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Cina. Governo vieta alle università di parlare di «valori democratici» e «errori del Partito comunista»
I docenti universitari in Cina devono stare attenti a quello che dicono. Secondo tre diverse fonti gli atenei della Repubblica popolare cinese non devono mai parlare degli «errori del Partito comunista» e dei «valori democratici».
I SETTE TABÙ. Wang Jiangsong, che insegna filosofia al China Institute of Industrial Relations di Pechino, ha rivelato al South China Morning Post che il governo centrale ha inviato un documento alla segreteria dell’università chiedendo di non toccare nelle lezioni questi temi: «Libertà di stampa, società civile, diritti civili, errori storici del Partito comunista, favoritismi per le élites e sistema giudiziario indipendente». Secondo Wang «l’obiettivo è avvisarti che come insegnante devi stare molto attento a quello che dici».
RESISTENZA. La stessa cosa è stata confermata da un professore di giurisprudenza di Shanghai e da Yao Jianfu, ex ricercatore al Centro ricerca e sviluppo del Consiglio statale cinese. Secondo AsiaNews «La resistenza democratica ha ripreso vigore nelle università cinesi, culla della rivoluzione poi schiacciata dai carri armati in piazza Tiananmen nel 1989. Diversi intellettuali, docenti e esperti di diritto si sono con il tempo sempre più esposti per denunciare la dittatura monopartitica e la soppressione dei diritti umani e civili in Cina».
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