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Ora il Canada terrorizza anche gli ultrà dell’eutanasia legale

Gli oltre diecimila morti in un solo anno iniziano a preoccupare gli esperti. Si moltiplicano i candidati al suicidio assistito per ragioni economiche. E le morti inquietanti di depressi e disabili

Caterina Giojelli
26/09/2022 - 6:25
Salute e bioetica
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Il successo dell’eutanasia in Canada inizia a preoccupare anche il New York Times: è diventato troppo “facile” scegliere la morte assistita in Canada? Secondo Trudo Lemmens, dell’Università di Toronto, il paese presenta meno garanzie di tutti quelli che hanno legalizzato la morte assistita, «è un sistema medico finanziato dallo Stato e organizzato dallo Stato a fornire il fine vita», sottolinea il ricercatore , «i tassi di suicidio assistito ed eutanasia stanno rapidamente superando quelli di Belgio e Paesi Bassi», ha rincarato, ripreso da Lancet.

L’eutanasia di Alan Nichols

La goccia, in un paese che lo scorso anno ha seppellito con il Maid (Medical Assistance in Dying, acronimo che indica la legge sulla morte medicalmente assistita, comprendente sia suicidio assistito che eutanasia, distinti solo per le procedure seguite) 10.064 persone, di cui 1.740 che hanno chiesto e ottenuto la procedura solo perché soffrivano di “solitudine e isolamento”, è stata la morte di Alan Nichols. Il sessantunenne, depresso, è stato iscritto alle liste di attesa del Maid solo pochi giorni dopo che la sua famiglia lo ha portato in ospedale per un episodio psichiatrico.

La sua domanda di eutanasia elencava una sola condizione di salute a motivo della richiesta di morte: la perdita dell’udito. La famiglia ha presentato denuncia alla polizia, è stata aperta una indagine. Marie-Claude Landry, a capo della sua Commissione per i diritti umani, ha dichiarato di condividere oggi come non mai la «grave preoccupazione» espressa lo scorso anno dagli esperti delle Nazioni Unite sul fatto che la legge canadese violasse la Dichiarazione universale dei diritti umani, sottolineando “l’impatto discriminatorio” sui disabili.

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Tim Stainton, direttore del Canadian Institute for Inclusion and Citizenship presso l’Università della British Columbia, ha parlato del Maid come della «più grande minaccia esistenziale per le persone disabili dai tempi del programma nazista in Germania negli anni Trenta». Stainton ha sottolineato che nessuna provincia o territorio canadese fornisce un reddito di invalidità al di sopra della soglia di povertà: una cifra in alcune regioni pari a 850 dollari canadesi (662 dollari americani) al mese, meno della metà dell’importo che il governo ha fornito alle persone inabili al lavoro durante la pandemia.

Dicevamo 10.064 decessi assistiti nel 2021, un aumento pari a quasi dieci volte il numero dei decessi registrati dalla legalizzazione dell’eutanasia, nel 2016, oltre il 30 per cento in più rispetto al 2020: lo attesta il Terzo rapporto annuale sul Maid, il primo dall’approvazione, a marzo 2021, del disegno di legge C-7, la famigerata norma che ha eliminato il requisito di una «morte naturale ragionevolmente prevedibile» per ottenere il farmaco letale e grazie al quale oggi in Canada può accedere al Maid anche chi non è prossimo a morire. I vantaggi sono indiscutibili: nel 2021 l’eutanasia ha permesso allo Stato di risparmiare 113,4 milioni di dollari. La pratica è così accettata che l’eutanasia viene somministrata persino in chiesa.

Oltre diecimila morti, i poveri non hanno alternative

Somministrata a chi? Di fatto ai “pesi inutili” per il sistema sanitario: come Kat (qui vi avevamo raccontato la sua terribile storia), trentenne affetta dalla sindrome di Ehlers-Danlos, alla quale lo Stato ha offerto l’eutanasia al posto delle cure, che vorrebbe «vivere, ma se non posso curarmi non mi resta che morire». O come Roger Foley, affetto da patologia neurodegenerativa, a cui il London Health Science Centre’s Victoria Hospital dove era ricoverato ha presentato una scelta: pagare 1.500 dollari al giorno per le cure oppure «ricorrere gratuitamente al suicidio assistito come previsto dal piano per la comunità». O come Gwen, stessa sindrome di Kat aggravata da un incidente, che desidera «disperatamente vivere con mia figlia di tre anni», ma sta prendendo in considerazione il Maid perché lo Stato non copre le cure per il dolore cronico che le rende impossibile mangiare, dormire, soprattutto occuparsi della piccola. O come Madeline, 54 anni di Vancouver che ha accumulato 40.000 dollari di debiti cercando di curare l’encefalomielite mialgica e altri disturbi, rassegnata a ricorrere al Maid «appena i soldi finiranno».

Alternative? Nessuna, «il Canada ha una delle spese sociali più basse di qualsiasi paese industrializzato, le cure palliative sono accessibili solo a una minoranza e i tempi di attesa nel settore sanitario pubblico possono essere insopportabili», commentava l’accademico Yuan Yi Zhu sullo Spectator accusando senza mezzi termini il Canada di puntare alla soppressione di poveri. Una provocazione tutt’altro che campata per aria: la risposta del governo a chi soffre non è dare un’alternativa alla morte ma chiudere centri come l’Irene Thomas Hospice, dedito alla fornitura di cure palliative, solamente perché la direzione si era rifiutata di “curare” i propri pazienti con l’eutanasia.

La madre di un 23enne col diabete: «Fermate l’eutanasia di mio figlio»

Dal marzo 2023, inoltre, in Canada basterà avere un problema psicologico, anche in assenza di una grave malattia, per ricevere l’eutanasia: è così che Howard Breen, terrorizzato dall’apocalisse climatica, spera di morire. Ed è così che, assicura Margaret Marsilla, lo Stato consegnerà pistola e proiettili nelle mani di giovani incapaci di affrontare il peso di una malattia.

Giovani come suo figlio, 23 anni, che soffre di diabete di tipo 1 da quando ne aveva 4. Ha perso la vista dall’occhio sinistro e vede poco da quello destro. Con enorme sorpresa di Margaret è bastato questo perché la sua richiesta di suicidio assistito fosse accettata. Il ragazzo convive con antidolorifici e insulina, ha avuto problemi di abuso di marijuana e la perdita della vista ha avuto un impatto devastante su di lui. Per questo la famiglia ha indirizzato ai media e al ministro della Salute dell’Ontario una disperata richiesta, rilanciata dall’Euthanasia Prevention Coalition di Alex Schadenberg, per fermare il procedimento innescato da due medici (il dottor Joshua Tepper e la dottoressa Laurie Morrison) che hanno fissato la data della morte assistita del ragazzo il 28 settembre:

«Non vogliamo che questa procedura venga erogata a nostro figlio, né vogliamo che costituisca un precedente per altri in futuro. Protestiamo contro l’uso dell’aberrante pratica medica del Maid per i giovani che affrontano una crisi di salute mentale o soffrono di altre malattie o disabilità non terminali (…) La società deve sapere che ai giovani adulti viene data la possibilità di porre fine alla propria vita piuttosto che ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno».

Foto di MRC Témiscamingue su Unsplash

Tags: canadaEutanasiasuicidio assistito
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