, noto, ferma a un semaforo, hanno le foglioline tutte dritte e uguali, scrupolosamente, rigorosamente potate.
Non c’è una cartaccia per terra, e batterie di bidoni per la raccolta differenziata luccicano negli angoli, pulitissimi e discreti. Nelle vetrine, sontuosi orologi valgono mesi di uno stipendio normale. Il traffico è scarso e educato, nessuno che suoni il clacson, e non un lavavetri, o un mendicante. La gente di Lugano passeggia serena nella città perfetta.
Noto però che molti dei passanti sono anziani, sorretti da una badante, o soli; camminano adagio con l’aria di chi non va da nessuna parte, si siedono sulle panchine e nei caffè, a contemplare la docile liscissima acqua del lago. Di cosa mai potrebbero lamentarsi? Vivono nel meglio governato dei paesi, e dagli orologi al polso, e da certi sfavillii di ori sul collo vizzo delle vecchie signore, si direbbero ricchi.
Tuttavia nel guardare i loro passi lenti, e le ottantenni con i capelli rigidamente in piega e il rossetto troppo rosso sulle labbra sottili, si impadronisce di me una malinconia rapinosa. Ecco dei vecchi, mi dico, che hanno tutto, e vivono nel più ordinato dei mondi; eppure in viso gli si legge una calcificata solitudine, e, sotto al dignitoso aspetto, anche un inammissibile dubbio: se valga poi la pena di esser vivi, domani. Mi viene in mente allora che in Svizzera l’eutanasia è legalmente praticata. Mi attraversa un pensiero: in fondo, mi dico, capisco. Nel mondo più perfetto, la solitudine può essere un muro di prigione. E quanto ovattati devono essere i passi, sulle moquettes di certe residenze per anziani.
Mi siedo anch’io a un caffè e contemplo le clienti eleganti, firmate, con la badante ucraina accanto annoiata e muta; intente con tenacia a tirar l’ora di pranzo. Qui, dove il mondo è lindo, senza errori, né rifiuti, né imprevisti, manca soltanto a certi vecchi l’essenziale: un senso, una speranza.
Forse, i più poveri di tutti sono loro. I migranti che ho visto sbarcare a Lampedusa, affamati, disfatti, erano giovani – e, mentre in ginocchio ringraziavano Dio d’essere salvi, che voglia di vivere gli leggevi in faccia. Chi è più povero, i profughi a Lampedusa o certi pensionati di Lugano? Anche questa, vorrei dire al Papa, è “periferia esistenziale”.
Mi lascio dietro la città perfetta con una strana urgenza. Chiasso, la frontiera, l’Italia. (Bellissime mi paiono, lungo il guard rail, le siepi disordinate).
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101 commenti
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Certo, nella sporca e incivile Italia le persone anziane non sono sole! Noooo, hanno i figli accanto (!), ottime pensioni, ottimo welfare, sono così felici, ohibò’. Io darei un rene per poter vivere nella pulita e civile Svizzera, e reputo molto fortunato chi vi risiede.
Lugano è bellissima, se ti piace il caos e la monnezza, vai pure a Napoli, quella è la città che fa per te.
“Chi è più povero, i profughi a Lampedusa o certi pensionati di Lugano? ”
Che gran cavolata moralista e bigotta ,chi è più povero? I profughi e gli italiani che li “accolgono”(con il falso buonismo che li contraddistingue ). Ma forse quest’articolo è frutto del suo desiderio di autoconvinzione di vivere,o venire ,dal paese giusto .Sta storia poi giovani e anziani è di una tristezza disarmante,io Sono giovane ,o 25 anni, e preferisco 10000 volte vivere con quei vecchi (come li chiamate lei) civili e colti,con qualquosa da raccontare e tempo da dedicarmi. Magari il tempo da perdere ,che lei gli addita ,lo sfruttano per arricchire le future generazioni. Articolo pessimo , pieno di luoghi comuni , se ne avessi la possibilità partirei domani già solo per la Civilta ,il rispetto e la cultura che contraddistingue il popolo svizzero . Insomma articolo italian style.
P.s.chiedo venia per gli errori ,smartphone scomodo e t9 😉
Banalità a valanga, l’unica tristezza è quella che fa venire un articolo (?) pieno di luoghi comuni uno peggio dell’altro
Ogni volta che vado in Svizzera sono invaso da un senso di oppressione, la mania per la raccolta differenziata, oltre al fatto di essere controllati per tutto. Detto ciò l’articolo mi sembra assolutamente qualunquista e vanesio.
PS: Giovanna vergognati!
https://www.tempi.it/montecarlo-nemmeno-un-metro-di-spiaggia-lasciato-balia-delle-onde-sfaccendate#.UmG4DCQSTkU
https://www.tempi.it/verboten-gridano-i-cartelli-ma-non-sanno-fermare-il-tarlo-che-rode-i-ricchi-villeggianti#.UmG4SiQSTkU
Mi piacerebbe sapere qual è il suo problema con l’ordine e la pulizia…
ps. certo che se una va a St. Moritz e di fronte a montagne strepitose, quello che riesce a dire è che “non c’è una sola cacca di cane” qualche dubbio mi viene sulla sua capacità di cogliere il bello, o quantomeno sul suo buon gusto.
pps. da quando è un reato essere biondi? Oh Cielo!
Anch’io su segnalazione ho letto quell’articolo su St.Moritz, fotocopia di questo.
E la frase “Pochi bambini, tutti rigorosamente biondi” mi ha letteralmente agghiacciato.
Quando persino il colore dei capelli dei bambini è motivo di accusa si parla di RAZZISMO, e dei peggiori.
Ma che giornalismo è questo? A me stupisce che una testata seria pubblichi un articolo che già solo dal titolo (indifendibile) dimostra uno sguardo assolutamente superficiale e prevenuto su una realtà. Si tratta semplicemente di mancanza di professionalità.
Mi fa piacere vedere che ci sono state molte reazioni critiche, sia da parte di italiani che di svizzeri.
La gente sa ragionare (e spesso anche molto bene, direi…), e non basta citare papa Francesco…
Scusatemi se amo l’Italia, però non è per questo che preferisco la mondezza di Napoli all’eutanasia della Svizzera.
Caro Giorgio,
ovviamente non è colpa tua se siamo omonimi, però, dato che intervieni in una discussione in cui mi sono espresso più volte, per favore differenziati leggermente (magari mettendo l’iniziale del cognome, o come vuoi) per evitare confusioni!
Peccato, si.ra Corradi!
Ha perso un’ottima occasione per evitare un giornalismo velleitario e pieno di pregiudizi. Sono italiana e vivo a Lugano. Sono stata accolta con un’ospitalità ed un calore che mai mi sarei aspettata. Così come le decine di migliaia di frontalieri che ogni giorno varcano il confine per trovare ciò che in Italia non trovano più. E poi avere degli amministratori che curano la cosa pubblica come un bene AL SERVIZIO DI TUTTI è cosa che per noi italiani risulta abbastanza inusuale, ma è così criticabile?!… E poi che dire dei lavavetri? E’ davvero accoglienza la nostra, secondo lei? C’è un modello diverso di accoglienza a cui possiamo guardare? Possiamo imparare qualcosa o siamo sempre così ideologici da sentenziare sempre su tutto e tutti? Venga a farsi un giro in Ticino e forse coglierà in pochi giorni ciò che a me risulta adesso così evidente!
Ehem, anticipo che di sicuro ci sarà qualcuno che mi criticherà per tutte le risposte che ho dato,decisamente in ritardo e in modo massiccio, perlopiù comunque a gente che mi aveva interpellato direttamente,
Ma che volete fare, non sono perfetta !
Scusatemi.
Ciao a tutti !
Ho capito l’articolo di Marina coma una provocazione al mio cuore. Mi viene in mente Eliot “sognano sistemi talmente perfetti per cui nessuno avrebbe più bisogno di essere buono”. Cioè, il problema non sono le siepi dritte o storte, ma l’apertura del cuore all’imprevisto, al non voler ridurre la realtà e quindi la vita alla nostra organizzazione, alla nostra misura. La speranza trova fondamento e nutrimento non nella città perfetta, ma in qualcosa d’Altro che va scoperto e riconosciuto nel mio bisogno: di cosa ho bisogno io? “Il bisogno è condizione necessaria non del porsi dell’avvenimento, ma del riconoscimento dell’avvenimento” (don Giussani). Che vuol dire che non sono io che faccio la realtà, ma che devo riconoscerla partendo dal mio bisogno, che è la ferita aperta del mio cuore.
