
Belgio respinge 12 imam turchi, volevano insegnare in moschee non riconosciute

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Il Belgio ha rifiutato il visto di lunga permanenza a 12 imam provenienti dalla Turchia, che chiedevano di entrare nel paese per guidare la preghiera nelle moschee di Gand, Namur, Bilzen e Tamise. Il ministro dell’Immigrazione, Theo Francken, non ha concesso l’autorizzazione perché le moschee non sono riconosciute dallo Stato.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]STIPENDIO AGLI IMAM. L’islam è stato riconosciuto in Belgio nel 1974 e la sua espansione è stata subito appaltata all’Arabia Saudita, in cambio di forniture energetiche a prezzi vantaggiosi, e ai Fratelli Musulmani, che hanno fondato decine di moschee, centri religiosi, biblioteche e madrasse. In Belgio ci sono oltre 300 moschee, ma quelle riconosciute dallo Stato, che paga anche gli imam e dona un sussidio attraverso l’Esecutivo dei musulmani del Belgio, sono solo 82.
NO PROFIT. A Bruxelles e dintorni è molto facile aprire una moschea, anche se non riconosciuta, sotto forma di associazione no profit. L’unica restrizione a cui sono soggette è l’obbligo di avere un permesso dal ministero della Giustizia per ricevere finanziamenti stranieri sopra i 100 mila euro. Dieci dei 12 imam non ammessi nel paese hanno fatto ricorso in Belgio per violazione della libertà religiosa, ma la causa è stata respinta visto che i religiosi si trovano in Turchia e non c’è stata alcuna violazione all’interno del Belgio. Ora possono ancora ricorrere al Consiglio di Stato.
ISLAM RADICALE. Da quando il Belgio è stato vittima di attentati terroristici l’anno scorso, e da quando ha scoperto che anche gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 sono stati organizzati in Belgio, ha cominciato a fare più attenzione alla diffusione incontrollata delle correnti radicali dell’islam. Queste si sono affermate non solo in quartieri simbolo come Molenbeek o Schaerbeek, ma un po’ dappertutto nel paese.
«UCCIDI TUTTI I CRISTIANI». Ad agosto, ad esempio, ha fatto scalpore un filmato diffuso su Youtube dal figlio di un predicatore salafita nel quale si incitava così: «O Allah, annienta gli odiosi cristiani. Uccidili tutti». Quando la polizia si è recata a casa dei genitori del giovane, a Dison, ha scoperto che il predicatore aveva già ricevuto due decreti di espulsione, avendo la doppia nazionalità marocchina, che però non erano mai stati fatti applicare.
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