Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Interni

In morte della prescrizione

Le nuove norme non ci daranno processi più giusti, ma solo più lunghi e farseschi. Vademecum di una furbata statale per cittadini rispettabili (e non)

Danilo Cilia
14/04/2017 - 2:00
Interni
CondividiTwittaChattaInvia

toga-magistrato-tribunale-ansa

Diciamocelo onestamente: la stragrande maggioranza dei cittadini detesta l’idea della prescrizione. La possibilità che qualcuno, accusato di aver commesso un reato, possa farla franca per il sol fatto che non si faccia a tempo a condannarlo, generalmente indigna le persone perbene.

Starà dunque riscuotendo consensi la proposta, già approvata dal Senato ed ora all’esame della Camera, di modificare radicalmente questo vecchio istituto del codice penale, secondo una linea riformatrice che suona un po’ così: allunghiamo i tempi di prescrizione dei reati, così da avere più tempo per arrivare alla sentenza definitiva e poter meglio “fare giustizia”.

LEGGI ANCHE:

Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, durante la discussione della sua riforma alla Camera

«La riforma Cartabia è un pasticcio che avrà conseguenze gravi»

4 Agosto 2021

Perché questa volta è il caso di dire: bravo Renzi

17 Gennaio 2020

È la scelta giusta? O perlomeno, è la scelta di un paese civile? La prescrizione è davvero quel meccanismo diabolico, manipolabile a piacimento da avvocati senza scrupoli fino al punto da rovinare un processo e da renderlo ingiusto?

La risposta a queste domande passa per un fondamentale distinguo: quello tra “prescrizione” come strumento di garantismo processuale, e “prescrizione” come fenomeno più o meno patologico, riscontrabile nella quotidiana prassi dei tribunali.

Cos’è la “prescrizione” e perché dilaga la “prescrizione”
Se probabilmente in tanti intuiscono il funzionamento della Prescrizione (l’estinzione dei reati per mancato esercizio, entro un certo termine, del potere statale di accertarli), sicuramente in pochi ne comprendono le reali funzioni:

  1. garantire processi brevi dunque attendibili (quale testimone potrà mai ricordare i particolari di un volto, di un luogo o di un’auto a distanza, ad esempio, di dieci anni dal fatto?);
  2. rendere meno lunga, dunque più civile, l’attesa dei cittadini (che è attesa di riparazione, nel caso delle vittime, ed è diritto a non essere tormentati in eterno, nel caso degli imputati – innocenti o colpevoli che siano);
  3. assicurare alle pene inflitte esecuzioni tempestive dunque efficaci (ha senso punire qualcuno vent’anni dopo aver commesso un reato?).

Certamente quasi nessuno, d’altra parte, conosce i motivi del dilagare nei tribunali dei provvedimenti di “prescrizione”. Ed è proprio sulla base di questa ignoranza diffusa che nascono le erronee convinzioni su di essa: una fra tutte, la leggenda secondo cui i reati si prescriverebbero grazie ai trucchi ed ai rinvii degli imputati e dei loro avvocati.

La prassi italiana ci dice, al contrario, che la prescrizione dei delitti (per legge mai inferiore a sei anni) matura, nel 70 per cento dei casi, già durante le indagini preliminari (che per legge dovrebbero durare solo sei mesi): in una fase, cioè, gestita interamente da un magistrato, e che può durare anche cinque, sei o sette anni in luogo dei canonici sei mesi.

L’esperienza ci dice ancora che in questa fase (indagini preliminari) è spesso proprio l’indagine a mancare, e la prescrizione di conseguenza a dilagare. È la cosiddetta “obbligata discrezionalità dell’azione penale”: con tanti reati da perseguire, pochi soldi da spendere e poca meritocrazia negli uffici, i magistrati finiscono per dedicarsi ai reati più gravi o più “seri”, a scapito di quelli “minori”, che finiscono così per prescriversi.

Infine, le leggi e i processi ci dicono che sulla prescrizione non incidono quelle losche manovre difensive e dilatorie che valgono a rendere generalmente detestabile l’istituto. Tutt’altro: ogni volta che l’imputato o il suo difensore ottengono un rinvio dell’udienza per ragioni proprie (malattia, impegni personali o professionali, ecc.) la prescrizione si sospende, e il tempo così “perso” non si computa nel calcolo complessivo della stessa.

Ma allora, perché sono così frequenti i provvedimenti di prescrizione?

Per ragioni squisitamente burocratiche: carenze di mezzi tecnici e umani, inefficienze organizzative, omissioni e ritardi nella gestione del processo (difetti di notifica, erronee traduzioni dei detenuti, assenze dei testimoni, ritmi di lavoro dei pubblici funzionari a dir poco compassati). È dunque lo Stato, attraverso i suoi funzionari (e non il cittadino, tramite i suoi avvocati), ad avere il potere di allungare o abbreviare un processo.

Come dovrebbe cambiare la “prescrizione”
Il bello, adesso, è che lo Stato vuole modificare la “Prescrizione” come istituto, senza però rimuovere quei fattori che generano “prescrizione” nella prassi quotidiana.

