«Sono accuse prive di merito, quelle rivolte a Pio XII». Padre David Jaeger, cittadino israeliano e frate francescano, a lungo portavoce della Custodia di Terrasanta e ritenuto il massimo esperto giuridico sui rapporti tra la Chiesa cattolica e lo Stato di Israele, vorrebbe liquidare così, con una battuta e una risata, tutta la polemica sull’atteggiamento adottato dalla Chiesa di Roma nei confronti dei bambini ebrei sottratti ai lager nazisti dai cattolici durante la Seconda Guerra mondiale. «Dicono di aver scoperto una direttiva del Sant’Uffizio che ordinava di non consegnare i bambini ebrei battezzati ai non cristiani. Nessun tribunale rabbinico avrebbe mai accettato di consegnare bambini ebrei ai non ebrei. Quei bambini erano di origine ebraica, ma battezzati, quindi non si poteva abbandonarli. Non si discuteva sul restituire i bambini ai genitori: si trattava di bambini che i genitori non li avevano più, e che venivano rivendicati da organizzazioni ebraiche. Perché mai tali organizzazioni avrebbero dovuto avere il diritto di reclamarli?»
Quindi a nessun bambino ebreo è stato negato il ritorno alla sua famiglia. Però i giornali hanno parlato di nuovo dei vari casi Mortara che dimostrano il contrario…Certo – ride –, Pio IX, la bestia nera della cultura risorgimentalista, è stato beatificato, e adesso la campagna si concentra su Pio XII. Sta diventando ridicolo.
Molti attribuiscono al silenzio di papa Pacelli quasi una corresponsabilità nell’Olocausto.
Ma quale silenzio? Mi dica, quale silenzio? Guardi, finché Pio XII era in vita, era riverito dagli organismi ebraici. E alla sua morte i capi del popolo ebraico lo ringraziarono della sua opera per salvare gli ebrei. Golda Meir di lui ha detto: «Durante i dieci anni di terrore nazista, quando il nostro popolo attraversò gli orrori del martirio, il Papa levò la sua voce per condannare i persecutori ed esprimere solidarietà alle vittime. La vita del nostro tempo è stata arricchita da una voce che ha espresso le grandi verità morali». E Nahum Goldman, presidente del Congresso ebraico mondiale, scrisse di Pacelli: «Con particolare gratitudine ricordiamo tutto ciò che egli ha fatto per gli ebrei perseguitati durante uno dei periodi più bui della loro storia». Poi, da quando quel disgraziato di Rolf Hochhuth è venuto fuori con la sua fiction (“Il vicario”, ndr), sono cominciate queste persecuzioni insensate. Io nell’estate del 1999, in un simposio all’università di Tel Aviv, mi sono appellato in proposito all’Anti-Defamation League ebraica, di cui era presente il capo, Abraham Foxman. Ho detto: «Come voi condannate giustamente il “blood libel” (la calunnia medioevale secondo la quale gli ebrei ammazzavano i bambini cristiani per usarne il sangue durante i loro rituali), affiancateci nella lotta contro quello che adesso è un vero e proprio “blood libel” contro di noi, contro la memoria del Papa». Intendiamoci, è legittimo discutere le scelte politiche e diplomatiche della Santa Sede, che restano pur sempre nell’ambito dell’opinabile. Quanti hanno criticato papa Paolo VI quando costrinse alle dimissioni il cardinale Mindszenty per arrivare ai patti coi comunisti ungheresi? Eppure nessuno, eccetto qualche pazzo da legare, si è mai sognato di sostenere che Paolo VI fosse un criptocomunista. Allo stesso modo, quello che è assolutamente illegittimo è il sospetto sulla rettitudine morale e spirituale di papa Pio XII. Come se il suo non avere agito secondo il copione dei critici dimostrasse il suo odio nei confronti degli ebrei, o che preferisse il dominio nazista a quello bolscevico. Questa è cristianofobia non meno pericolosa dell’antisemitismo.
Può spiegare il motivo di questo moderno “blood libel anticristiano”?
Credo che si voglia tenere la Chiesa sempre sulla difensiva, di modo che non possa mai dire nulla. Se noi cattolici ci lamentiamo del non riconoscimento giuridico dei diritti acquisiti dalla Chiesa in Israele o di qualsiasi altra cosa, quelli possono sempre tornare a dire: «Voi non potete parlare perché siete… bla bla bla». È un modo di zittire la Chiesa. Peraltro queste scemenze su Pio XII all’ebreo comune non interessano, a meno che appunto non cerchi in questo modo di alimentare la fiamma della cristianofobia.
Amos Luzzatto, il presidente delle comunità ebraiche, ha minacciato problemi tra la Chiesa e gli ebrei qualora si procedesse alla beatificazione di Pio XII.
I problemi potrebbero nascere semmai qualora elementi al di fuori della Chiesa cercassero di intromettersi nella vita interna del popolo cattolico, nelle beatificazioni e nelle canonizzazioni. Si tratterebbe di un attentato alla libertà religiosa. Consiglierei ai miei connazionali di smetterla di cercare ragioni per odiare la Chiesa e di darci invece una mano per costruire il futuro. E adesso il futuro dei rapporti fra il popolo ebraico e la Chiesa si costruisce in Israele.