
Canada, oltre 10 mila morti con l’eutanasia in un anno. In 1.740 soffrivano di solitudine

Lo scorso anno, in Canada, 1.740 persone hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia o il suicidio assistito solo perché soffrivano di solitudine e isolamento.
1.740 è il 17,3 per cento di 10.064, ovvero dei decessi assistiti registrati nel 2021 dal terzo rapporto annuale sul Maid (Medical Assistance in Dying, acronimo che indica la legge sulla morte medicalmente assistita, comprendente sia suicidio assistito che eutanasia, distinti solo per le procedure seguite) del dipartimento della Salute.
Oltre 31 mila morti con l’eutanasia
Un rapporto elaborato sulla base delle segnalazioni presentate volontariamente dai medici o dagli infermieri che hanno partecipato alla procedura. Considerando tutte le fonti di dati a disposizione del governo, ricorda Alex Schadenberg, a capo dell’Euthanasia Prevention Coalition commentando il rapporto, il totale delle persone morte con l’eutanasia in Canada, dalla legalizzazione al 31 dicembre 2021, è pari a 31.664.
Dicevamo 10.064 decessi assistiti nel 2021: nel 2020 erano 7.603, 5.661 nel 2019, 4.480 nel 2018, 2.838 nel 2017 e 1.018 nel 2016. Cosa ha portato a un aumento del 32,4 per cento e a fare dell’eutanasia la causa di decesso del 3,3 per cento di tutti le morti in Canada lo scorso anno?
“Uccidiamoli così non dovranno suicidarsi”
Questa terza edizione del rapporto è anche la prima dall’approvazione, a marzo 2021, del disegno di legge C-7, la famigerata norma che ha eliminato il requisito di una «morte naturale ragionevolmente prevedibile» per ottenere il farmaco letale.
La legge C-7 è stata approvata infatti dopo la sentenza, in Quebec, sui casi di Nicole Gladu e Jean Truchon, due cittadini che non erano in fin di vita. Un giudice della Superior Court aveva deciso di invalidare nel 2019 i requisiti delle norme federali: concedere l’eutanasia solo a chi era affetto da una malattia incurabile avrebbe discriminato chi, come Truchon (che soffriva di sindrome post-poliomielitica), era costretto a vivere una vita che non aveva più senso per lui. Truchon ha ricevuto l’eutanasia ad aprile 2020. Un anno dopo il Canada ha approvato la nuova legge con un emendamento per aprirla anche a depressi e malati mentali. Una legge accolta tra gli applausi del paese, dove la filosofia “uccidiamoli così non dovranno suicidarsi” sembra trovare d’accordo tutti.
L’eutanasia per malati di mente
Grazie al C-7, dunque, oggi in Canada può accedere al Maid anche chi non è prossimo a morire. La legge autorizza medici o infermieri a procedere con l’iniezione letale anche nei confronti di chi non è più in grado di intendere e di volere, qualora ne avesse fatto precedentemente richiesta. Cancella il periodo di attesa di dieci giorni: basta una giornata “no” per poter chiedere e ottenere di morire il giorno stesso, 90 giorni nel caso in cui la cui morte naturale non sia considerata ragionevolmente prevedibile.
E stabilisce una “moratoria” di due anni per realizzare linee guida per dare l’eutanasia ai malati di mente (pur avendo già approvato la morte assistita per sola malattia mentale). Dal marzo 2023, infatti, in Canada a persone come l’ambientalista Howard Breen, ambientalista terrorizzato dall’apocalisse climatica, basterà avere un problema psicologico, anche in assenza di una grave malattia, per ricevere l’eutanasia.
Bambini e disabili troppo “costosi”
Non solo, un comitato del governo sta lavorando anche all’estensione per includere i minori. Il caso della mamma di un bimbo disabile di 4 anni che chiede che suo figlio, affetto dalla sindrome di Mednik, possa ricevere l’iniezione letale in caso le sue condizioni peggiorassero, non è nuovo: la campagna per dare l’eutanasia ai bambini è iniziata nel 2018. Passato il concetto che «avere una disabilità è peggio della morte» il governo stimava, prima dell’approvazione del C-7 e ragionando su “appena” seimila e rotti suicidi assistiti all’anno, che i bilanci sanitari avrebbero beneficiato di risparmi pari ad oltre 66 milioni di dollari.
«Una maggiore consapevolezza e una maggiore accettazione da parte dei canadesi del Maid come opzione di fine vita ha portato a una crescita costante di decessi medicalmente assistiti dal 2016», proclamava un anno fa Abby Hoffman, portavoce del viceministro alla Sanità canadese, aggiungendo che il 79 per cento di chi nel 2020 aveva richiesto l’eutanasia o il suicidio assistito era riuscito ad ottenerlo. Come si trattasse di un record felice da implementare con l’estensione del diritto di morire anche a disabili cronici e malati psichiatrici.
L’eutanasia non si nega più a nessuno
Ebbene nel 2021 non solo sono aumentate ancora le eutanasie e richieste scritte (12.286, il 27,7 per cento in più rispetto a quelle dell’anno prima). Ma oltre l’81 per cento di queste è andata “a buon fine”. Altro che seimila e rotti: al netto di chi ha ritirato la domanda o è morto prima, solo il 4 per cento dei richiedenti non è stato ritenuto idoneo a ricevere il Maid.
«I Paesi Bassi e il Belgio hanno tassi più elevati di persone ritenute non idonee», ha denunciato Schadenberg commentando le “ragioni” addotte da chi ha richiesto l’accesso al Maid: perdita della capacità di impegnarsi in attività significative (86,3 per cento), perdita della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana (83,4 per cento), controllo inadeguato del dolore o preoccupazione per il controllo del dolore (57,6 per cento). A preoccupare Schadenberg è soprattutto il dato delle 1.740 persone che hanno chiesto di morire perché schiacciate dalla solitudine e dall’esclusione sociale: «Abbiamo bisogno di una comunità che si prende cura delle persone, non di una comunità che le uccide».
Foto Ansa
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