Ultimo campione misterioso. Vediamo se indovinate chi è l’uomo della Ford scassata
Con la semifinale di stasera la Confederations Cup volge verso la sua chiusura, e con lei anche il grande gioco di Tempi Sport, il Campione misterioso. Lunedì la sfida si era fatta ostica per tanti con il profilo di Juan Mata: tra i pochissimi che avevano risposto corretto, l’intervista premio è andata a Tommaso Tornaghi, docente brianzolo in prestito a Lecco. Oggi il terreno si fa ancora più inaccessibile: se già la descrizione dell’esterno spagnolo vi aveva costretto ad alzarvi in piedi sui pedali, oggi lasciate perdere. Questo profilo incoronerà solo i veri esperti.
Carriera davvero strana la sua, che lo ha visto arrivare al momento giusto al grande calcio, seppur non sia del tutto fuori luogo cogliere una certa lentezza in come il suo curriculum è lievitato verso le competizioni internazionali. Fa strano pensare che quando aveva 12-13 anni un contrasto di gioco mise ko il Mister X di oggi, e la cosa sembrava seria: gli asportarono la milza e per alcuni giorni fu a letto. Per qualcuno rischiava di non poter tornare a giocare a calcio, invece alla fine non fu troppo grave, e lui potè riprendere, iniziando una carriera che lo avrebbe visto essere particolarmente sfortunato tra infortuni di ogni genere.
IN CAMPO PER L’INFORTUNIO DI UN COMPAGNO. E fa ancora più impressione pensare che tre anni fa stava meditando di appendere le scarpe al chiodo e ritirarsi dal calcio. In famiglia i suoi erano operai e un posto in fabbrica gliel’avrebbero trovato senza particolari problemi: più in là di dov’era arrivato non sembrava potesse farcela, appena sopra i confini del professionismo. In più era stato messo addirittura ai margini della squadra, valigia in mano, l’occhio puntato verso qualche offerta che potesse regalargli la speranza di giocare con continuità. Lui però non si stancava di presentarsi agli allenamenti: ogni giorno prendeva la sua vecchia Ford, saltava su e si faceva un’ora e mezza di strada per arrivare al campo. L’infortunio di un compagno fu la sua fortuna: divenne titolare e impressionò il suo allenatore. Che da lì lo volle sempre in campo e in due anni lo fece simbolo di quella città, lanciata in grande fretta nell’universo della massima serie.
STRANI INCROCI. E poi il ruolo. Voi sapreste dire che cos’è? Boh… Attaccante? Centrocampista? Ala? Trequartista? Gioca un po’ ovunque il ragazzo, sa adattarsi perfettamente alle richieste del suo allenatore. Forse è per questo che il suo allenatore lo ha portato con sé, creando un curioso incrocio: il suo procuratore è proprio il figlio di un grande ex-allenatore di quella Nazionale. E diciamola tutta: in pochi nella sua Nazione avrebbero voluto vederlo alla Confederations Cup. Perché aveva giocato poco nel suo club e per di più senza brillare eccessivamente, perché quando aveva vestito la maglia della Nazionale non è che si fosse distinto per la puntualità dei suoi interventi. Però la sua carriera ha un altro trend strano: durante l’anno il ragazzo quasi sparisce, poi verso aprile-maggio il suo nome appare a sorpresa nella lista dei convocati in vista delle competizioni estive. E se le scorse volte non è riuscito a lasciare particolarmente il segno, quest’anno il suo ha saputo farlo, eccome, non foss’altro che ha saputo iscrivere il suo nome nella storia della sua Nazionale con un record singolare. E insegnando a tutti la versione brasiliana del suo cognome.
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Ma e l’immenso giaccherino!