Abbiamo capito che per il segretario del Pd le unioni civili sono un priorità. E conseguentemente abbiamo capito che per il segretario del Pd cambiare idea è una priorità. Solo pochi anni fa, il 16 febbraio del 2007, Renzi, allora presidente della Provincia di Firenze, dichiarava in un’intervista pubblicata su Avvenire:
«Non ritengo quella della coppie di fatto la questione prioritaria su cui stare mesi a discutere per poi trovare una faticosa mediazione. Mi sembra un controsenso rispetto alle vere urgenze del paese. E poi perché si tratta essenzialmente di una battaglia mediatica intorno alla presunta laicità della politica. Mentre il tasso di laicità politica non si misura su questo tema, ma sul grado di dare risposte non ideologiche ai reali problemi della gente. Questi provvedimenti sono carichi di forza ideologica, sono un compromesso politico, ma toccano la minoranza delle persone. Basti pensare all’assoluta inutilità dei registri civili nei Comuni che ne hanno approvato l’istituzione».
Domanda del giornalista: «Cos’è che le dà più fastidio in questa vicenda, presidente Renzi?». Risposta:
«Mi dà fastidio l’idea che si vada sempre nella direzione di una non assunzione di responsabilità e questo mi sembra culturalmente sbagliato. Io penso che si debba deideologizzare il dibattito e uscire da questa rissa verbale quotidiana per poi affrontare in modo serio la questione ricordando che la famiglia è la cellula della società non perché lo dicono i cattolici, ma perché è il fondamento di un modo di stare insieme. E se il matrimonio è un sacramento per chi crede, per la comunità è comunque un istituto del diritto e come tale impone assunzione di responsabilità davanti alla società».
Tutti conoscono il detto “Parigi val bene una messa” attribuito a Enrico IV, di fede ugonotta, che per ottenere il trono di Francia accettò di convertirsi al cattolicesimo. Oggi Renzi ripropone lo stesso tema in chiave moderna: Palazzo Chigi val bene una civil partnership.
Del resto sì è capito che quello che sta più a cuore a Renzi è aprire una crisi di governo per andare a nuove elezioni. Ci aveva provato con l’elezione del presidente della Repubblica prima, ci ha riprovato con il “caso Cancellieri” e il tema dell’indulto e dell’amnistia (contraddicendo ancora una volta se stesso), ci sta riprovando adesso sulle unioni civili.
Angelino Alfano ha più volte ribadito che finché il Ncd sarà al governo non ci potranno essere matrimoni tra persone dello stesso sesso in Italia. Ha ribadito che le priorità per il paese sono il lavoro, la famiglia e la semplificazione burocratica, nonché una riforma costituzionale che superi il bicameralismo perfetto.
Non solo. Renzi, una volta diventato sindaco di Firenze, non solo non ha abolito gli «inutili registri civili» del Comune, ma ha addirittura reso gratuita la loro sottoscrizione. Vale a dire: se a Firenze vai in Comune per fare una carta di identità o richiedere lo stato di famiglia, paghi l’imposta di bollo; se invece ci vai per iscriverti al Registro delle Unioni Civili il servizio è gratuito (perché il costo viene fatto pagare a tutti i fiorentini!).
La storia del registro delle unioni civili a Firenze
Il Comune di Firenze ha istituito con deliberazione n. 789/142 del 20 luglio 1998 il Registro delle Unioni Civili e ha approvato il relativo Regolamento comunale. A seguito di sospensione del provvedimento deliberativo da parte del Co.re.co si è dovuto attendere la decisione del Tar nel 2001, che ritenendo il provvedimento legittimo, ha consentito di poter realizzare il Registro.
Pertanto con deliberazione della Giunta n. 724/554 del 24 luglio 2001, il nostro Comune, sulla base degli indirizzi individuati dal Consiglio comunale con la delibera di cui sopra, ha individuato:
• i presupposti per l’iscrizione al Registro;
• l’assegnazione della tenuta del Registro stesso all’Ufficio Segreteria Generale.
L’iscrizione è consentita a due persone maggiorenni di sesso diverso o dello stesso sesso, che ne abbiano fatto richiesta, residenti entrambe nel Comune di Firenze, anche da un solo giorno, ma coabitanti da almeno un anno. Le due persone non devono essere legate da vincolo di matrimonio (quindi la sola separazione giudiziale non è sufficiente), parentela e affinità, adozione, tutela, ma solo da vincoli affettivi.
La delibera prevede altresì la possibilità che l’iscrizione sia consentita anche a due persone per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale, coabitanti da almeno un anno, entrambe residenti a Firenze.
Qualora la coppia decida di iscriversi, deve comunicare i propri dati al fine di consentire una verifica da parte dell’Ufficio circa l’esistenza dei presupposti richiesti. Il personale comunale, se la verifica circa i requisiti richiesti è positiva, fissa un appuntamento per l’iscrizione. Il giorno stabilito per la registrazione, la coppia (munita di un valido documento di riconoscimento) si presenta e compila l’istanza di iscrizione che viene consegnata direttamente dall’Ufficio Atti di Giunta, Consiglio, Privacy e Accesso unitamente ad una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà (Art. 47 D.P.R. 445 / 200). Al termine della procedura, l’Ufficio provvede a rilasciare un’attestazione agli interessati dell’avvenuta iscrizione nel Registro delle Unioni Civili del Comune di Firenze per gli usi consentiti.
La procedura è stata velocizzata e dal 2010 non comporta più oneri per il cittadino dopo che la Giunta Renzi ha predisposto il servizio gratuito (al fine di incentivare le iscrizioni dopo il clamoroso flop di numeri) con il provvedimento n. 2010/G/00026,
Su una cosa Renzi ha sempre avuto ragione: i numeri dimostrano che quella delle unioni civili non è una priorità. Ecco qui di seguito l’andamento delle iscrizioni al registro nel Comune di Firenze, che – è bene ricordarlo – ha quasi 400 mila abitanti.
NUMERO ISCRIZIONI “REGISTRO UNIONI CIVILI” DEL COMUNE DI FIRENZE
alla data del 31 dicembre 2013
Al dicembre 2013 risultano tra l’altro 5 cancellazioni dal registro!
Emanuele Roselli, autore di questo articolo, è consigliere comunale a Firenze per il Nuovo centrodestra