I funerali della Capitanata. Storia del tribunale di Lucera

Di Paola D’Antuono
07 Settembre 2012
Il vescovo suona le campane a morto, Repubblica si commuove, i cittadini rendono la tessera elettorale, i magistrati minacciano le dimissioni. Lucera piange la dipartita del suo tribunale, vittima di una spending review senza pietà

Lucera (Fg) – Lucera è l’orgoglio della Capitanata, il luogo che Federico II scelse come sua dimora imperiale nel 1233. Una cittadina pugliese di circa 34 mila abitanti, nel Tavoliere delle Puglie, che da qualche mese è al centro di un’attenzione mediatica senza precedenti. Perché in questo angolo di soleggiato Sud, sembra che lo Stato stia battendo in ritirata. È tempo di tagli e per evitare gli sprechi Lucera dà l’addio all’Agenzia delle entrate, ai Carabinieri, al catasto e ad alcuni tra i più funzionali reparti dell’ospedale. I cittadini scalpitano ma sopportano in silenzio, rassegnandosi a fare molti chilometri in più per andare a lavorare o per una visita medica. Quando però il simbolo della legalità, della storia e della cultura lucerina finisce sotto la scure di una riforma volta alla revisione della geografia giudiziaria italiana, qualcosa nell’atteggiamento della città cambia.

Il Palazzo di giustizia, costruito tra il 1795 e il 1808 grazie al materiale saccheggiato dal vicino Castello svevo, è la storica sede del tribunale della circoscrizione di Lucera (fino al 1923 ospitò anche la Corte d’assise). Un tribunale che è un vanto per i cittadini e per gli addetti ai lavori, il 4° Palazzo di giustizia più efficiente d’Italia, con circa 13 mila processi annuali. Eppure la riforma della geografia giudiziaria, che ha iniziato il suo iter nel 2011 per decisione dell’allora ministro della Giustizia Nitto Palma, ha deciso che Lucera, assieme ad altri 20 tribunali subprovinciali (non collocati cioè in un capoluogo di provincia), debba chiudere i battenti.

Il 14 settembre 2011 con la legge 148/2011, denominata legge delega, il Parlamento conferì all’allora governo Berlusconi l’incarico di procedere alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, tenendo conto di alcuni fondamentali parametri: l’impossibilità di cancellare tribunali capoluoghi di provincia, fare in modo che in ogni Corte di appello si conservassero almeno tre tribunali e procedere alla riduzione degli uffici tenendo conto dei criteri di estensione territoriale, popolazione, organico dei magistrati, carico processuale, orografia e infrastrutture e impatto della criminalità organizzata sul territorio.

Intanto, già prima che la riforma diventasse legge, qualcuno aveva cominciato a non dormire la notte. Giuseppe Agnusdei, presidente dell’Ordine degli avvocati di Lucera dal 2004: «La mia vita è cambiata il 13 agosto 2011. Mi trovavo in vacanza quando sentii alla radio dell’intenzione dell’allora ministro della Giustizia Nitto Palma di mettere mano all’obsoleta geografia giudiziaria italiana. Nel giro di due giorni decisi di tornare a Lucera e mi misi subito in contatto con il consiglio dell’Ordine degli avvocati e con il Coordinamento dei fori non provinciali. Tenemmo un paio di riunioni a Roma cercando di frenare l’iter di conversione in legge della seconda finanziaria che il governo Berlusconi stava adottando. Non volevamo che rientrasse la materia della geografia giudiziaria». Lo sforzo si rivela però vano perché quasi un anno dopo, il 6 luglio 2012, il governo presenta il progetto di decreto legislativo, all’interno del quale si apprende che il tribunale di Lucera è stato inserito tra i 37 tribunali da sopprimere. Questo nonostante sia, rispetto a tutti i 58 tribunali subprovinciali d’Italia, al 15° per popolazione, al 2° per estensione, al 15° per organico di magistrati e al 9° per sopravvenienze medie (cioè il carico processuale) nel quadriennio 2006/2010. I numeri parlano chiaro, ma a quanto pare i buoni piazzamenti ottenuti in tutte le classifiche non bastano a garantirne la sopravvivenza.

In città la preoccupazione sale e non solo tra gli addetti ai lavori. Il 12 luglio nasce il Comitato per la difesa della legalità in Capitanata, un comitato quasi in seduta permanente che discute, si anima, cerca una soluzione che possa far indietreggiare il governo. L’Ordine e il Comitato continuano a farsi sentire con gli organi istituzionali e ad agosto arriva una buona notizia: le Commissioni Giustizia della Camera dei Deputati e del Senato, a cui è stato sottoposto il progetto di decreto, esprimono parere favorevole (ma non vincolante) per quanto riguarda la salvezza del tribunale di Lucera, inserendolo al primo posto tra i tribunali da non sopprimere e suggerendo l’accorpamento della sezione distaccata della vicina città di San Severo, che attualmente fa parte della circoscrizione del tribunale di Foggia. Peccato che i “vicini” non abbiano intenzione di collaborare: l’Ordine degli avvocati di Foggia, infatti, si solleva contro i pareri delle due Camere, dichiarando di non avere alcuna intenzione di privarsi della sezione distaccata di San Severo.