La ricetta è banale: a fronte di un eccessivo numero di reati prescritti (cioè estinti per inutile decorso del tempo), lo Stato decide, semplicemente, di “auto-assegnarsi” un tot di tempo in più per chiudere i processi. Si prevede infatti, nella proposta recentemente approvata dal Senato: la sospensione dei termini di prescrizione in caso di condanna (due anni dopo la sentenza di primo grado, un anno dopo quella d’appello); la sospensione dei termini stessi in caso di situazioni processuali molto “dispendiose” (perizie, rogatorie internazionali, ecc.); il loro aumento nei casi di corruzione.

Ecco: chi riteneva che civilizzare un processo significasse abbreviarlo, rimarrà deluso. Qui al contrario lo si vuole allungare, intervenendo sui termini legali di prescrizione anziché sulle cause empiriche del suo dilagare: il tutto, ovviamente, “senza oneri aggiuntivi per lo Stato”. Ma non stava scritto in Costituzione che un processo è giusto solo se breve, che una pena è rieducativa solo se tempestiva, e che compete proprio allo Stato rendere il processo più breve dunque più giusto? E che dire dell’allungamento dei termini in caso di corruzione, la cui pena massima, solo recentemente inasprita, implica già oggi un termine prescrizionale prolungabile a dismisura (addirittura fino a venticinque anni per la corruzione giudiziaria aggravata)?

Un cancelliere impiega due anni a trasmettere un atto d’appello alla Corte: tranquilli, è gratis, c’è la sospensione della prescrizione. E perché mai? È forse giusto che questo tempo venga fatto pesare al cittadino (in termini economici, logistici, emotivi, esistenziali) anziché allo Stato che, della gestione di quel tempo, è in fin dei conti il vero responsabile? Bella furbata: anziché eliminare le inefficienze pubbliche che causano le numerose dichiarazioni di prescrizione, lo Stato – primo responsabile delle stesse – preferisce ovviamente rigirare la frittata.

La verità è che la prescrizione sottrae, impietosa, ogni possibile alibi ai ritardi pubblici. Da qui l’interesse a screditarla, come fondamento di convivenza civile prima ancora che come patologico fenomeno empirico. Un’azione che rischia di avere conseguenze gravi, prima tra tutte la creazione di un alibi di Stato proprio per i responsabili dei ritardi che generano prescrizione diffusa. Un modo di rendere i processi non più giusti, ma ancora più lunghi e farseschi di quanto non siano già.

Altri scenari
Alternative alle attuali proposte di modifica esisterebbero, eccome: presenza obbligatoria in ufficio per tutti i funzionari pubblici, magistrati compresi (oggi non è così, se non nei giorni di udienza); bonus economici a magistrati e cancellieri, calibrati almeno in parte sul numero di processi istruiti o archiviati entro i termini di legge; discrezionalità dell’azione penale (già operativa nella prassi); responsabilità disciplinare e civile dei funzionari pubblici resisi colpevoli di ritardi processuali.

In questo modo il problema non graverebbe più sull’incolpevole cittadino-imputato o sull’incolpevole cittadino-persona offesa (in termini di artificioso allungamento del processo), né sulla generalità dei consociati (in termini di mancata difesa sociale, conseguente al dilagare patologico della prescrizione); bensì solo sui diretti responsabili.

Ma questa, probabilmente, è tutta un’altra storia.

Tags: prescrizioneprocesso
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, durante la discussione della sua riforma alla Camera

«La riforma Cartabia è un pasticcio che avrà conseguenze gravi»

4 Agosto 2021

Perché questa volta è il caso di dire: bravo Renzi

17 Gennaio 2020
La copertina del numero di gennaio 2020 di Tempi

Italia sardina, paese in barile. Che cosa c’è nel nuovo numero di Tempi

13 Gennaio 2020
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

Il dito della prescrizione e la luna della discrezionalità dell’azione penale

10 Gennaio 2020
giustizia e manette

Fine processo mai. La barbarie della riforma Bonafede

8 Gennaio 2020
Magistrati nei corridoi della Corte di Cassazione

Il danno della riforma della prescrizione

11 Dicembre 2019

Video

Don Luigi Giussani
Video

Don Giussani, mondo e missione – L’incontro con Camisasca e Alberti

Redazione
17 Maggio 2022

Altri video

Lettere al direttore

Lee Cheuk-yan all’ingresso del tribunale a Hong Kong

Il palloncino di Lee Cheuk-yan, Elon Musk il “rompibolle” e i vantaggi di tre giorni a Caorle

Emanuele Boffi
20 Maggio 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Ruby ter il miglior spot per il “sì” ai referendum sulla giustizia
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Il palloncino di Lee Cheuk-yan, Elon Musk il “rompibolle” e i vantaggi di tre giorni a Caorle
    Emanuele Boffi
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro
  • Libri in povere parole
    Libri in povere parole
    Eureka Street; Uno di noi; La morte viene per l’arcivescovo
    Miber
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    La sentenza sul doppio cognome esalta il feticcio della libera scelta
    Rodolfo Casadei

Foto

Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022
Foto

Avsi Run al Parco di Monza per sostenere i progetti dell’ong in Ucraina

27 Aprile 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist