Francia. Membro del partito comunista definisce «martire» il terrorista islamico di Marsiglia

Di Leone Grotti
05 Ottobre 2017
È bufera in Francia per le parole di Sonia Nour, collaboratrice del sindaco comunista di La Courneuve. Da anni la sinistra di Mélenchon è accusata di «legami pericolosi con l'islamismo»

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Definire pubblicamente «martire» un uomo che ha appena sgozzato due ragazze di 20 e 21 anni gridando «Allahu Akbar» non è mai una mossa vincente per un politico. Soprattutto in Francia, dove il recente attentato jihadista di Marsiglia che ha appena portato alla morte delle due donne è solo l’ultimo di una lunghissima serie. E soprattutto se si appartiene al Partito comunista francese, da anni accusato di essere troppo ambiguo nei confronti dell’estremismo islamico. Eppure Sonia Nour, dopo le sciagurate dichiarazioni, invece che scusarsi ha risposto alle critiche attaccando «l’odio dei fascisti e della società patriarcale».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«QUANDO UN MARTIRE SGOZZA». Ma andiamo con ordine. Lunedì, 24 ore dopo l’attentato alla stazione di Marsiglia, Sonia Nour, stretta collaboratrice del sindaco comunista del comune di La Courneuve (Seine-Saint-Denis, definita la roccaforte del jihadismo francese), scrive su Facebook: «Quando un martire sgozza una donna e ne pugnala un’altra si scatena il finimondo. E si parla di terrorismo, sangue, civiltà e bla bla bla». «Invece quando il terrorismo patriarcale uccide una donna ogni due giorni non si odono molte voci», ha aggiunto riferendosi al fenomeno del femminicidio.

«FRANCIA PATRIARCALE, RAZZISTA, OMOFOBA». Il giorno successivo il sindaco di La Courneuve, Gilles Poux, ha condannato le dichiarazioni «eccessivamente gravi» della collaboratrice, sospendendola. La stessa Nour ha cercato di difendersi spiegando che non intendeva il termine “martire” «in senso cristiano ma psicanalatico» perché, «malgrado le credenze popolari, gli attentati suicidi sono dettati dal narcisismo, non sono legati al fondamentalismo islamico né alla religione in generale». Poi ha rincarato la dose: «In Francia noi abbiamo l’equivalente di un Bataclan ogni anno per le donne uccise da uomini. In che modo i crimini cosiddetti “islamisti” sarebbe più atroci che quelli dei mariti che uccidono le mogli o le ex? Non voglio minimizzare ma mettere in luce l’ipocrisia». In precedenza, aveva invece accusato la Francia di essere «patriarcale, razzista, sessista, fascista, islamofoba, omofoba, lesbofoba, transfobica e imperialista».

PARLA MÉLENCHON. Tutto sarebbe finito con la sospensione da parte del sindaco se non fosse che ieri Zoé Desbureaux, supplente del deputato comunista all’Assemblea nazionale François Ruffin, ha espresso «sostegno totale a Sonia Nour che subisce le pressioni della fasciosfera e della sinistra cassoulet». La supplente comunista si era già distinta in passato per messaggi antisemiti. Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, appoggiata dai comunisti alle elezioni, sollecitato da più parti politiche sul tema, è infine intervenuto per ricordare che «ho sempre condannato assassini, terrorismi e islam politico».

ISLAMO-GAUCHISTES. Queste parole dovrebbero finalmente mettere la parola fine alla diatriba, ma per i comunisti non poteva esserci momento peggiore per finire dentro a un simile polverone mediatico. Solo pochi giorni fa, infatti, l’ex premier Manuel Valls aveva ribadito ancora una volta la sua denuncia verso gli «islamo-gauchistes», ovvero verso i membri della France Insoumise, colpevoli di «avere dei legami pericolosi con l’islam politico e l’islamismo radicale. Purtroppo resteremo sempre avversari perché voi non vi siete ancora resi conto di quello che sta succedendo oggi nella nostra società». Se c’erano dubbi sulla veridicità delle parole di Valls, la polemica sul «martire» di Marsiglia li ha estinti definitivamente.

@LeoneGrotti

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