Con l’amaro in bocca si arriva al 10 agosto, giorno in cui il decreto legislativo viene adottato dal Consiglio dei ministri. La soppressione del tribunale di Lucera è confermata, mentre vengono salvati altri sei tribunali, tra cui alcuni con standard molto bassi, come i tre tribunali molisani di Larino, Isernia e Campobasso, che in tutte le classifiche del ministero si collocano sempre ben al di sotto degli standard ottenuti dal tribunale pugliese.

La conferma della soppressione è un colpo per tutta la cittadinanza, che vede avvicinarsi lo spettro della chiusura. È arrivato il momento di una movimentazione generale. Il sindaco Pasquale Dotoli, l’Ordine degli avvocati di Lucera e il Comitato per la difesa della legalità in Capitanata invitano la popolazione a restituire le tessere elettorali in segno di protesta nei confronti della decisione del Governo. In pochi giorni vengono ritirate circa 2.500 tessere, molte in occasione della festa patronale di Santa Maria Assunta, il 16 agosto. Quel giorno in piazza Duomo c’è anche il vescovo, monsignor Domenico Cornacchia, che davanti a diecimila persone suona le campane a morto per commemorare la dipartita del tribunale e dell’ospedale di Lucera, zittendo tutti i presenti. Grazie a quel gesto plateale la stampa nazionale comincia a interessarsi alla storia.

Arriva anche la De Gregorio

Persino Concita De Gregorio si prende la briga di arrivare a Lucera, con tutte le difficoltà del caso, perché qui non arriva nemmeno il treno, e racconta sulle pagine di Repubblica la resistenza di una città che ha paura di rimanere da sola a combattere la malavita locale: «Certo – commenta Agnusdei – forse il tono usato dalla giornalista è stato un po’ troppo sensazionalistico, ma non si può negare che sul territorio appartenente alla circoscrizione del tribunale di Lucera vi sia una forte presenza di associazioni a delinquere di stampo mafioso, riconosciuta anche dalla Corte suprema di cassazione in almeno sei sentenze». Ma come, la presenza di criminalità organizzata non è uno dei parametri utilizzati per stabilire la sopravvivenza di un tribunale? «Si – commenta il sindaco Dotoli – ma evidentemente il ministero della Giustizia non riconosce un dato evidenziato e riconosciuto dal ministero dell’Interno».

Tutto sembra remare contro il tribunale di Lucera e la sensazione è che a questa città ricca di arte e cultura manchi qualcosa o meglio qualcuno, un “santo in Paradiso”, come lascia intendere tra le righe il presidente dell’Ordine degli avvocati: «Rappresento un’istituzione e come tale non voglio lasciare spazio a illazioni di alcun tipo. Le dirò solo una cosa: sono troppe le stranezze guardando quelle classifiche». Ma una spiegazione ci dovrà pur essere: «Forse paghiamo la vicinanza a Foggia, da cui Lucera dista solo 18 chilometri. Il punto è che il tribunale di Foggia non può da solo occuparsi della giustizia intera della seconda provincia più estesa d’Italia (la prima è Bolzano, occupata però in gran parte dalle montagne). Se tutti i processi e le cause civili del tribunale di Lucera e di tutte le sedi distaccate – che il governo ha intenzione di chiudere su tutto il territorio italiano senza alcuna eccezione – fossero convogliati su Foggia, il sistema giustizia collasserebbe». Dati alla mano, è difficile non essere d’accordo: il Palazzo di giustizia di Foggia attualmente ha 23 mila processi penali e 150 mila cause civili (record regionale). Con l’accorpamento di Lucera e delle sedi distaccate si potrebbero raggiungere cifre da brividi, arrivando a sfiorare le 200 mila cause penali e le 400 mila cause civili: «Sarebbe il De Profundis della giustizia» ammette Agnusdei a cui fa eco il sindaco Dotoli: «Senza contare che Foggia, per stessa ammissione della sua amministrazione locale, non ha strutture adatte a ospitare nuovo personale e un’utenza praticamente raddoppiata. Molto probabilmente sarà costretta a costruire nuove strutture per ospitare tutti, allora dove sta il risparmio così voluto dal governo?». Il sindaco è convinto che il tempo e i numeri daranno ragione alla sua città, intanto è pronto anche a un gesto estremo: «Aspettiamo di vedere se il Capo dello Stato apporrà la sua firma sulla legge delega. In caso positivo io e i miei colleghi dei 32 comuni della circoscrizione del tribunale di Lucera siamo pronti a dimetterci: come fa il prefetto a nominare così tanti commissari prefettizi?». Anche l’Ordine degli avvocati si dice pronto alla battaglia: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere per non dire addio al tribunale», chiosa Agnusdei. «Non dimentichiamoci che una struttura di questo genere è di grande aiuto anche agli esercizi commerciali della zona. Se venisse smantellata sarebbe un colpo gravissimo per l’intera economia locale. Noi non stiamo lottando solo per il tribunale, stiamo lottando per la nostra città».

@paoladant

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