Asia Bibi, ancora in carcere: «Prego per chi mi accusa senza motivo»

Di Leone Grotti
02 Gennaio 2012
Visitata in prigione, la giovane cristiana Asia Bibi, condannata a morte in Pakistan per false accuse di blasfemia e da oltre un anno in carcere, racconta: «Soffro ma prego Dio per il Pakistan e per chi mi compromette con false accuse»

«Sono soddisfatta delle misure di sicurezza prese dal direttore della prigione e dalle guardie, e prego per loro». Sono le parole di Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli, che in Pakistan è stata condannata a morte per blasfemia e che si trova in carcere da oltre un anno (ora è in una cella di sicurezza a Skeikhupura) in attesa che i suoi avvocati si appellino alla sentenza dell’Alta corte di Lahore. Asia Bibi è stata visitata in cella di recente da alcuni membri di Claas, associazione no profit che offre aiuto legale ai cristiani perseguitati in Pakistan, che volevano assicurarsi della sua salute, dopo che alcuni giornali avevano pubblicato la notizia che era stata torturata in carcere. «Non mi hanno torturato, sono notizie false. Sono stata però maltrattata e offesa in ottobre da una guardia femminile, di nome Khateja, che però è stata subito sospesa dal suo incarico» racconta Asia Bibi.

«Soffro per le false accuse di blasfemia con cui mi hanno condannato» aggiunge. «Io non ho mai mancato di rispetto al profeta Maometto e non ho mai detto neanche una parola che potesse offendere la dignità dell’islam. Le accuse di blasfemia sono del tutto infondate». Asia Bibi ha espresso la sua rabbia per il modo in cui le autorità giudiziarie del Pakistan stanno svolgendo le indagini e nonostante ancora non sappia se il verdetto di condanna a morte sarà ribaltato in appello, rimane salda nella fede: «La grazia di Dio è sempre con me. In lui sono felice e lo sarò sempre. Prego ogni giorno per il mio paese, chiedo a Dio di proteggere il Pakistan, e prego anche per coloro che mi hanno accusato ingiustamente, spero che Dio li renda saggi, perché non denuncino più degli innocenti  come me».

Asia Bibi si è poi rivolta a tutte le persone che nel mondo pregano per lei e per la sua famiglia: «Vi ringrazio e vi chiedo di continuare, perché ho bisogno delle vostre preghiere. Vi auguro un santo Natale e un nuovo anno pieno di pace». Nasir Saeed, coordinatore dell’associazione Claas nel Regno Unito, ha dichiarato al termine della visita: «Asia Bibi continua a dimostrare una grande forza di spirito nonostante le durissime sfide che sta affrontando. Il suo caso è l’emblema di quanto l’applicazione ingiusta di una legge [quella sulla blasfemia, ndr] possa far soffrire i cristiani del Pakistan. L’unico modo perché le cose cambino per i cristiani è che venga riformata questa legge e noi ci batteremo per questo».

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