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In Europa le siriane scoprono il divorzio facile. Scontro di civiltà fra profughi

La comunità dei siriani musulmani sunniti alle prese con il boom dei matrimoni interrotti dopo l'approdo in Germania e Svezia. A chiedere il divorzio sono soprattutto le donne

Rodolfo Casadei
03/02/2020 - 2:00
Società
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Profughi siriani

Uno scontro di civiltà si sta combattendo nei due paesi europei che hanno riconosciuto lo status di profughi ricollocati al maggior numero di siriani in fuga dalla guerra civile che infuria dal 2011, cioè Germania e Svezia, e infine ne ha preso atto anche Zaman al Wasl, il principale sito di informazione siriano allineato all’opposizione non jihadista. Lo scontro è quello che oppone le tradizioni familiari dei siriani musulmani sunniti ai diritti individuali dei componenti della famiglia affermati nelle legislazioni tedesca e svedese, il risultato è il boom di divorzi su richiesta della donna che non si interrompe da quattro anni a questa parte.

Scrive il periodico online:

«Il clima sociale in Europa, per il quale la condizione di donna divorziata è socialmente accettabile e a lei sono riconosciuti diritti e garanzie molto estesi, ha incoraggiato le donne siriane a chiedere di divorziare e a scegliere di vivere in modo indipendente, con o senza i propri figli».

Per la spiegazione del fenomeno, Zaman al Wasl dà la parola al giurista presidente della filo-ribelle Associazione siriana per la giustizia, Mohamed Nour Hamidi:

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«La transizione della famiglia siriana da una società semi-chiusa ad una aperta e l’assoluta libertà che questa comporta rispetto alle restrizioni, ai costumi, alle tradizioni, alle barriere religiose e sociali, così come l’autosufficienza economica e la conseguente indipendenza, hanno conferito potere alla donna siriana. Ciò ha aperto la strada a forti divergenze che possono spesso condurre al divorzio».

La legge siriana prevede anche il divorzio su richiesta della donna, ma questa facoltà è riconosciuta automaticamente solo per un ristretto numero di motivazioni (allontanamento dell’uomo dal domicilio coniugale senza giustificazione per più di un anno, impotenza, malattia mentale, condanna detentiva superiore a tre anni, mancato mantenimento della famiglia). Per tutte le altre cause previste dalla legge, invece, la donna può fare richiesta di divorzio solo se al momento del matrimonio il marito l’ha autorizzata per iscritto ad avvalersi di tale facoltà.

Niente di tutto ciò nella legislazione sul divorzio in Germania e in Svezia. Il risultato è un flusso ininterrotto di cause di divorzio intentate da donne che denunciano maltrattamenti, infedeltà coniugale e discriminazione nell’accesso ai sussidi messi a disposizione delle famiglie dei rifugiati. Lo schema delle cause però non è sempre lo stesso, secondo quello che spiega Iman Shahoud, consulente legale originaria di Aleppo che opera in Svezia:

«L’aumento dei divorzi fra le siriane è dovuto a una varietà di fattori, per esempio il fatto che qui trovano le condizioni per liberarsi dei matrimoni combinati che sono stati loro imposti in patria. A volte il motivo è l’avidità dei mariti, che pretendono di gestire in esclusiva gli aiuti finanziari del welfare statale. Spesso questo fatto genera dispute nella famiglia che si concludono con la richiesta di divorzio da parte della moglie. Ci sono poi anche cause di divorzio truffaldine, intentate per frodare lo Stato ospitante: alcuni coniugi si mettono d’accordo per risultare divorziati a termini di legge al solo scopo di ottenere la disponibilità di un altro appartamento in aggiunta al primo che è stato loro assegnato e di poter usufruire di altre entrate assistenziali».

In Germania alcuni siriani incolpano le “organizzazioni femministe tedesche” per la facilità con cui le donne arrivano a chiedere il divorzio:

«Secondo loro certe donne si approfittano dell’assoluta libertà individuale riconosciuta loro dalle leggi tedesche per denunce ed esposti contro mariti, padri e fratelli, fino a sfruttare il più piccolo dissidio domestico come mezzo per minacciare gli uomini».

In un’inchiesta apparsa sul periodico Marie Claire qualche tempo prima degli articoli su Zaman al Wasl l’avvocatessa arabofona Najat Abokal, che esercita a Berlino, aveva affermato:

«Non ho mai visto tante persone della stessa nazionalità che vogliono divorziare. Ho osservato molte ondate migratorie in Germania, ma non ho mai visto un collasso della struttura sociale come quello che ha avuto luogo fra i siriani. Una volta arrivate in Germania, molte donne siriane si sentono in grado di intraprendere una rivoluzione. I richiedenti asilo in questo paese hanno diritto a certi benefit, e quando ancora non è stato decretato il divorzio ma c’è la separazione, le donne immediatamente chiedono i sussidi di legge. Per molte questa indipendenza economica è sinonimo di libertà».

Un altro avocato di origine arabe, Ahmed al-Taris, indica a Zaman al Wasl un ulteriore fattore che contribuisce all’alto numero di divorzi:

«Le dispute coniugali nelle coppie siriane che vivono in Germania sono simili per motivazioni a quelle che hanno luogo nel paese d’origine, ma le reazioni delle donne sono differenti anche per un motivo: in Siria le famiglie degli sposi interverrebbero per risolvere i contrasti, in Germania il loro posto è preso dalle istituzioni pubbliche».

Secondo le stime più attendibili, i profughi siriani dell’ultimo decennio sono 740 mila in Germania e 120 mila in Svezia.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

Tags: divorzioGermaniaguerra siriaimmigratiimmigrazioneIslamMatrimonioMigrantiMusulmaniprofughiSiriasvezia
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