«EllaOne: la pillola dei 5 giorni dopo è abortiva, non contraccettiva»
Contraccettivo o abortivo? L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha optato per la prima ipotesi, stabilendo che «l’aborto è solo la rimozione dell’embrione già annidato in utero» e non fa nulla se viene eliminato prima. Perciò, il Consiglio superiore della Sanità ieri ha dato il via libera alla cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo” in commercio con il nome di EllaOne. Un farmaco che, si evince dai più importanti quotidiani, sarebbe capace di inibire l’ovulazione fino a 120 ore successive al rapporto. «E’ una presa in giro e lo sa bene chi è del mestiere: a cosa servirebbe frenare l’ovulazione dopo che il rapporto è già avvenuto e ovuli e spermatozoi si sono già incontrati? A nulla. E’ quindi evidente che la pillola funziona diversamente», spiega a Tempi il ginecologo e bioeticista Angelo Francesco Filardo.
E come funzionerebbe quindi la pillola?
La pillola dei 5 giorni dopo è della famiglia della Ru486. Entrambe modulano il recettore del progesterone, l’ormone che serve all’embrione per annidarsi nell’utero. La EllaOne è quindi abortiva, perché impedisce all’embrione di vivere. Purtroppo c’è una disinformazione favorita anche dalle società italiane di ginecologia, dai medici e dagli scienziati che tacciono davanti alle menzogne antiscientifiche elargite dai media, con articoli pieni di menzogne scritti pure da studiosi e medici.
Mentirebbero a proposito?
Medici e studiosi sicuramente. Quando la pillola fu approvata dall’agenzia del farmaco americana che la spacciò, esattamente come fa oggi l’Aifa, come un inibitore del ciclo mestruale e quindi come un contraccettivo sposando la tesi che l’embrione prima dell’annidamento non è vita, molti studiosi si mossero per verificare la veridicità di questa tesi. Bene, dopo qualche anno tutti smentirono l’agenzia: la fecondazione dell’ovulo è immediatamente successiva al rapporto.
L’Aifa, però, a maggio, prima del lasciapassare del Consiglio superiore della Sanità, ha espresso «la preoccupazione riguardo alle eventuali conseguenze di un uso ripetuto della pillola». Esistono dei rischi anche per la donna?
Certamente. Sono gli stessi che può avere la Ru486. Non li si conoscono ancora tutti, ma sappiamo che la pillola abortiva ha già fatto 32 morti di cui siamo a conoscenza: il che non esclude l’esistenza di altre vittime. Ulteriori danni si verificheranno se la pillola abortiva dei 5 giorni viene spacciata per contraccettiva. Non immagino poi cosa possa accadere al fisico di una donna che la assuma ripetutamente dopo ogni rapporto. Oltre a incorrere in effetti collaterali spaventosi come quelli della Ru486, potrebbe provocare più aborti successivi alla stessa donna, alterandone la fisiologia in modo brutale.
In molti sostengono che la EllaOne contraddica le norme che regolano l’aborto. Ma non è logico che, una volta legalizzato l’aborto, lo si renda anche più “rapido”?
Certamente, infatti credo che sia utopico lottare contro l’aborto e non contro la legge 194. E’ un controsenso. Non c’è paletto che possa arginare una legge che ha come principio ispiratore la legalizzazione dell’omicidio di un essere umano. Mi pare si continui a giocare in difesa senza ammettere che questa tattica ha fallito. O l’aborto è un male in qualsiasi caso o non lo è, non vedo vie di mezzo utili.
Però si dice che gli aborti siano diminuiti in Italia proprio grazie alla legge 194 perché pone dei limiti alla pratica.
Anche questo è un mito da sfatare. Accettato, senza verifiche opportune, anche da certi cattolici o laici che si dicono contrari all’aborto. Basta prendere i dati sull’uso dei contraccettivi come la pillola del giorno dopo o altri, come la spirale, che uccidono l’embrione prima che si annidi: sommando queste morti all’aborto chirurgico si arriva a un milione di morti ogni anno. Senza contare l’aborto clandestino di cui non conosciamo le cifre. Si preferisce tacere e stare tranquilli. Ammettere che la legge 194 non potrà mai arginare il fenomeno e che i suoi pur buoni intenti per arginarlo non lo ridurranno mai, costringerebbe chi si dice contrario all’aborto a prendere posizioni scomode.
Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha annunciato il divieto di utilizzare la “pillola dei 5 giorni dopo” in mancanza di un test che certifichi che la donna non è gravida.
E’ inutile e non ha alcun senso. Nei primi giorni di gravidanza i test non riescono a certificare o meno se esiste un embrione fecondato. Se la donna vi si sottopone, anche se gravida può non risultare tale. A quel punto non avrebbe senso per lei prendere la EllaOne. Se lo facesse comunque potrebbe espellere l’embrione abortendo. Se rinunciasse perché il test risulta negativo, può darsi che si scopra in cinta più tardi. Nel primo caso non abbiamo arginato l’aborto, nel secondo pure: sarà difficile che la donna non vi ricorra più tardi. Pensare di combattere l’aborto con questi trucchetti mi sembra utopico. Le armi sono altre, tra queste dire la verità e fare vera informazione. Altrimenti continueremo solo a perdere vite, come i dati reali e taciuti dimostrano.
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