Poi, è chiaro che anche a me piacciono le strade pulite, le pensioni d’anzianità giuste, il lavoro per tutti…..etc. Ma la provocazione è: non fermiamoci lì, la nostra tensione è per qualcosa d’altro, per un orizzonte infinito dove il cuore si apre alla speranza e nutre la vita.
Un saluto a tutti
Libero
Caro Libero,
credo che tutti, svizzeri e non, siano d’accordo su quello che hai scritto. Sicuramente l’articolo aveva come obbiettivo primario, come tu giustamente sottolinei, il fatto di voler comunicare quest pericolo, cioè il fatto che anche in una società ben organizzata come quella svizzera ci possa essere il rischio di una disperazione di fondo, questo appunto perchè : “La speranza trova fondamento e nutrimento non nella città perfetta, ma in qualcosa d’Altro che va scoperto e riconosciuto nel mio bisogno”. Questo fatto non è stato contestato da nessun commento mi pare.
Ciò che ho contestato, almeno personalmente, è il fatto che si è voluto applicare in modo assoluto questa affermazione ad una situazione dove, per forza di cose, non c’erano tutti gli elementi per poter esprimere un giudizio assoluto (del tipo: città pulita uguale a abitanti disperati – vedi sopra il mio commente precedente). Ecco che allora un’affermazione giusta può trasformarsi in ideologia, quando viene applicata senza ragionevolezza e senza considerare appunto tutta la realtà.
Caro Libero,
penso (spero) che su questo siamo tutti d’accordo. Però, come ho risposto anche a don Torti, l’articolo non dice queste cose e dire “beh, ma era una provocazione!” è una giustificazione che non giustifica.
La “provocazione”, per esempio, è la scusa dei tanti che attaccano quello che abbiamo di più caro (la Chiesa, la Madonna, il Crocefisso…) senza volersi assumere l’onere di argomentare ma limitandosi alla dissacrazione.
Questo non è un articolo sul problema degli anziani e neanche sull’eutanasia: rileggilo e vedrai che nessuna di queste tematiche è veramente trattata. È un articolo che contiene impressioni di viaggio e che dice che alla signora Corradi Lugano non piace e anzi le è un po’ antipatica. E se avesse scritto così e spiegato che al lago si annoia e preferisce il mare, andava anche bene. Invece si lascia trascinare dalla retorica e scivola nelle invenzioni e nelle falsità che abbiamo ampiamente commentato.
La provocazione non funziona perché l’articolo è tutto sbagliato. Pensate davvero che un abitante di Lugano creda di vivere nel mondo perfetto? Oggi sono stato ad alzare la mia assicurazione perché i furti sono in aumento. Al mattino e alla sera il traffico è tale che impiego 40 minuti a fare qualche chilometro da casa al lavoro. Certo, è un po’ meglio di tanti (non tutti) i posti in Italia, ma cosa c’entra? Quasi in ogni nazione europea ci sono località turistiche ben curate ecc. ecc.
Al mio cuore è ovvio che questo non basti com’è ovvio che al tuo cuore non basta sapere che (esempio a caso) in Albania le strade sono più disordinate o gli ospedali meno belli che nel tuo paese. Ma anche se tu, per un momento, fossi troppo compiaciuto del tuo mondo e ti dimenticassi il tuo vero bisogno, pensi che leggendo quello che c’è scritto qui saresti aiutato?
Prova a sostituire Lugano con la tua citta è a rileggere l’articolo, tanto sono sicuro che qualche giardinetto ben curato e qualche persona anziana ci sono anche dalle tue parti, e poi dimmi che effetto ti fa.
Caro Libero, penso che tutti abbiamo pensato subito alla famosa frase di Eliot. Che chiaramente condivido (anche se a dirti la verità mi sembra ormai un po’ scontata perché la citano tutti, riducendola ad un piano puramente sociologico…e non è la prima volta che la sento riferita alla Svizzera…).
Il problema è che nell’articolo oltre a non esserci nessuna logica (il “ragionamento” è: siccome in Svizzera c’è ordine e l’eutanasia e in Italia c’è disordine e non eutanasia ALLORA l’odine è la causa (o effetto) della mentalità da eutanasia) c’è anche un dualismo di fondo. E anche in certe difese dell’articolo. Cioè il dire: il cuore è fatto per ALTRO che per la siepe diritta, NON BASTA che non si suoni il clacson ecc..
Io penso invece che il cuore sia fatto ANCHE per le siepi (dritte o storte… ognuno può avere i suoi gusti) perché tutto può essere segno della Bellezza (come Gesù guardava il giglio del campo).
Per cui se don Giussani fu lodato da ragazzino perché raccolse la cartaccia dal corridoio quando era in seminario (e l’ho sentito più volte ripetere questo esempio per dire come ogni dettaglio sia segno e vada curato), anche a me piace che non ce ne siano sui marciapiedi. Anche se non perdo la speranza se ce ne sono.
Il protagonista de “le avventure di un uomo vivo” di Chesterton dice che in Paradiso ci sarà la sua casetta con la staccionata e la bucalettere. E a me piace pensare come lui.
Il fatto è che l’assenza di logica dell’articolo è solo espressione di un grosso pregiudizio che mi ha ferita. Come si può scrivere una frase come questa?:
“…eppure in viso gli si legge una calcificata solitudine, e, sotto al dignitoso aspetto, anche un inammissibile dubbio: se valga poi la pena di esser vivi, domani”. Gesù leggeva nei cuori, io personalmente no. E penso che neanche Marina Corradi, con tutta la buona volontà di questo mondo (e l’intuito che io ho sempre stimato in lei) ne sia capace.
Quella frase, cara Carla, mi ha invece commosso profondamente, mi sono immedesimata in una vita che riempiamo di tutto , ma non di significato. Mi ha fatto riflettere sulla mia vita ora, e su come sarà da anziana, tra non tantissimo tempo .Mi ha fatto riflettere su come posso vedere o trattare un parente anziano. Mi ha fatto riflettere sulla vecchiaia, sul dolore, sul vuoto, su tante cose, ma sulla qualità di vita in Svizzera, bé, proprio no.
Che tu ti sia commossa o meno mi sembra molto secondario.. non sei entrata in merito a quanto ho scritto.. fa niente…Abbiamo speso fin troppe parole per un articolo così…
E meno male, caro Libero, che non sono l’unica ad aver visto la provocazione per me !
Certo che tu l’hai spiegato molto meglio, ma vedo con non tanto migliore risultato !
Cara Giovanna, san Benedetto da Norcia patrono d’Europa esigeva che i luoghi dove i frati vivevano dovevano essere in ordine, e puliti. E’ assurdo collegare ordine e pulizia alla legge sull’eutanasia. Poi che in Italia, pur in assenza di una legge, non esista l’eutanasia, la mano sul fuoco io non la metto
Abito a Lugano da quando sono nata, e posso dire con certezza che non vorrei essere nata in nessun altro posto.
Perché si deve avere questo sguardo diffidente e negativo sulla “perfezione” della nostra città?
Mi sembra scorretto dare un giudizio così diretto e superficiale senza conoscere realmente Lugano e le persone che ci vivono, quindi mi permetto di raccontarle come è questa città al di là delle apparenze pessimistiche e superficiali…
Le dico solo che le persone a Lugano possono stare tranquille, come per esempio i molti ragazzi della mia età che possono sdraiarsi nei prati e nei parchi puliti senza paura di trovare siringhe e possono tornare a casa a piedi anche all’una di notte senza la paura di essere importunati… ci si può fidare della propria città, ma non c’è nessun complotto dietro… semplicemente ci sono molte persone che hanno rispetto per gli altri e si impegnano a rendere le cose migliori. Persone che hanno i loro problemi e le loro fatiche, ma hanno voglia di lavorare, a cominciare da quegli anziani che ha demolito senza pietà… È proprio sulle loro spalle che il nostro cantone è cresciuto, sulla loro fatica e sul rispetto che gli è stato insegnato e che hanno a loro volta insegnato a noi; con tutto il rispetto, la sua generalizzazione sugli anziani mi sembra molto irrispettosa, in quanto io, conoscendo persone anziane di Lugano (prima fra tutte mia nonna), so quanta ricchezza abbiano, quante cose abbiano da raccontare, quanto amino il loro paese e quanto abbiano lavorato per costruirlo come è ora.
Ovviamente a Lugano ci sono persone senza speranza, così come ce ne sono in Italia, in Alaska in Burundi e in qualsiasi altro paese, ma mi sembra sbagliato e affrettato dare a Lugano l’etichetta di città “bella fuori ma marcia dentro” solo perché nota una bella esteriorità e perché ha incontrato qualche anziano che magari aveva solo avuto una giornata storta. Le posso assicurare che Lugano vive, vive grazie ai ragazzi come me che possono passarci le giornate, agli anziani che fanno la spesa e stanno con le loro famiglie attorno, e ai bambini che possono crescere in un ambiente pulito e tranquillo, con i suoi pregi e i suoi difetti, così come ce ne sono in ogni altro paese del mondo.
Ehiiiii, ma uno svizzero sincero non c’è per rispondere a questo fuoco di fila penoso ?
E poi, a nessun svizzero viene in mente che non è una questione di Svizzera o Brianza o Cina, ma riguarda TUTTI ! E dire ce l’hanno capito ragazzini di quindici anni !
Io mi rifiuto di credere che gli “svizzeri ” che hanno scritto qui siano rappresentativi di tutti gli svizzeri, altrimenti c’è da piangere !
Cara Giovanna, ovvio che capiamo benissimo qual è l’aspetto che lei coglie.
Il male di vivere e la mancanza di speranza che riguardano tutti, e la conclusione “anche il mondo più perfetto non salva l’uomo” sono riflessioni sacrosante.
Detto questo ci sono aspetti di questo articolo che non possono essere bypassati, a partire dal titolo. Io leggo delle affermazioni superficiali sulla mia città e non posso fare finta di niente. Perché Marina Corradi ha fatto una scelta precisa, Lugano, e non ha detto ‘non è questione di Svizzera Brianza o Cina’ ma è molto chiara quando afferma per esempio: “in Svizzera l’eutanasia è legalmente praticata”. Non è questione di Svizzera? Non ha scritto ‘guarda che bella questa città ordinata, e guarda com’è grande il bisogno dell’uomo a cui nemmeno questo basta’. Ha scritto ben altro.
E il suo descrivere delle cose belle oggettivamente, completamente umane e rispondenti al bisogno di bellezza e ordine che ogni uomo ha, come se fossero orribili (le famose siepi, le aiuole, le auto, la pulizia,..) io proprio no capisco da dove venga. Uno sguardo così sulla realtà non mi interessa, e i commenti che tanti svizzeri hanno fatto non vanno in direzione polemica, ma vogliono essere testimonianza.
Detto questo, cara Giovanna, la prego di smetterla con la retorica, offensiva per di più. Invece di insinuare – nemmeno tanto implicitamente – che tutti gli svizzeri che hanno commentato siano stupidi, propongo di mettersi per un secondo in discussione e rileggersi i commenti togliendo l’etichetta ‘campanilisti’ e prendendoli per quello che sono – persone che raccontano la propria esperienza perché sia testimonianza e possa aiutare ad andare a fondo nella lettura dei fatti, senza rimanere in superficie come in questo articolo avviene. Se le interessa un dialogo che sia un vero dialogo, non continui per favore a postare lo stesso identico commento “non avete capito niente” per la duecentesima volta.
Con simpatia
Cara Giovanna, ovvio che capiamo benissimo qual è l’aspetto che lei coglie.
Il male di vivere e la mancanza di speranza che riguardano tutti, e la conclusione “anche il mondo più perfetto non salva l’uomo” sono riflessioni sacrosante.
Detto questo ci sono aspetti di questo articolo che non possono essere bypassati, a partire dal titolo. Io leggo delle affermazioni superficiali sulla mia città e non posso fare finta di niente. Perché Marina Corradi ha fatto una scelta precisa, Lugano, e non ha detto ‘non è questione di Svizzera Brianza o Cina’ ma è molto chiara quando afferma per esempio: “in Svizzera l’eutanasia è legalmente praticata”. Non è questione di Svizzera? Non ha scritto ‘guarda che bella questa città ordinata, e guarda com’è grande il bisogno dell’uomo a cui nemmeno questo basta’. Ha scritto ben altro.
E il suo descrivere delle cose belle oggettivamente, completamente umane e rispondenti al bisogno di bellezza e ordine che ogni uomo ha, come se fossero orribili (le famose siepi, le aiuole, le auto, la pulizia,..) io proprio no capisco da dove venga. Uno sguardo così sulla realtà non mi interessa, e i commenti che tanti svizzeri hanno fatto non vanno in direzione polemica, ma vogliono essere testimonianza.
Detto questo, cara Giovanna, la prego di smetterla con la retorica, offensiva per di più. Invece di insinuare – nemmeno tanto implicitamente – che tutti gli svizzeri che hanno commentato siano stupidi, propongo di mettersi per un secondo in discussione e rileggersi i commenti togliendo l’etichetta ‘campanilisti’ e prendendoli per quello che sono – persone che raccontano la propria esperienza perché sia testimonianza e possa aiutare ad andare a fondo nella lettura dei fatti, senza rimanere in superficie come in questo articolo avviene. Se le interessa un dialogo che sia un vero dialogo, non continui per favore a postare lo stesso identico commento “non avete capito niente” per la duecentesima volta.
Con simpatia
Aggiungo:
A conferma del fatto che si tratta di Svizzera, eccome, invito a rileggere l’ultima frase dell’articolo, che si potrebbe parafrasare: “finalmente l’Italia”. La mancanza di speranza c’è dappertutto nel mondo tranne che in Italia?
Se fossi svizzera, avrei esultato per quest’articolo, perché vivere in un paese dove tranquillamente si uccidono anziani e malati non mi farebbe dormire. Invece noto che per voi “svizzeri ” questa questione è assodata, magari fastidiosa, ma tutto sommato secondaria rispetto ai vantaggi e alle comodità che offre la Svizzera.
Confermando involontariamente l’impressione negativa di Marina Corradi.
Poi, ho perso un pò il filo, non credo di aver detto che la giornalista non si riferisse alla Svizzera , mi sembra incontestabile, ma che secondo me anche uno svizzero poteva cogliere l’articolo come universale, riferito alla condizione dell’uomo, che da solo riesce a costruire una società perfetta, che poi così perfetta non è, ma anzi è disperata.
O c’è qualcuno che può dire che in una nazione, tra l’altro minuscola, dove ci sono CINQUE cliniche in cui si uccidono legalmente, per volontà del popolo, su richiesta, degli esseri umani può non essere disperata ???
Sì. Non esistono nazioni disperate. Solo le persone lo possono essere. Non mi sembra così difficile da capire…
a me fa piangere che davanti ad una bella testimonianza di un(a) diciassettenne ci sia una persona adulta che reagisca cosi… mi auguro veramente che lei non sia un’insegnante…
Con tutto il rispetto, lasciamo perdere le frasi di questo genere, non entrano nel merito. Alla fine non credo proprio che Giovanna ce l’abbia proprio con la diciasettene luganese. Per me può benissimo essere una bravissa insegnante o no, la questione però non c’entra e aiuta solo a spostare il discorso su un altro piano (tu mi hai detto questo, io ti dico quest’altro etc).
La questione per me, Giovanna, è che l’articolo confondeva piani non necessariamente legati tra di loro. Non c’è nessun nesso di causa-effetto tra il fatto che un paese sia ordinato e abbia leggi inique. Il ragionamento velato (nemmeno troppo) dell’articolo invece è invece questo: la perfezione della svizzera nella sua “freddezza” (così come può apparire agli occhi di uno che vede sempre le città sporche e incasinate) è espressione della disperazione dei suoi abitanti, resa palese dalle leggi inique come quella sull’eutanasia. Tanto meglio il casino italico, espressione della speranza e della vitalità (anche qui: chi l’ha detto che il disordine debba evocare la vitalità?) che ancora albergano nel bel paese.
Un ragionamento di tal fatta ha il difetto di basarsi su presupposti logici pressochè nulli, non è questo lo sguardo che un uomo ragionevole e tantopiù un cristiano dovrebbe avere sulle cose.
Senti, Titina, mi riferivo a tutte le testimonianze degli svizzeri, compresa la diciassettenne, che certo parlare di pregi e difetti riferito all’omicidio legale delle persone , bè , mi pare assurdo.
Alla faccia del difetto ! Proprio una pinzillacchera !
Giovanna lascia stare Totò che tra te e lui c’è un abisso. Proprio lui del resto decise di passare gli ultimi anni della sua vita a lugano, in una bella casa in riva a lago. Parlò con i miei genitori al telefono (chiamarono da Zurigo, e lui rispose!) e disse che amava la Svizzera. E non dire che all’epoca non c’era l’eutanasia che non c’entra niente….
Sarà il mio ultimo commento.
Non ripeto quanto altri hanno già scritto molto bene in risposta alle obiezioni fatte da lei Giovanna.
Qui il dito era puntato su Lugano e sulla Svizzera in generale: altro che “non è una questione di Svizzera o Brianza o Cina, tant’è vero che l’articolo si conclude con un “finalmente l’Italia”!
Perciò per favore non ci prenda e non si prenda in giro; non siamo scemi e non in quanto Svizzeri, ma perché persone dotate di normale intelletto. Aggiungo che anche i commenti dei lettori italiani sono improntati ad una serenità di giudizio e ad una critica che entra nel merito delle questioni, per cui qui non esito a dirle che dovrebbe essere Lei a correggere il suo atteggiamento presuntuoso.
Mi interesserebbe invece un contributo proprio di Marina Corradi, nel senso che sarebbe bello se potesse prendere posizione rispetto alle critiche, peraltro assolutamente benevoli, mosse all’articolo ed eventualmente “correggere il tiro” qualora ritenesse di doverlo fare.
Ma chi gliel’ha detto che qui “il mondo è lindo, senza errori, né rifiuti, né imprevisti”?
Io l’altro giorno, quando ho visto il suo faccione antipatico e senza un’ombra di sorriso, le ho sputato nel caffè!
AH AH AH, ha visto che anche in Svizzera siamo dei burloni e facciamo i scherzi? Venga quando c’è il carnevale o la festa del vino e vedrà che si tira su di morale!
E siccome sono abbonata da anni a tempi mi permetto di aggiungere:
Marina ha scritto due articoli davvero molto simili su Montecarlo e su San Moritz, entrambi critici verso la popolazione di questi paesi che si accontenterebbe di un’ordine esteriore avendo quasi perso la propria umanità (che sguardo riduttivo sul dramma umano – che per certo vivono – anche i poveri monegaschi!)
Poi ce n’era uno sulla Brianza (questo l’ho cercato nel sito), che parlava della mancanza dei bambini che un tempo affollavano i cortili delle case della zona e che ora non si sentono più. Solo che lì non si sa perché il pessimismo cosmico lasciava spazio a uno sguardo -forse- più profondo: “nel profumo di robinie si respira una promessa fedele: vita, ancora, a questa terra lombarda”.
Mi scusi ma più che pregiudizio qui non ne vedo…
Anche perché in Brianza le siepi ben potate le andavano bene (cit. dal suo articolo): com’è che a Lugano la siepe nasconde la disperazione e in Brianza è segno di speranza?
Scrivere di sensazioni se non superficiali va bene, di impressioni istintive – mi scusi – no.
Lugano ??? a me sembra di vedere Milano……
La Speranza
“O abbiamo la speranza in noi, o non l’abbiamo;
è una dimensione dell’anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti.”
(Vaclav Havel, 1936-2011)
Bellissimo, grazie.
Certo Havel è stato un grandissimo e non possiamo pretendere da tutti la stesso cuore e la stessa qualità di scrittura, ma se confrontiamo queste parole con l’articolo sopra…
E soprattutto con la banalizzazione dell’eutanasia o suicidio assistito di cui sopra !
Havel avrebbe applaudito, senz’altro !
E poi, se gli anziani e i malati li uccidono a più di 100 km da casa mia, che me frega ?
Sono SOLO cinque cliniche , in fondo !
È passata una settimana ma vedo che sempre lì stiamo: la sua speranza è nel codice penale. Se lo stato ha delle leggi giuste abbiamo diritto di avere speranza, se lo stato ha delle leggi sbagliate abbiamo il dovere di essere disperati.
Prendo atto e saluto.
P.S.: però se c’è di mezzo una dogana posso tornare a fregarmene, quindi se trasloco in Lichtenstein, posso starmene bello paciarotto. Giusto?
Eh no!! Quando le affermazioni stridono con l’esperienza, a essere pestati non sono i calli ma il buon senso e la ragione. Cara Giovanna, io di puerile non ho proprio letto niente. Ho solo visto una naturale, ed in fondo caritatevole, reazione di fronte alla posizione preconcetta dell’autrice. Si poteva anche far finta di niente, ma non sarebbe stato giusto se si ha a cuore di dare, almeno tentativamente, un contributo di verità. Per meno non vale la pena nè di scrivere nè di leggere.
Ok, i vecchi in svizzera sono senza speranza in un paese ordinato.
Ora lasci concludere a me:
in Italia hanno la stessa identica mancanza di speranza (e quindi qual è la causa? la svizzera dell’eutanasia o il “problema” è molto più vasto?) e in più il paese è “disordinato” (per dirla con un eufemismo)
Chi sta peggio?
E mamma mia, ma che callo avrà mai pestato Marina Corradi !?
Queste reazioni mi sembrano così puerili..boh !
Cara Sig.ra Giovanna,
cito alcune sue “perle” dai suoi precedenti interventi:
“Eccone un altro, certo che a Lugano non brillano per arguzia !”
“ma perdona se non darò via le mie perle, perché non c’è proprio aria di voler capire, questo campanilismo è soffocante.”
“Queste reazioni mi sembrano così puerili..boh !”
Le faccio notare che in tutti gli interventi degli altri partecipanti ciascuno ha espresso la propria opinione e riportato la propria esperienza senza alcuna espressione neppure vagamente offensiva nei confornti altrui.
L’unica é Lei.
Potrebbe tentare di argomentare evitando sentenze che potrebbero risultare offensive?
Poi riporto tristemente il commento Facebook da Roma che si legge in cima:
“ha scritto perfettamente quello che ho provato 50anni fà si accendevano le sigarette con i cerini e dato l’ordine anche nei sassi sono rientrata in italia con scatole piene di cerini bruciati per paura che un cerino mi cadesse per terra e feci solo una domanda ,, ma qui i bambini dovi li mettono? non ne ho visto neanche 1 per strada quindi non è cambiato nulla”
Sono italiano, e in questo momento sono veramente triste.
E non è puerile mettere in fila delle affermazioni che rispondevano ad altre affermazione piene di aggettivi offensivi , omettendole ? Potrei rifare lo stesso giochetto, ma non ho né tempo né voglia, cari “svizzeri ” per me avete fatto una figuraccia colossale, ma visto che non sono nessuno , tenetevi la vostra presunta perfezione , che nessuno mai e poi mai la possa scalfire minimamente.
Gentile sig.ra Corradi,
Mi spiace che si sia accontentata di una spiegazione così superficiale per la mancanza di speranza che ha scorto per strada (se poi fosse reale o meno poco importa).
Vivendo a Milano le assicuro che io quello sguardo l’ho scorto eccome. Le consiglio di guardarsi in giro con meno pregiudizio: potrebbe arrivare a capire qualcosa di più sull’uomo di oggi – e forse anche su lei stessa – invece che chiudere la questione così semplicisticamente.
Mi spiace che abbia preso una cantonata e/o sia andata a Lugano con le fette di salame davanti agli occhi.
Si rimetta in carreggiata e, su con la vita!
P.S. Mi dispiace anche perché le signore da lei descritte sono palesemente turiste. Glielo assicuro.
che poi andare in svizzera e prendere una “cantonata” è il colmo! 🙂
Non sono ricca, ma la pensione svizzera mi permette di vivere tranquillamente. E, non dovesse bastarmi la pensione attuale – che mi arriva puntulamente – mi basterebbe farne richiesta e riceverei in aggiunta una pensione complementare. Non ho rossetto, nè capelli cotonati, nè catene d’oro al collo (ma dove le ha viste queste signore, che dalla descrizione mi sembrano italiane per le vie di Como?), e anche se avessi tutto ciò penso che non avrebbe nulla a che vedere con la presenza o meno della speranza. E passeggiare nel parco pieno di aiule mi allieta il cuore. Sarò un po’ materialista gentile signora Corradi, ma mi rassenera non dovere aspettare per mesi per una TAC, coperta dalla normale assicurazione malattia, anche nelle cliniche private. Certo, il fondamento ultimo della speranza non è in questo, c’è una speranza ben più grande che mi sostiene, e che posso vivere grazie ad una compagnia e una famiglia che mi attorniano. Non si scoraggi quindi, chè io, pensionata abitante a Lugano, non lo sono!
p.s. citazione della liturgia ambrosiana che mi piace molto: “Signore … accordandoci i beni che passano Tu ci sospingi al possesso della felicità che permane”.
