Libri in povere parole

Il mestiere di scrivere; Un anno sull’altipiano; Heartland

Di Miber
11 Luglio 2022

Il mestiere di scrivere

Educare il talento dello scrittore più a togliere che a mettere, più a precisare che a volare: «Santa Teresa, questa donna straordinaria vissuta 373 anni fa, ha detto un pensiero limpido e bellissimo: “Le parole conducono ai fatti. Preparano l’anima e la rendono pronta alla tenerezza”».

«Ricordo che mi rincuorò molto leggere quanto la O’Connor avesse da dire sul fatto che molti scrittori come lei non sanno dove andranno a finire quando cominciano qualcosa. Una volta mi sono messo a scrivere quello che poi si è rivelato un bel racconto, anche se all’inizio mi si era presentata la prima frase: “Stava passando l’aspirapolvere quando squillo il telefono”. Sentivo che dietro quella frase c’era una storia che voleva essere raccontata».

Raymond Carver, Einaudi, 146 pp, 12 euro

Un anno sull’altipiano

«Noi avevamo un piede su Troia e un piede sull’Altipiano di Asiago. Se Ettore avesse avuto un po’ di cognac, del buon cognac, forse Achille avrebbe avuto del filo da torcere».

«Io ho dimenticato molte cose della guerra ma non dimenticherò mai quel momento. Guardavo il mio amico sorridere, fra una boccata di fumo e l’altra. Dalla trincea nemica, partì un colpo isolato. Egli piegò la testa, la sigaretta tra le labbra e, da una macchia rossa, formatasi sulla fronte, sgorgò un filo di sangue».

Emilio Lussu, Einaudi, 212 pp, 11 euro

Heartland

Kansas, storia di una famiglia e delle sue donne.

L’ultima di queste è la scrittrice, che parla ad August, la figlia mai nata: «In un Paese in cui ci si aspetta che il valore dell’individuo generi automaticamente benessere, è facile che una persona povera si senta anche marcia. Molti degli adulti che mi hanno cresciuta si ritenevano marci, e lo so perché spesso trattavano anche me come tale. La mia più grande fortuna è stata sapere che si sbagliavano. Ciò da cui sono davvero uscita è questo senso di mancanza – una sensazione che non conosce distinzioni socioeconomiche. E sei stata tu August ad aiutarmi in tal senso: la tua presenza mi diceva che meritavi felicità e di conseguenza la meritavo io. Non è sorprendente, quindi, che il momento in cui ti ho lasciata andare sia coinciso con quello in cui, agli occhi dell’America, ce l’ho fatta».

Sarah Smarsh, Black Coffee, 281 pp, 18 euro

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