
Il criterio “razzista” di Joe Biden per la Corte Suprema

Ma quanto è razzista il criterio scelto da Joe Biden per selezionare il nuovo giudice della Corte Suprema? Il presidente democratico ha annunciato ieri che Stephen Breyer, uno dei tre giudici liberal, si ritirerà e ha ribadito, come già fatto durante un dibattito in South Carolina nel 2020, che «nominerò una donna di colore per garantire che tutti siano rappresentati». Il principale problema di Biden non è dunque promuovere innanzitutto un candidato autorevole, che rispecchi la visione del mondo e del diritto progressista, ma uno che s’incaselli perfettamente in un sistema politicamente corretto di quote.
I candidati favoriti alla Corte Suprema
Se il Partito democratico si dimostrerà compatto, ha i numeri per nominare alla Corte Suprema il giudice che preferisce. Deve fare in fretta, perché alle elezioni di midterm è probabile che i Repubblicani prendano il controllo del Senato. Normalmente servono due o tre mesi per completare il processo di nomina, ma nel caso di Amy Coney Barrett è bastato appena un mese e mezzo.
Tra i favoriti di Biden sembrano esserci Leondra Krueger, Ketanji Brown Jackson e Michelle Childs. Come sottolinea il Wall Street Journal, «sono tutti candidati di valore che avrebbero potuto essere considerati in ogni caso anche senza dichiarare che il loro principale merito» è essere del sesso e della razza giusti.
Il “razzismo” incostituzionale di Biden
Scegliere primariamente in base al sesso e alla razza, infatti, è incostituzionale. Nella sentenza del 1978 Regents of the University of California v. Bakke a riguardo dei criteri di ammissione all’università basati non sul merito, il giudice Lewis Powell scrisse che «preferire i membri di un gruppo soltanto perché appartenenti a una razza o a un’origine etnica è discriminazione fine a se stessa. E la Costituzione non lo permette».
Nell’ennesimo caso di razzismo antirazzista promosso dai liberal negli Stati Uniti, Biden non ha soltanto promesso di prendere in considerazione la razza e il sesso prima di ogni altro criterio nella nomina a giudice della Corte Suprema, ma anche di escludere tutti i maschi e i candidati non neri a prescindere dai loro titoli. Quando il presidente ha provato a fare la stessa cosa, cercando di allocare aiuti per la pandemia soltanto agli agricoltori afroamericani, i giudici hanno bocciato la norma come «discriminatoria».
Il cortocircuito liberal
Biden può ovviamente selezionare per la Corte Suprema chiunque ritenga adatto. Ma non fa certo un favore al candidato prescelto se ammette di averlo individuato non per i suoi meriti ma per la sua razza. Il prossimo autunno, infatti, la Corte Suprema dovrà decidere se i criteri di ammissione basati sulla razza delle università di Harvard e North Carolina sono legittimi. Il giudice di Biden non si troverà in imbarazzo sapendo di essere stato selezionato per gli stessi motivi contestati?
Insomma, come denunciava Bret Stephens sul New York Times: «Non dovrebbe essere difficile capire che risolvere il vecchio razzismo con un nuovo razzismo produrrà solo più razzismo. La giustizia non può mai essere ottenuta cambiando le carte in tavola»
Foto Ansa
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