Milano è «ferma». E la Regione Lombardia, che era la «locomotiva d’Italia», ora, invece, annaspa e rischia di diventare l’«ultimo vagone del treno». Così Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e capolista del Pdl nel collegio Lombardia 1, alla prima delle conferenze che il suo partito terrà da qui al giorno del voto, il 24 e 25 febbraio, nel capoluogo lombardo. «La partita in Lombardia – ha detto oggi Lupi nella sede milanese del partito – assume un duplice significato, se si considera che è la regione dove si è declinata in questi anni di governo Formigoni la proposta politica del Pdl e l’importanza assunta in relazione al voto per il Senato».
AMBROSOLI = PISAPIA. «Il modello Pisapia a Milano ha fallito – esordisce Lupi – e la candidatura di Ambrosli ne ripete i contenuti», che sono l’esatto opposto delle proposte del Pdl sia per la nazione sia per la regione: «Il Pdl non aumenterà mai la pressione fiscale, ma vuole liberare risorse per il bene dei cittadini». «A Milano – continua Lupi – i risultati di due anni di giunta Pisapia sono sotto gli occhi di tutti: le aliquote Imu sono state portate al livello massimo: quella sulla prima casa è pari al 4 per mille, ma quella sulla seconda e altri immobili è stata portata al 10,6 per cento; segno che l’unico obiettivo della giunta è quello di voler fare cassa» sulla pelle dei residenti, a danno delle famiglie. L’Expo, invece, «da opportunità appare sempre più come una sciagura da evitare». Mentre il Pdl «con Maroni in Lombardia e a livello nazionale vuole rimettere al centro dell’attenzione i temi di famiglia, impresa e persona».
AI MINIMI STORICI. «L’immagine della città è ai minimi storici – gli fa eco Alan Rizzi, coordinatore del Pdl nella città di Milano –. Prendiamo il caso Sea, per esempio: gli investitori istituzionali hanno rinunciato a investire in città perché non credono più in Pisapia. Per non parlare, poi, della situazione Expo: noi avevamo proposto la realizzazione a costo zero di un impianto sportivo di 5 mila metri quadrati nell’area dove sorgerà Expo, ma l’idea non è nemmeno stata presa in considerazione dal sindaco». Quanto alla sanità, «Ambrosoli ha dichiarato di voler smantellare il modello della sanità lombarda: un modello la cui efficienza e i cui risultati sono apprezzati da tutti» ha aggiunto Luigi Casero, deputato Pdl e anche lui candidato nel collegio Lombardia 1. «Noi, invece, vogliamo esportare il modello Lombardia in Italia, portando il buono scuola a livello nazionale, dando un voucher alle famiglie in modo che possano decidere liberamente la scuola dove iscrivere i loro figli».
IL REGISTRO E IL BONUS BEBE’. Come se non bastasse, «a Milano, il tasso di natalità è pari all’1,46 per cento (stranieri compresi) – continua Carlo Masseroli, capogruppo pidiellino al comune – sono 30 mila i nuclei familiari con bambini sotto i sei anni, 73 mila i bambini sotto i sei anni e 163 mila gli anziani over 65 residenti; il costo della vita, poi, è così alto che chi non riesce a sopravvivere decide di abbandonare la città per stabilirsi nei comuni in provincia. Noi vogliamo creare le condizioni per rendere la città nuovamente abitabile». E il sindaco Pisapia, in tutto questo, cos’ha fatto per la famiglia? «Nulla, anzi, una cosa l’ha fatta: il registro delle unioni civili che, però, famiglie non sono. Mentre una delle prime decisioni della sua giunta è stata quella di abolire il bonus bebè da noi voluto, l’antesignano di quello poi è stato portato in regione». «Se io dovessi un giorno fare il sindaco di Milano, proporrei la gratuità totale dei servizi per le famiglie con figli sotto i sei anni; una misura che avrebbe un costo di 160 milioni (su un bilancio di 2,6 miliardi) ma che si potrebbe realizzare».
ALBERTINI HA FALLITO. Incalzato dai giornalisti presenti, Lupi parla anche di Gabriele Albertini, candidato presidente per la lista del premier Monti in Lombardia, ma anche capolista al Senato: «Le dichiarazioni della capolista alla Camera in Lombardia 1 per la lista Monti, Ilaria Borletti Buitoni che ha detto che non voterà Albertini per far vincere Ambrosoli (“un’ipotesi utile”, ha detto) certificano il suo fallimento politico. Per dignità politica, pertanto (quella umana è fuori discussione), Albertini dovrebbe prenderne atto e non buttare il 2, 3, 4 per cento di voti che porta». Cioè? «Se desistenza deve essere, almeno si ricordi da dove viene, il Pdl, che l’ha fatto eleggere al Parlamento europeo. Il Pdl non ha mai anteposto l’interesse personale politico al bene dei cittadini».