William Dalrymple, «Gli ultimi cristiani» Internazionale (9 nov.)
«Quando l’Occidente e l’islam si scontrano, ne fanno le spese anche i cristiani che vivono nel mondo arabo». William Dalrymple ricostruisce le vicende della minoranza cristiana in Oriente che sta scomparendo. Documenta le persecuzioni, le fughe e le abiure, per paura, degli ultimi tre anni, in Pakistan, India, Turchia, Libano e Palestina. «Basterebbero nove aerei jumbo per portare via tutti i cristiani rimasti a Gerusalemme».
Pier Aldo Rovati, «Sulle piste della ragione» la Repubblica (13 nov.)
Prende spunto dalla pubblicazione del volume Attualità dell’Illuminismo, a cura di Eugenio Scalfari, che raccoglie un dibattito lanciato dal curatore un anno fa, con interventi di quelli che sono considerati i maggiori intellettuali italiani. Dice che come – seguendo Croce – non possiamo non dirci cristiani, così non possiamo non dirci figli dell’Illuminismo. La caratteristica fondamentale di questa figliolanza è «che la ragione non può essere divinizzata né scritta con la maiuscola, e che dunque confina subito con le ragioni al plurale e sostiene un’idea di verità non violenta né unica, implicando un’etica della tolleranza senza condizioni».
Magdi Allam, «Martirio, fede, disperazione» la Repubblica (14 nov.)
Il “martirio” islamico avverrebbe o per disperazione, dovuta fondamentalmente all’indigenza economica (alle famiglie dei martiri danno la pensione), o per fede. Il tratto comune dei martiri è che sono giovani, single, manipolabili e “lavati” nel cervello.
Editoriale «Giù le mani dal crocifisso» Il Foglio (15 nov.)
Giù le mani dal crocifisso, perché così «le pareti non parlano, e il loro mutismo non è corretto né scorretto, è semplicemente vuoto. Con il crocifisso appeso, le pareti degli edifici pubblici testimoniano a una società sempre più immemore e sempre più ignorante che “la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale […] una nuova qualità spirituale che fin allora era mancata all’umanità” (Benedetto Croce)». «La conciliazione intima di religione e cultura, di fede e ragione, si è realizzata nel mondo moderno nel rispetto dei simboli e non nel bandirli come segno di intollerabile differenza».
Commento
I fenomeni descritti da William Dalrymple sono avvenuti nella totale indifferenza di un Occidente, che tanto si dice pronto a proteggere le altre minoranze religiose, quanto sembra disattento a difendere i cristiani là dove sono minoranza. Vi è inoltre una grande confusione: si confonde la ragione, che è una dote, con la verità che è il contenuto per cui questa dote è fatta. Si dimentica che dall’Illuminismo proviene la celebrazione della Dea Ragione, ovvero dell’uomo misura di tutte le cose, e che proprio da questa pretesa nasce la violenza. Si confonde con la massima tranquillità il suicidio con il martirio. Il problema non è se esistano tante verità misurabili, ma se esista un amore (poiché questo è l’unico senso possibile di una verità desiderata) più grande della nostra misura e in grado di salvare la fragilità che la caratterizza. È questo il vero senso della rivoluzione cristiana, che – come giustamente dice Il Foglio – le nostre pareti dovrebbero ricordarci esponendo il Crocifisso. Il Crocifisso testimonia che il principio della tolleranza non è nella coesistenza e nella conciliazione di tante piccole e discutibili verità, ma nell’essere resi capaci di amare l’altro come se stessi. Per farsi un’idea non peregrina di cosa sia la ragione e di come funzioni in rapporto alla verità, leggere attentamente tutto – dalla prima all’ultima pagina – L’Autocoscienza del cosmo, di Luigi Giussani (edizioni Rizzoli).