Mi pare un articolo buttato li in qualche modo che risente di una prevenzione “ideologica”. Bello il casino, il disordine, il menefreghismo “creativo”: noioso l’ordine, la cura dei particolari, la laborosità e la serietà. Che dire? Vorrei vivere a Lugano anche solo per le tranquille passeggiate serali sullo spendido lungolago. Vorrei essere dall’altra parte del confine per trovare lavoro ai miei figli. Vorrei trovarmi in una societa libera ed ordinata nella quale fare il proprio dovere è un merito. Ma purtroppo vivo dalla parte sbagliata della frontiera e devo fare i conti con la cianfrusaglia politca, di destra o di sinistra o di grillo che appesta l’ex belpaese.
Ma certo Biasini, poi quando magari sarai un anziano malato, o semplicemente depresso, vuoi mettere la comodità di avere un medico che ti uccide con una bella umanissima iniezione?
Alla fine, c’era bisogno di questa provocazione di Marina Corradi, per ricordarci anche che NON esiste un mondo perfetto in questo mondo.Tantomeno in Svizzera.
Gentile Signora Corradi,
se leggo il suo blog è perché trovo nel suo pensiero degli interessanti spunti di riflessione. Mi fanno pensare e mi aiutano a capire il mondo che mi sta attorno.
E allora mi prendo la libertà di suggerirle una riflessione che ho fatto qualche tempo fa, io svizzero, per le vie di Lugano.
Mia moglie si trovava all’ospedale in attesa del quarto figlio e io mi trovavo in una piazza di Lugano, con gli altri tre marmocchi che correvano di qua e di là. E sono stato attratto da una scenetta che mi ha colpito: una famiglia di italiani in visita a Lugano dove c’era un bambino attorniato da ben sette adulti. Doveva sentirsi il centro del mondo. Se non vado errato, il tasso di nascita in Italia è molto basso, forse tra i più bassi di tutta l’Europa,quello svizzero mi sembra quasi il doppio. Ergo, in Svizzera c’è forse una società che vede ancora il futuro con una certa speranza (fermo restando che la questione dell’eutanasia è, a mio modesto parere, una grande porcheria).
Anche questo può essere uno spunto di riflessione, che forse toglierà un po’ di quella patina che mi sembra abbia annebbiato la sua vista durante la passeggiata a Lugano.
Continuerò a leggerla, so che ne varrà la pena.
Cara signora Corradi proprio pochi giorni fa, recandomi al lavoro, guardandomi attorno e vedendo tutto quello che lei descrive con fastidio perché “perfetto”(ma la perfezione può esser “troppa”?) mi è venuto un moto di gratitudine verso il Padre eterno, pensando che mi ha fatto nascere in un paese risparmiato da due guerre mondiali, in pace, con buone istituzioni, bello. E guardando l’aiula fiorita al centro della rotonda davanti al liceo in cui insegno – di cui nessuno studente si sognerebbe di portare via i fiori – ho sentito una gioia per questo piccolo senso di amore per il bello, gratuito, che in un mondo utilitaristico come il nostro, sopravvive.
E pensavo a come spesso vivo tutto come scontato, vedendo solo il negativo. E come invece lo sguardo, che per esempio Giovanni paolo II ha avuto quando è venuto in Svizzera nell’84, mi aveva stupita per la capacità di leggere tutto il bene presente nella storia e nel presente svizzero.
Certo, la solitudine qui in Svizzera è tanta. Quel tipo di solitudine che tocca tutti i paesi ricchi. E ne possono soffrire anche i giovani. Lo tocco con mano ogni giorno. Ma la pace materiale, la giustizia sociale, il senso civico, la cura urbanistica non ne sono certo la causa. La causa è molto più profonda, come tutti ben sappiamo. E’ la perdita del gusto del vivere, che attraversa mezzo mondo.
Uno sguardo cattolico sa valorizzare il bello, il bene, il buono, il giusto.. fosse anche un fiorellino che un giardiniere, con gusto e passione, ha saputo accostare ad un altro. E di cui io posso godere.
Sono figlia di un immigrato pugliese, un meccanico d’auto, che ha sempre profondamente amato la Svizzera, di cui apprezzava tantissime cose, tra cui la possibilità data ai suoi quattro figli di studiare all’università, interamente grazie alle borse di studio statali. E spero di avere imparato da lui il senso di gratitudine per il posto in cui vivo e per tutte le cose belle, compresi i marciapiedi senza cartacce.
Triste e senza speranza mi è sembrato solo il suo sguardo, signora Corradi.
Mi è sempre stato insegnato come la ricerca del bello, di un ordine, di un’armonia costituiscano tratti fondamentali dell’essere umano, in tutti i luoghi ed in tutti i tempi. Sono ticinese ed amo profondamente l’italianità del Ticino. E come tutti i ticinesi ho respirato sin da piccolo anche la cultura e le tradizioni del resto del mio paese (tedesche e francesi). Questo è stato sicuramente un aiuto a comprendere la ricchezza che il mio vicino, diverso da me, ha da offrirmi. Le automobili parcheggiate correttamente, le strade pulite, il rispetto per l’ambiente sono un bene o un male? È possibile guardare a queste cose con semplicità, e magari ammirazione, od occorre trovare un rovescio della medaglia? Come dire: “È bello ma non è possibile, quindi ci dev’essere per forza qualcosa di storto …”. Perché ridurre lo sguardo attingendo ai soliti luoghi comuni, invece di cercare di capire che storia di popolo sta alla base di quello che vedo e mi colpisce? Che poi, guardando gli ottantenni che camminano sul lungolago, le venga in mente l’eutanasia è un pò come se a me, guardando le siepi non curate e la sporcizia su un marciapiede di Milano, venissero in mente Mussolini o Totò Riina. Sinceramente non vedo il nesso. Sono convinto che il suo, questa volta, sia un articolo un pò malriuscito e che vorrà cogliere con simpatia queste osservazioni che mi sono sorte di getto. Vorrei dire molto di più in risposta, e non per difendere il campanile, ma per fornire quegli elementi che permettano un giudizio più vero sul bello e il buono che, anche la Svizzera, ha da offrire allo sguardo di tutti.
bella risposta, hai riassunto bene tutto quello che volevo dire. Tra l’altro la frase finale sulle siepi disordinate ai lati del guard rail mi sembra di averla letta anni fa sempre sulla stessa rubrica, vabbè.
Cari svizzeri, non “tutti ” gli svizzeri, che avete scritto per contestare l’articolo, se non ci arrivate, non ci arrivate, ma a me sembra lapalissiano che non è questione di Svizzera o Cina, ma di un paese dove c’è una legge tremenda, attuale, una legge dello Stato, votata dagli svizzeri, non Mussolini che è morto a metà del secolo scorso , nè Riina, che è un delinquente, e ci mancherebba pure che uno fosse accoppato in quanto anziano, ma in quanto anziano può essere ucciso su richiesta.
E che vuol dire che gli svizzeri leggono questo articolo ? Se fossi svizzera mi vergognerei profondamente di questa barbara legge, come essendo italiana mi vergogno profondamente della legge italiana sull’aborto e non contesterei mai una scrittrice che vedendo uno dei pochissimi bambini con sindrome di down sopravvissuti, si ponesse delle domande o facesse simili riflessioni.
1) non sono svizzero ma italiano
2) se la questione non è la Svizzera e la Cina si poteva allora evitare la retorica “la Svizzera è ordinata ma disperata, che bello che noi in Italia siamo sporchi e disordinati ma pieni di speranza”
3) Le leggi tremende ce le ha anche l’Italia (non sull’eutanasia d’accordo), ma allora perchè non dire che ‘Italia è un paese disperato perchè nelle sue leggi permette l’aborto (infatti tu giustamente la ricordi)?
Per concludere: almeno personalmente non ho niente da dire sul fatto che la legge svizzera sull’eutanasia sia una barbarie. Però non si può contestarla così, calcando sul lato “sentimentale” (e chennesai che quei vecchietti erano disperati?? chennesai che gli “manca un senso, una speranza”???).
Non puoi contestare il fatto cara Giovanna che l’articolo si gioca tutto sul fatto di mettere in contrapposizione la pulizia della città Svizzera con la disperazione (presunta) degli abitanti. Sono due piani che non c’entrano nulla e mischiarli fa solo confusione. Scusa, ma pensare così non è ragionevole.
