Negli ultimi mesi del suo mandato presidenziale, Bill Clinton ha cercato di convincere Yasser Arafat a firmare un accordo di pace definitivo con l’allora presidente israeliano Ehud Barak. Non c’è riuscito, ma la sua proposta di mediazione resta la strada maestra per arrivare ad una ragionevole soluzione negoziale del conflitto israelo-palestinese. Ecco il piano Clinton in pillole.
Territorio
Riconoscimento del 95% della Cisgiordania ai palestinesi. Israele prende “in affitto” per 20 anni un 3% di quel territorio (Hebron) e l’1% a nord della striscia di Gaza. Gli israeliani conservano gli insediamenti ebraici intorno a Gerusalemme ma perdono i territori a sudest della striscia di Gaza e 70 insediamenti nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Creazione di un corridoio che taglia in due la Cisgiordania, dal Mar Morto a Gerusalemme (un punto, questo, recisamente rifiutato dall’Autorità nazionale palestinese).
Gerusalemme
Riconoscimento della sovranità palestinese sulla Spianata delle Moschee, il terzo luogo sacro dell’islam, e del controllo sui quartieri arabi in Gerusalemme. Ad Israele i siti archeologici sotto la superficie della Spianata delle Moschee, sul Muro del Pianto e sul pendio occidentale della collina.
Profughi
Non viene riconosciuto il “diritto al ritorno” per la maggior parte dei 3 milioni e mezzo di palestinesi cacciati da Israele dal 1947. Costoro saranno risarciti attraverso appositi fondi internazionali e ne sarà favorito l’insediamento nei pesi dove vivono (Libano, Siria, Giordania).
Sicurezza
Israele mantiene le sue truppe di pattuglia nella valle del Giordano per un periodo variabile tra i 3 e i 6 anni. Successivamente, sarà una forza internazionale a prenderne il posto.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi