Chi investirebbe in un’industria in rosso sistematico, con 6 miliardi di euro di perdite accumulate negli ultimi vent’anni e 5 di debiti complessivi, di cui oltre un terzo finanziari? Eppure, a dispetto dei numeri fotografati impietosamente nel Report Calcio della Figc, la Serie A attrae investitori stranieri, soprattutto americani. Sette club di Serie A (Atalanta, Bologna, Fiorentina, Inter, Milan, Roma, Spezia) hanno azionisti internazionali e sette ne conta ora la B con l’acquisizione del Palermo da parte del gruppo arabo-londinese che controlla il Manchester City. Come spiegare l’apparente disallineamento di valutazione tra risultati economici negativi e valore finanziario positivo? Cosa si aspettano gli investitori da un settore avvezzo a vivere oltre i propri mezzi che, oltretutto, perde competitività rispetto ai concorrenti internazionali?
Per capire la crisi strutturale del calcio bisogna partire da ricavi in crescita ma non abbas...
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