Parlando della pulizia e dell’ordine delle città svizzere sarebbe stato bello magari imparare qualcosa da un paese che per lo meno non ha perso il senso della bellezza almeno in questo (ristretto e di poca importanza quanto vuoi) ambito (mentre qui in Italia lo abbiamo perso da un pezzo)
Cari “svizzeri “, ci rinuncio, evidentemente non vi passa nemmeno per l’anticamera del cervello che la felicità non sia una siepe ordinata e niente cartacce per terra , mentre nello stesso momento una nazione uccide i suoi anziani e i suoi malati e anche quelli di tutta Europa.
Eppure sembravano considerazioni semplici e condivisibili.
( e comunque contesto fortemente la riduzione e la banalizzazione delle parole di Marina Corradi che in tanti avete operato riportandole in modo distorto, lontani mille miglie dal senso di quelle parole, tutto tranne che un attacco alla Svizzera )
almeno personalmente non ho mai detto che la felicità passa da una siepe ordinate e dal fatto che non ci siano cartacce per terra. E così credo non abbia fatto nessun altro.
Poi se vuoi farmi dire queste cose è tutto un altro discorso.
Non fai riferimento a nessun punto della mia risposta, mi dispiace ma mi sembra che sa tu quella chiusa che non vuole capire.
Giustamente, nessuno l’ha detto. Ma qui l’autrice e qualche suo sostenitore se la cantano e se la suonano e la loro immaginazione prevale su tutto il resto.
Che poi “Lugano città perfetta” dove l’avranno vista? C’è un traffico esagerato, e i residenti sono per il 40% stranieri (molti italiani), con le loro abitudini e i loro viziucci, compreso quello di buttare i mozziconi per terra.
Se la signora Corradi e le sue ammiratrici fanno un giretto ad Ascona o a Sankt Moritz chissà cosa pensano, che sono opera dell’anticristo?
Senti Franz, se tu parli di disperazione “presunta ” in un paese in cui è possibile legalmente, nell’indifferenza di tutti, con una legge dello stato che lo permette, ammazzare un anziano o un malato che lo richieda, magari perché è depresso, come nel caso di Lucio Magri , è ovvio che ritieni più importante una siepe ordinata che la speranza.
Poi, non sono una scrittrice, Marina Corradi l’ha detto molto meglio.
Ho detto presunta perchè non si può giudicare se una persona è disperata o no a seconda delle leggi del suo paese. Su questo almeno sei d’accordo? Sennò è come dire che visto che in Italia c’è una legge che permette l’aborto, ergo di conseguenza gli italiani sono disperati.
Io contestavo questo fatto e mi sembra ragionevole farlo, spero che tu ti trovi d’accordo con me su questo.
Se poi invece tu ritieni che io, sostenendo questa affermazione, ritenga “ovviamente” più importante le siepi della speranza, bhe allora qui è la logica che manca
ciao
Caro Franz, invece per me una nazione che uccide i suoi figli è disperata, pensa che strano. E anche una nazione che non valorizza e sostiene la famiglia.
E anche una società che propone il suicidio per chi non si sente perfetto.
Ho già fatto l’esempio dei bambini. Prova a spiegare ad un bambino cosa vuol dire aborto. Io l’ho dovuto spiegare a mio figlio che aveva 6 anni, non scorderò mai la sua faccia incredula ed impaurita , non riusciva nemmeno ad immaginare che una mamma potesse fare una cosa simile. E così, se il mio papà avesse saputo che avrebbe potuto togliere il disturbo in una bella, pulitissima clinica, e che magari un suo amico ne aveva usufruito, ti assicuro che non avrebbe fatto salti di gioia.
Cara Giovanna,
quello che proprio non capisco è che per riflettere sul dramma dell’uomo moderno la signora Corradi sia dovuta venire a Lugano. Vede qualcosa di bello e questo le ispira il peggio… Mah!
La descrizione che fà della realtà è palesemente grottesca; se l’articolo doveva portare un contributo di conoscenza al lettore, possiamo tranquillamente dire che ha reso invece un cattivo servizio.
Secondo me quel giorno la signora Corradi aveva l’umore un po’ basso. Il riferimento aIl’eutanasia, barbarie culturalmente sempre più accettata e richiesta in tutto il mondo (v. Eluana e non solo), mi è sembrato perciò il più immediato pretesto per dar corda ad un sentimento che spesso alberga in noi: il pregiudizio e, forse sarò malizioso, un pò di invidia.
Gentile Marina Corradi,
Sono italiana, vivo da tanti anni all’estero, attualmente abito a Lugano e sono una sua lettrice affezionata.
Mi faceva piacere dirLe tre cose in realzione al suo articolo.
Primo ciò che Lei ha scritto su Lugano non corrisponde assolutamente alla mia esperienza di vita vissuta qui con la mia famiglia in dieci anni.
Secondo, vivendo all’estero (non solo in Svizzera) ho imparato ben presto, soprattutto come italiana, che ogni luogo comune e/o pregiudizio su una nazione tout court è sempre un punto di vista sbagliato. E questo indipendentemente dall’argomento che si voglia affrontare, sia esso l’eutanasia, l’aborto, la mafia, la corruzione, la guerra o altro.
Infine volevo farle presente che molte persone qui a Lugano leggono i suoi articoli (talvolta anche pubblicati su un quotidiano locale) e la apprezzano; mi auguro di cuore che Lei in futuro possa fare tesoro di ciò.
ma scusa Marina, tu vedi un vecchio per la strada e pensi che questo si voglia ammazzare? hai scritto articoli decisamente migliori…
Scusa, Marco, se mi intrometto, ma mi sembra fin troppo ovvio che in un paese in cui sia permesso l’aborto di un disabile, lo stesso disabile e la sua famiglia non si sentano ben accolti, così in un paese in cui è permessa l’uccisione di un anziano in quanto anziano come si dovrebbe sentire un anziano ?
E poi, ribadisco, secondo me l’articolo voleva essere una provocazione per tutti noi, che siamo o saremo in tot anni irrimediabilmente anziani e già ora facciamo i conti con la speranza che abbiamo o non abbiamo e questo in Svizzera , in Italia e dappertutto nel mondo.
L’altro giorno in fila in comune si parlava del più e del meno, un signore anziano ha detto di essere stato un giudice, con orgoglio e con tristezza, ora non era più niente, in che cosa sperare ?, ho pensato più o meno questo, in primis PER ME.
La legislazione Svizzera ovviamente non permette l’uccisione degli anziani in quanto anziani. Se lei é anziana può recarsi in Svizzera tranquillamente senza temere attentati alla sua incolumità.
Sono d’accordo. Seguo da tempo la Corradi e ho ancora l’abitudine di archiviare i suoi articoli migliori. Questo certamente non merita di essere ricordato. Ma può succedere. Forza Marina, il prossimo sarà meglio.
Lugano addio, cantava …… basta e avanza.
Condivido tutto. troppo acuta questa donna!
All’eutanasia ci stiamo arrivando anche in italia, senza avere il privilegio di vivere in una società “perfetta”. (e non è certo colpa della maniacale precisione svizzera)
Proprio perché stiamo arrivando all’eutanasia anche in Italia, che occorre rifletterci bene e questo articolo fa riflettere sulla vecchiaia, sull’eutanasia, sulla speranza che abbiamo.
E comunque è agghiacciante che una società che tutti descrivono “perfetta ” come quella Svizzera, permetta una simile e barbara e incivile crudeltà come l’eutanasia.
Evidentemente la speranza non può venire da una società “perfetta “.
Grazie, Marina!
Sono stato a Lugano diverse volte e ho visto quello che hai visto tu. Ma il tuo modo di guardare mi riempie di speranza anche per quelle immense solitudini che hai descritto. Se si guarda così la periferia dell’umano che incontro ogni giorno nella mia missione, attraverso il nostro sguardo entra nel mondo la speranza. La grande Speranza è iniziata da Uno che ha guardato tutti in un altro modo. Anche il Papa ha dichiarato di essere peccatore (cioè solo, perchè il frutto del peccato è la solitudine), ma ha detto di essere guardato da Cristo. Che conta è accorgersi. E questo accade per grazia in un incontro.
Tu a Lugano guardavi con gli occhi di Cristo, della Speranza, ma qualcuno dovrà alzare il mento di queste tristezze ancora vive e far accorgere di questa bella sorpresa.
Senza offesa per nessuno, ma se quello di Marina Corradi quella mattina era lo sguardo di Cristo su Lugano … siamo veramente messi male …
Caro don Torti,
tutte queste belle parole ce le ha messe lei, però.
