La beata Madre Teresa di Calcutta? Una donna «sopravvalutata», che aiutava i poveri solo per raggiungere il suo vero scopo: «Convertirli al cristianesimo». Altro che «altruismo e disinteresse», insomma, «in nome di un servizio [reso ai poveri], facevano conversioni religiose». A lanciare queste accuse alla fondatrice delle Suore della carità è stato Mohan Bhagwat (foto in basso a sinistra), leader del gruppo estremista indù Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), riporta il Times of India.
WASHINGTON POST. Non è certo la prima volta che qualcuno cerca di gettare fango sulla figura della beata, tra l’altro vincitrice del premio Nobel per la pace, e non ci sarebbe neanche da parlarne se solo importanti giornali non avessero preso a pretesto queste parole per rincarare la dose. È il caso di un incredibile articolo del Washington Post, che ne approfitta per dirne di tutti i colori.
MADRE TERESA NAZISTA. Ricordando il documentario realizzato nel 1994 dall’ateo e super-ideologico Christopher Hitchens, “Hell’s Angel”, il quotidiano americano elenca tutte le accuse rivolte negli anni a Madre Teresa. Si parte con il paragone tra le strutture della missionaria e i «campi di concentramento nazisti» e si finisce con la descrizione del culto morboso «della morte e della sofferenza» che vi si praticava. Nel mezzo, si parla delle losche amicizie di Madre Teresa con diversi dittatori, tanto da farne una «alleata dello status quo». La beata, insomma, «più che ad aiutare i poveri, era interessata ad usarli come fonte inesauribile di miserie attraverso cui fomentare l’espansione delle sue credenze romano cattoliche fondamentaliste». Niente meno.
«DOGMATICA SULL’ABORTO». Il Washington Post specifica che queste accuse sono sicuramente «polemiche», ma poi si affretta ad aggiungere che «non sono certo le uniche». Ed elenca un florilegio di studi secondo i quali la missionaria era connivente con i potenti, incapace di trattare i poveri, corrotta a riguardo della gestione dei fondi delle sue opere, «dogmatica» su temi come «aborto, contraccezione e divorzio». «Molti sostenitori di Madre Teresa mettono in discussione queste accuse, ovviamente», riporta con grande correttezza il giornalista Adam Taylor, «ma esse esistono e sono molto frequentemente dibattute».
LEGALIZZARE LE CASTE. Che un importante organo dell’informazione come il Washington Post usi le parole di Mohan Bhagwat per accreditare le peggiori dicerie sul conto di Madre Teresa è incredibile. Baghwat, infatti, è noto in tutta l’India per essere il leader di un gruppo indù estremista e integralista, che si dedica usualmente a bruciare le chiese, che vorrebbe fare dell’induismo la religione di Stato e che continua a battersi per far tornare legali le caste (a proposito di gente che sostiene lo «status quo»), sistema che la beata ha sempre coraggiosamente sfidato.
MATRIMONI LAMPO. E a proposito di “posizioni dogmatiche”, è bene ricordare al Wp che Bhagwat è solito mandare squadre di accoliti in giro per i parchi indiani alla ricerca di coppiette, colpevoli di scambiarsi effusioni più o meno spinte, nel tentativo di farli unire in matrimonio immediatamente sul posto.
AMATA DAGLI INDÙ. Insomma, il quotidiano americano non ha solo dato credito a un uomo che vorrebbe che l’India tornasse indietro di mezzo secolo, ristabilendo la peggiore delle ingiustizie erette a sistema, ma anche conferito credibilità a chi ha attaccato Madre Teresa al solo scopo di farsi pubblicità. Nessuno dei suoi, infatti, è entrato in Parlamento e Bhagwat sembra abbia disperato bisogno di visibilità. Accusare Madre Teresa è un ottimo modo per ottenerla, visto che nell’80 per cento delle case indù, non cattoliche, si può trovare una sua foto o immagine.