
Le nuove regole di bilancio per l’Europa – RS
Alla fine del vertice notturno dell’Unione europea, durato dieci ore, i 27 Stati non sono riusciti a trovare un accordo comune sulle nuove misure da adottare. Si è così ripiegato su un accordo tra i 26 Paesi dell’Eurozona. Secondo il presidente francese Nicolas Sarkozy «abbiamo avuto un dibattito approfondito e difficile sulla forma giuridica da dare alla riforma dei Trattati e sulle riforme da attuare. Non è stato possibile procedere a 27 e quindi abbiamo deciso di andare avanti con un accordo intergovernativo aperto a chi vi vorrà partecipare». Il premier britannico David Cameron, che si è rifiutato di accettare l’accordo, ha dichiarato: «Noi non rinunceremo mai alla nostra sovranità. Se non si riescono a contenere gli eccessi all’interno di un Trattato, meglio restarne fuori. Non era nell’interesse della Gran Bretagna, quindi non l’ho accettato».
I leader dell’Area euro hanno deciso una “golden rule”, ovvero una regola d’oro per una disciplina di bilancio più stringente, per evitare il ripetersi della crisi del debito. Il cosiddetto “deficit strutturale“, che non considera gli effetti una tantum del ciclo economico e del rimborso sul debito, viene limitato allo 0,5% del Pil. Ci saranno poi regole più severe, con la Corte di giustizia europea chiamata a verificare il loro rispetto, per quanto riguarda le “conseguenze automatiche” per quei paesi che sforano il limite del deficit/Pil del 3%. I paesi si impegnano a “lavorare sul modo di approfondire l’integrazione fiscale per riflettere al meglio il nostro grado di interdipendenza”.
Non si sono fatti riferimenti alla Banca centrale europea, che in tanti vorrebbero come la Fed americana. La Bce, per statuto, non può battere direttamente moneta, né è la garante di ultima istanza dei debiti dei diversi paesi. Il suo compito istituzionale è sostanzialmente uno solo: garantire la stabilità dei prezzi. Starebbe però maturando un accordo tra gli Stati non scritto: i governi si impegnano ad adottare regole stringenti in materia di bilancio e la Bce rafforzerà la sua attività di accompagnamento, acquistando i ititoli di Stato più traballanti. Nessun accordo però sugli Eurobond.
I paesi dell’Eurozona hanno poi deciso di creare una serie di “firewall” per evitare il ripetersi di situazioni come quella greca. Il fondo di salvataggio futuro, o meccanismo di stabilità europeo (Esm), sarà accelerato, con l’obiettivo di farlo entrare in vigore dal luglio 2012. I leader hanno deciso di “rivalutare l’adeguatezza” dei 500 miliardi di euro di dotazione limite per il fondo. Gli Stati membri “considerano, e confermano entro 10 giorni” un trasferimento di 200 miliardi di euro per il Fondo monetario internazionale. Si spera poi in “contributi in parallelo da parte della comunità internazionale”.
Escluso poi nel futuro un coinvolgimento del settore privato: i leader hanno infatti riconosciuto che la politica precedente durante la crisi in Grecia, di costringere gli investitori privati ad accettare le perdite delle loro disponibilità in debito greco, ha fallito e non sarà ripetuta. Queste misure saranno rese giuridicamente vincolanti per mezzo di un accordo internazionale “che dovrebbe essere firmato a marzo o ad una data precedente”, si legge in una nota.
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