Nell’articolo c’è solo scritto che l’autrice è venuta a Lugano, si è seduta a prendere il caffé e si è innervosita constatando di avere intorno alcuni anziani accompagnati dalla badante.
Allora ha deciso che gente tranquilla che può permettersi, anche negli ultimi anni di vita, di stare tranquilla in riva al lago, ben vestita e accudita da qualcuno è uno schifo intollerabile. Forse dovrebbero venire rinchiusi in un istituto a imparare cos’è la speranza?
L’articolo continuo a rileggerlo ma dello sguardo di Cristo non trovo proprio dov’è che se ne parli.
Interessante articolo, grazie Marina Corradi.
Molto bene, lei vada pure a nel degrado dei migranti abbandonati a se stessi a Pantelleria, e io rimango a Lugano, così siamo contenti tutti e due.
Per il prossimo articolo però le suggerisco di fare un bel parallelo tra i vecchietti che guardano arrivare la morte in condizioni di disagio in qualche posto male amministrato e i ragazzi del liceo di lugano che affrontano baldanzosi il futuro: magari le verrà fuori qualche riflessione più originale di questa retorica da quattro soldi.
Eccone un altro, certo che a Lugano non brillano per arguzia ! 🙂
( come poi un anziano possa essere sereno in un posto in cui appena esprime il minimo disagio c’è la fila per accopparlo, non saprei )
Ribadisco la mia opinione : questo articolo non c’entra nulla, o pochissimo, con la realtà, nel senso che la deforma.
L’abnormita’ della sua affermazione mi convince ancor più di questo.
In quanto all’arguzia altrui, lasci perdere…..
Forse anche l’arguzia è negli occhi di chi guarda.
Lugano non è certo perfetta, è una bella città curata, come possono esserlo Stresa o Santa Margherita Ligure (posti da cui manco da qualche anno, spero siano rimasti come li ricordo).
Che a Lugano ci sia “la fila per accoppare gli anziani con qualche disagio” è un giudizio che mi riesce difficile commentare con garbo: è una falsità, una chiacchiera da bar fatta da chi non sa di cosa parla.
Tra la protestante Zurigo e il cattolico Ticino c’è di mezzo un mondo, In tutta la Svizzera ci sono 5 cliniche per l’eutanasia: a Basilea, Berna, Ginevra e due a Zurigo.
Lugano con questo non c’entra niente: è un bel posto abitato da gente laboriosa che ama aver cura dell”angolo di mondo in cui gli è toccato di vivere e non è di sicuro “una città senza speranza”. (Complimenti anche al titolista).
Venga a visitare il nostro ticino (non solo due bar sul lungolago): le feste popolari, le processioni, le nostre scuole, le botteghe di tanti artigiani. magari è la volta buona che scopre qualcosa che non s’aspettava.
Insomma, Giorgio, il riferimento era all’eutanasia, se fossi Svizzera, nata in Svizzera, comunque mi vergognerei io per prima di questo obbrobrio, altro che pensare che addirittura cinque cliniche ( CINQUE !, mi vengono i brividi !) per accoppare i malati e gli anziani siano una sciocchezzuola, che magari non avviene a Lugano, ma permea una nazione tra l’altro molto piccola, è permesso nella nazione in cui c’è Lugano e un anziano di Lugano sa che con qualche soldo può facilmente essere ucciso e nessuno piangerà per lui.
Credo che questo campanilismo, confesso che non riesco a immedesimarmi nel campanilismo, mi sembra inconsistente rispetto alle questioni sollevate dall’articolo, che interrogano ciascuno di noi, svizzero o italiano, comunque uomo, dal primo istante di vita fino all’ultimo.
Il mistero della vita si pone in relazione diretta con il suo Autore e ogni azione umana che non rispetti questo mistero é una tremenda violazione. Per questo ogni omicidio , e quindi anche ogni aborto e eutanasia , devono generare una infinita tristezza in ognuno di noi in quanto esseri umani, indipendentemente dalla nazionalità.
Purtroppo il numero dei nostri connazionali italiani che si recano in Svizzera per il suicidio assistito non è bassissimo, almeno da quel che si può leggere in Internet. E poi c’è l’aborto.
Scrivo questo per indurre la riflessione sul fatto che purtroppo la disperazione e l’incapacità di dare una risposta d’amore ai drammi che la vita inevitabilmente porta con sé non hanno confini geografici precisi.
Eleggere una città o una nazione a moderne Sodoma e Gomorra non ha senso, il problema del male non termina ne a Chiasso ne in qualunque altro posto,.
Se vogliamo parlare dell’eutanasia, come dell’aborto e degli altri modi in cui, in europa occidentale, si relativizza il valore della vita e si sopprimono vite umane facciamolo pure, e non sarò certo io a difendere nessuna di queste pratiche.
Non è che basti sventolare la bandiera “pro life” per far diventare bello e interessante un articolo superficiale, poco informato e che, con una logica a dir poco traballante mette insieme il (tutto sommato normale) decoro urbano della passeggiata di un luogo di villeggiatura e la solitudine di qualcuno a cui è rimasta solo una badante per compagnia.
Le stesse identiche cose potrei scriverle io: faccio un giro in piazza del Duomo a Milano, mi siedo ad un tavolino, osservo i turisti (perché gli anziani sul lungolago SONO turisti: i vecchi residenti non vanno lì a prendere il caffé) e leggo in faccia ad alcuni un senso di disperazione, poi scrivo: “una piazza meravigliosa, un Duomo gotico perfetto eppure manca l’essenziale, manca la speranza. Com’è inutile questa cattedrale e che sollievo quando rivedo la chiesetta al mio paesello!”
Ecco, se un milanese leggesse un ragionamento del genere, come dovrebbe commentare?
Se questi sono i cristiani che, secondo la profezia di Chesterton, si leveranno a difendere la ragione, andiamo bene.
Non sapevo che vicino Milano ci fossero CINQUE cliniche per uccidere anziani e malati.
E infatti la povera Eluana Englaro l’han portata a Lugano e l’han buttata nel lago.
Va bene così: Lugano è un posto tremendo, un lager dove, dietro l’inquietante apparenza delle aiuole curate, ammazziamo i vecchietti appena prendono il raffreddore. Spazziamo i marciapiedi per mettere a tacere la nostra cattiva coscienza, siamo tutte persone malvage e ipocrite nascoste dietro una facciata di civismo e buona educazione. Si sente rassicurata adesso?
È chiaro che non le interessa conoscere o capire ma solo ripetere ossessivamente i suoi pregiudizi, mi viene il dubbio che la nostra città non l’abbia mai vista neanche in televisione.
Caro Giorgio, paragonare la povera Eluana, per cui indubbiamente mi sono vergognata di essere italiana, e con me di sicuro le famiglie con disabili gravi, alle migliaia di omicidi commessi in Svizzera legalmente da anni.. bisogna essere un pochino in malafede oppure accecati dal campanilismo, per me un atteggiamento incomprensibile , davvero.
Gentile Giovanna,
di cose incomprensbili per lei a quanto pare ce ne sono parecchie e mi sembra di capire che il motivo sia che continua a parlare (non so perché) di cose che non conosce o conosce per sentito dire.
1) Lugano è a 200 km da Zurigo, cantone tedesco e protestante, e a 80 km da Milano, città con cui ha grandi legami storici e con cui condivide la lingua. Chi è vicino a chi? Per quale strano motivo un luganese dovrebbe sentirsi più disperato di un milanese per l’esistenza (a Zurigo) di alcune cliniche dove si pratica il suicidio assistito?
2) In Svizzera l’eutanasia è proibita dalla legge, ai sensi degli articoli 111, 113 e 114 del codice penale. Come? Marina Corradi dice che è legale? Marina Corradi è venuta mezz’ora a prendere il caffè e ha messo insieme un articoletto che sembra un tema di seconda media senza fare il minimo sforzo per documentarsi.
Ciò che è legale in Svizzera è il suicidio assistito, che è tutta un’altra cosa. Non è che in Svizzera ammazziamo i vecchi e i malati. Semplicemente, se uno decide di suicidarsi, esistono alcuni posti in cui questo (a determinate condizioni) è permesso. È una cosa brutta e sbagliata, ma non è la stessa cosa.
Lei si compiace di usare termini sensazionalistici, continua a scrivere che “accoppiamo la gente”. Chi è in malafede, io o lei?
In Italia non ci sono suicidi? Ci dovremmo mettere a sputare sentenze su un paese “accoppa a migliaia” i disoccupati, o gli imprenditori in fallimento, o gli sfrattati?
