
Fbi chiude Megavideo e Megaupload: tragedia web
La notizia è ormai “tragicamente” pubblica. L’Fbi ha chiuso i siti di condivisione file e di archiviazione di video in streaming Megavideo, che permetteva la visione di film e serie tv in streaming, e Megaupload, il sito attraverso il quale venivano caricati. E c’è poco da scherzare. Nel corso di un’operazione antipirateria, la scure della polizia federale si è abbattuta sui due siti internet, con il relativo arresto delle persone che si occupavano di gestire i server e del fondatore Kim Schmitz, che rischia ora 50 anni di carcere, con l’accusa di aver causato ai reali dententori dei diritti di copyright, che veniva violati e messi on line, la perdita di 500 milioni di dollari. Il Napster degli ultimi anni ha subito un duro colpo, certo, ma vogliamo ricordare che l’anno scorso era toccata più o meno la stessa sorte al sito da cui era possibile vedere le partite di calcio giocate in tutto il mondo. Lo spagnolo Rojadirecta.org fu chiuso, e poco tempo dopo riaprì con il nuovo indirizzo Rojadirecta.es, ancora oggi funzionante.
La risposta in rete c’è stata, e non è stata buona. Anonymous, infatti, ha deciso di attaccare direttamente i siti del governo degli Stati Uniti d’America, ovvero Whitehouse.Gov, Justice.Gov, Copyright.Gov, Fbi.Gov e Riaa.com, i discografici americani associati, con la relativa diffusione di un comunicato ufficiale in cui si dice che «gli Stati Uniti stanno censurando Internet. La nostra evidente risposta è che non rimarremo seduti mentre ci vengono portati via i nostri diritti da un governo al quale affidiamo la loro stessa tutela. Questa non è una chiamata alle armi, ma un richiamo a conoscere e ad agire».
Nel frattempo, gli utenti di Twitter stanno usando tutti i 140 caratteri a disposizione per manifestare il dolore di non poter più vedere le ultime puntate delle serie tv americane, tutti con l’hasthag #megavideo. Un utente, facendo riferimento al metodo più vecchio del mondo per far funzionare gli strumenti tecnologici. cioè spegnere e riaccendere, chiede: «Non si può spegnere e riaccendere il router del Fbi per avere indietro #megavideo?». Un altro fa notare sarcastico che «è fantastico vedere come la chiusura di #Megaupload e #Megavideo sia più grave della benzina che ci viene venduta a due euro». Chiede caustico un altro: «Dio, prenditi Justin Bieber ma ridacci #megavideo!», ma il migliore, in questi tempi di talk show televisivi del dolore, è «pronti per il plastico di Megavideo Porta a Porta?».
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