Congo, Ebola avanza grazie a guerre e superstizioni

Di Caterina Giojelli
30 Agosto 2019
La lotta impossibile degli operatori sanitari contro un virus che ha già ucciso duemila persone, le bande armate e la diffidenza della popolazione

All’obitorio di Beni continuano ad arrivare i cadaveri di Ebola, almeno cinque ogni giorno, e parenti in lutto per identificare i loro cari. Il 25 agosto il rapporto dell’Oms segnalava quasi duemila decessi (una mortalità complessiva del 67 per cento dei casi segnalati), oltre la metà di sesso femminile e quasi un terzo bambini.

EPIDEMIA FUORI CONTROLLO

L’epidemia, la seconda più letale della storia della Repubblica Democratica del Congo, non accenna a rallentare. Oltre 200 mila persone sono state vaccinate nel mese di agosto nel tentativo di arginare il dilagare del virus, ma non è stato abbastanza. Scrive il Financial Times che nonostante il farmaco, testato durante l’epidemia del 2014-2016, abbia un’efficacia stimata del 97,5 per cento nel bloccare l’infezione, Ebola sta diffondendosi con rapidità superiore a quella dimostrata dallo scoppio del primo focolaio.

IL NODO DEI VACCINI

Secondo Medici senza frontiere l’area del Congo è troppo densamente popolata e mobile per rendere efficace la strategia di “vaccinazione ad anello” (prevista dal protocollo che consente di somministrare farmaci senza licenza in casi di emergenza e basata sulla immunizzazione della cerchia di persone con cui un paziente infetto è entrato in contatto, nonché sulla cerchia di ciascun contatto). Le scorte del vaccino, prodotto da Merck, sono inoltre limitate (solo 350 mila dosi saranno disponibili quest’anno) e in molti, primo fra tutti Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine che ha aiutato a scoprire il virus Ebola nel 1976, affermano di essere rimasti scioccati dalla decisione di Oly Ilunga, ministro della Sanità, di bloccare l’uso di un secondo vaccino sperimentale in fase di sviluppo da Johnson & Johnson. Ilunga ha rassegnato a luglio le dimissioni.

LA GUERRA E I ROGHI

Non si tratta solo di un problema di vaccini e organizzazione: migliaia di operatori sanitari sembrano combattere ogni giorno contro i mulini a vento in un paese destabilizzato dalla guerra da oltre due decenni. La presenza di bande armate nella provincia del Nord Kivu rende difficile raggiungere le vittime e amministrare la profilassi. Molti centri medici sono sotto attacco, a Butembo è stato ucciso da una folla inferocita un medico dell’Oms, durante un attacco alle squadre di vaccinazione. E nonostante i presidi presenti su tutte le strade della regione, dove decine di migliaia di persone vengono fermate ogni giorno per farsi disinfettare le mani e misurare la temperatura, il 40 per cento dei malati rifiuta di farsi visitare, si affida agli stregoni e muore in casa in segreto contagiando intere famiglie e villaggi.

STREGONI E SCETTICISMO

«Mio nipote è stato il primo a morire nella mia famiglia. Gli altri sono deceduti uno dopo l’altro, ma la mia famiglia non ha mai riconosciuto la realtà di Ebola. Tiravano le pietre alle squadre di vaccinazione, temevano volessero avvelenarli. Anche dopo che sono guarito, mia moglie non ha voluto vaccinare sé e i nostri figli», ha raccontato Kitsakihu-Mbira, che dopo essere stato guarito dal vaccino guida oggi una moto ambulanza per aiutare il resto della popolazione. Un’impresa difficilissima: “ebola-business” è il ritornello che serpeggia tra la popolazione che si chiede dove si trovasse la comunità internazionale quando il paese fu devastato dalla guerra e dalla malaria. Un ritornello che costa ogni giorno cadaveri e cadaveri nel paese in cui problemi politici, di sicurezza e soprattutto culturali stanno alimentando fuoco e focolai della più complessa emergenza sanitaria nella storia.

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.