3) Qual è, alla fine, questa sua speranza? Alla fine continua a ripetere una cosa sola: che in Italia la legislazione è meno permissiva e che in Svizzera ci si deve vergognare. Bene, dunque questa è la fonte della sua speranza, il codice penale italiano?
Caro Giorgio, hai un’idea veramente curiosa di nazione e comunque l’immagine che date un pò tutti è che di quello che accade nel vostro paese , se non vi tocca, ve ne fregate.
Per quanto riguarda la mia speranza, questo bellissimo articolo mi ha fatto chiedere in cosa consiste, mi ha fatto riflettere , ma perdona se non darò via le mie perle, perché non c’è proprio aria di voler capire, questo campanilismo è soffocante.
Giorgio, lascia stare, questa Giovanna di logica e razionalità ne ha davvero poca, e sproloquiando su qualsiasi argomento non si rende conto di che enorme danno fa a chi cerca di difendere con correttezza e determinazione una visione della vita cristiana. Hai già fatto un esempio più che comprensibile, non l’ha voluto capire, pazienza. Questo rimane uno dei peggiori articoli mai letti, correla i cestini puliti alla voglia di morire, ma che posizione demenziale e nichilista è quella che pensa che l’ordine e la calma soffochino la voglia di vivere e la speranza? Molto più probabilmente chi soffre di così tanta invidia deve chiedersi se non è la sua di speranza ad essere così flebile e malconcia solo da riuscire a sopravvivere nel caos. E non regge nemmeno l’entusiasmo dei clandestini, loro sono qui solo perchè vedono in noi le qualità positive che noi ascriviamo agli svizzeri. E se tu devi vergognarti per 5 cliniche che in nessun modo puoi fermare se non con un’opposizione corretta e argomentata, quanto dovrebbe vergognarsi un italiano come me di vivere in un paese che continua a produrre esseri ottusi polemici e irragionevoli in quantità industriale? Saluti Giorgio, Giovanna
ma io dico, caro Matteo , che bisogno c’è di offendere ?
ma non ti preoccupare, persone senza logica e razionalità, ottusi , polemici e irragionevoli , non mancheranno mai, vero ????
( in casi come il tuo una bella camomilla fa miracoli !)
Io non parlerei dell’eutanasia come di un omicidio legalizzato, ma piuttosto di un suicidio consapevole. Ma insomma, quanto bigottismo! In un mondo in cui ci è ormai concesso di cambiare nome, di cambiare sesso, di privare i bambini della figura dei genitori intesi come un padre e una madre, un mondo che ci ha tolto il diritto al lavoro, un mondo che ci toglie anche la casa se non possiamo pagare qualche piccola rata, ma ci volete almeno lasciare il diritto di scegliere di chiudere gli occhi ad una certa età, senza per forza dover lasciare questo mondo tra ulteriori sofferenze?
vero anche però che l’articolo mette in parallelo cose che non c’entrano nulla come l’eutanasia e le siepi ai lati dell’autostrada. Scusa ma per me una frase del genere: “Bellissime mi paiono, lungo il guard rail, le siepi disordinate” è semplicemente illogica.
Anche se la svizzera fosse il paese più iniquo del mondo io preferirei comunque le siepi ordinate a quelle non.
Allora perchè si usa una frase del genere? A quale scopo?
eppure, Franz, ti assicuro che mia figlia quindicenne ha capito perfettamente il senso di quella frase e si è commossa. Nella tua esperienza non trovi nulla che ti faccia paragonare qualcosa che sembra perfetto . ma è morto, con qualcosa che sembra disordinato, ma è vivo? Per esempio una casa ordinatissima, ma in cui non c’è amore e una cosa disordinata , ma piena di vita e risate di bambini ? Certo che non sembrate un popolo molto versato per la poesia ! 🙂
ciao Giovanna,
allora prima di tutto voglio dirti che ti ho risposto anche sotto (in basso in basso).
Inoltre non sono svizzero ma italiano. Posso capire benissimo l’immagine di qualcosa di molto bello ma morto (come il tuo esempio della casa) e capisco anche il suo valore. Quello che contesto è il fatto che, seguendo lo stesso ragionamento utilizzato nell’articolo, si sarebbe potuta dire la stessa cosa riguardo a città come Venezia e Milano (magari senza il collegamento all’eutanasia, ma cmq qualcosa di brutto si trova sempre).
Comunque ok, posso capire come immagine da usare ci può stare per rendere un’idea, fa il suo effetto. Solo che così a mio parere si passa anche l’idea (sbagliata) che fare le cose bene (avere le strade in ordine etc etc) serva solo a nascondere la disperazione. Quindi meglio il casino di un paese pieno di vita (ma ne siamo così sicuri) come l’Italia (adesso poi non voglio cadere dal lato opposto – dico solo che un ragionamento del genere si può rivoltare come un calzino a proprio piacimento quindi non regge).
Non è ragionevole, cerca di capirmi. Per dirla “alla ciellina”, non prende in considerazione tutti i fattori della realtà e quindi per me rimane un immagine ridotta e distorta, pur magari nella sua bellezza poetica.
Visto che in italia è possibile esprimere il proprio disagio senza essere accoppati, come spieghi la poca serenità degli anziani? Forse perchè a volte sui giornali si legge che qualche anziano è stato ritrovato cadavere nella propria casa, dopo giorni o settimane che era morto?
La speranza non è una condizione che può nascere dal posto dove vivi, ma è qualcosa che c’è nel cuore dell’uomo quando esso è certo di essere voluto bene e di un progetto di bellezza su di sè.
Sono italiano e vivo a Lugano da diversi anni, gentilissima Signora Corradi la prossima volta che si recherà in Ticino lo faccia per farsi una bella passeggiata perché per vedere quello che ha visto può farlo tranquillamente sotto cosa sua.
Grazie, un articolo bello e che fa riflettere, in primis noi lettori sulla nostra speranza.
( non si preoccupi , Marina, si capiva benissimo che non era una polemica Italia-Svizzera, abbia pazienza !)
Dai è già quella stagione dell’anno lì.
Quella in cui la mancata poetessa scrive l’ennesimo articolo sempre uguale sulla Svizzera che è pulita ma depressa..
Che noia…
…..poi come se tra il Ticino, Zurigo o Oslo non ci fossero differenze….
Di Marina Corradi si sono lette cose migliori. Mi capita di visitare qualche anziano italiano e non mi pare che abbiano lo sguardo pieno di speranza, e perdipiù non vivono neanche in una società “perfetta”
mi sembra un articolo davvero modesto,luoghi comuni uno sull’altro… forse la dott. Corradi dovrebbe frequentare anche qualche parco del centro di Milano per scoprire che noncuranza, trascuratezza del’io, noia e disperazione esistono anche nella nostra sporca, inquinata e mal governata Italia.
Non vivo in Svizzera ma la frequento spesso, avendo li degli amici. Talvolta vado a trovare, e dovrei andarci piu’ spesso, una stupenda signora anziana ospite della residenza per anziani del comune di Paradiso, che è un sobborgo di Lugano. La signora in questione è una credente piena di speranza, che partecipa tutti i giorni con gli altri ospiti che lo desiderano al Rosario recitato nella Cappella dell’istituto. Se la sig.ra Corradi avrà occasione di passare ancora a Lugano per una visita meno fugace la invito senz’altro a visitare questa o altre residenze per anziani. Personalmente ho avuto l’impressione che in Svizzera la cura che mettono nel curare le siepi la mettano a maggior ragione nell’occuparsi di chi ha bisogno. Forse qualcosa da imparare c’è.
In conclusione, a mio parere, questo articolo non c’entra nulla, o pochissimo, con la realtà, nel senso che la deforma.
Non vivo in Svizzera ma la frequento spesso, avendo li degli amici. Talvolta vado a trovare, e dovrei andarci piu’ spesso, una stupenda signora anziana ospite della residenza per anziani del comune di Paradiso, che è un sobborgo di Lugano. La signora in questione è una credente piena di speranza, che partecipa tutti i giorni con gli altri ospiti che lo desiderano al Rosario recitato nella Cappella dell’istituto. Se la sig.ra Corradi avrà occasione di passare ancora a Lugano per una visita meno fugace la invito senz’altro a visitare questa o altre residenze per anziani. Personalmente ho avuto l’impressione che in Svizzera la cura che mettono nel curare le siepi la mettano a maggior ragione nell’occuparsi di chi ha bisogno. Forse qualcosa da imparare c’è.
In conclusione questo articolo non c’entra nulla, o pochissimo, con la realtà.