Unioni civili. «L’obiezione di coscienza è legittima»
La legge Cirinnà che legalizza le unioni civili tra persone dello stesso sesso non prevede l’obiezione di coscienza. Primi cittadini o altri «funzionari di stato civile» non potranno dunque rifiutarsi di celebrare (o registrare, come preferiscono scrivere alcuni) le unioni. Negli ultimi giorni politici, filosofi e teologi hanno sottolineato che in questo caso il ricorso all’obiezione di coscienza è «impraticabile e indifendibile». Giancarlo Cerrelli, consigliere centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani ed esperto di Diritto canonico, non la pensa allo stesso modo.
In quali casi il nostro ordinamento consente l’obiezione di coscienza?
In origine è stata concepita per il servizio militare, poi è stata prevista anche in materia di aborto, fecondazione artificiale e sperimentazione animale.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Qual è il suo fondamento in generale?
L’obiezione di coscienza può avere luogo quando in gioco ci sono i principi fondamentali della convivenza umana e quando la legge violenta la coscienza. Si deve essere in presenza, da un lato, di una norma positiva che impone un obbligo giuridico di facere e, dall’altro, di un imperativo posto dalla coscienza che prescrive al contrario un non facere.
Perché le unioni civili tra persone dello stesso sesso dovrebbero violare la coscienza di chicchessia?
Perché intaccano la disciplina relativa al matrimonio, istituto che costituisce un pilastro essenziale della convivenza civile e riguarda necessariamente le più profonde convinzioni morali e religiose. In questo caso, poi, c’è anche un fondamento civile e basta leggere la Costituzione italiana.
Perché?
Perché i padri costituenti hanno staccato la famiglia, a cui fa riferimento l’articolo 29, da tutte le altre formazioni sociali, delle quali parla l’articolo 2. La stessa Corte costituzionale, nella famosa sentenza 138/2010, ribadisce quanto sia fondamentale il matrimonio, affermando che le unioni civili non possono essere ritenute omogenee ad esso. Ecco perché il ricorso all’obiezione di coscienza in questo caso è fondato.
Il testo della legge Cirinnà però fa riferimento proprio all’articolo 2 della Costituzione.
Sì, ma poi nei fatti, per come è stata scritta la legge, nella disciplina di diritti e doveri, equipara unioni civili e matrimonio.
Le prime però si registrano, il secondo si celebra.
Dal punto di vista formale è così, perché l’unione va trascritta in un registro, ma se vogliamola dirla tutta è più simile alla celebrazione di un matrimonio. Prima della registrazione di un’unione civile, infatti, serve una dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni. C’è quindi una cerimonia senza la quale non sarebbe valida l’unione.
È sicuro?
Già nel caso del sindaco Ignazio Marino a Roma si parlò di celebrazione e nell’immaginario collettivo andrà proprio così. La cerimonia è stata inserita in modo ideologico proprio per dare un messaggio preciso: la piena equiparazione tra matrimonio e unioni civili omosessuali. Chi partecipa alla cerimonia, dunque, collabora materialmente all’atto e fa passare questa mentalità. C’è una valenza simbolica. Chi non vuole indurre il popolo italiano dal punto di vista culturale a equiparare i due istituti deve avere diritto all’obiezione di coscienza. Spetta al legislatore, poi, come prevede anche una sentenza della Corte costituzionale del 1991, compiere una delicata opera di bilanciamento dei diritti.
Perché allora l’obiezione di coscienza è richiesta nel caso delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e non per il divorzio?
Io ricordo che Giovanni Paolo II nel 2002 la raccomandò anche per il divorzio, soprattutto per gli avvocati. Ma se pensiamo che oggi vogliono abolire l’obiezione anche per l’aborto capiamo quanto il tema sia spinoso.
In un testo della Congregazione per la dottrina della fede del 2003, l’allora cardinale Joseph Ratzinger scrisse che «in presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, (…) ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza».
Ogni volta che viene attuata una unione civile tra persone dello stesso sesso si incentiva un processo di ridefinizione della famiglia. E questo significa distruggere la famiglia, indebolirla e depotenziarla. Questo è un male grave. Chi non vuole collaborare alla distruzione della famiglia, voluta da forti lobby culturali, politiche ed economiche, deve poter obiettare. Questo è anche il grande dramma del nostro tempo.
Quale?
Vogliono toglierci la libertà di continuare a fare il bene e rifiutare il male. Non a caso si sta cercando di limitare sempre di più la libertà di coscienza. Se ci tolgono anche la possibilità di dire “non sono d’accordo” il futuro della nostra società sarà drammatico. Ma la tendenza è quella e per chi non si piega si prospettano o sanzioni o il carcere, come già avvenuto anche nel caso di Kim Davis (o in Francia, ndr).
Foto Ansa
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Il punto non è giudicare questa legge, stabilendo se questa sia giusta, sbagliata, contronatura, un progresso, un regresso… il punto è l’obiezione di coscienza, che significa una cosa ben precisa: significa disobbedienza “lecita” perchè giustificata da un credo religioso. Quindi disobbedienza a cui non possono conseguire ritorsioni.
Ora, considerando che nessuna legge divina viene infranta dal sindaco che registra un’unione civile (diverso è contrarre l’unione civile, che sarebbe peccato), perchè parlare di obiezione di coscienza? Chiamatela con il suo nome: disobbedienza civile. Se volete disobbedire, fatelo, ma ne dovete subire le conseguenze, cioè una denuncia per atti d’ufficio.
Se io penso che una certa tassa sia eccessiva e ingiusta, non la pago. Ma il fatto che io creda fermamente nell’ingiustizia di quella tassa non mi dà la possibilità di non pagarla e di passarla liscia! Per questo verrò denunciata e subirò le sanzioni della mia omissione. Ma se sono una vera “guerriera” e credo nella mia posizione, affronto le conseguenze eroicamente, non mi nascondo in modo vigliacco dietro l’ “obiezione di coscienza”. Diamo alle cose il loro nome. Troppo facile come fate voi.. volete fare i martiri? Fatelo come si deve!
Il martirio non si cerca, ma voi state facendo di tutto per restaurare il reato di opinione. E forse solo allora comincerete a dire “cosa stiamo facendo?” O “siamo ancora una democrazia?”.
Democrazia non significa che ognuno fa quel che vuole in base alla sua OPINIONE. Un sindaco musulmano non può rifiutarsi di trascrivere un matrimonio cattolico perchè “nella sua opinione” quel matrimonio è sbagliato. Le religioni ovviamente devono essere tutelate, e va tutelato il diritto delle persone di vivere la propria vita secondo i propri valori. Non si può costringere un religioso a commettere peccato.. è per questo che i medici non possono essere costretti a praticare un aborto, perchè verrebbero costretti a commettere peccato mortale. Ma che peccato commette un sindaco che registra un’unione civile??
Tutto quello che esce dalla sfera del “peccato” diventa un’opinione personale e arbitraria, un giudizio sugli altri, una prepotenza, e permettere queste “opinioni” significa permettere l’anarchia, non la democrazia. Se foste un pochino onesti con voi stessi e con la religione che dite di professare, lo ammettereste.
Purtroppo non è così semplice, Elisa.
Anche cosa sia “peccato”, in ultima istanza, non è altro che opinione personale e arbitraria.
E prima ancora, cosa sia una divinità, quali le sue leggi e i suoi progetti relativi all’umanità, sono opinioni personali e arbitrarie, perlomeno dal punto vista di chi non ha il medesimo credo religioso.
Chiunque, in qualsiasi momento, può dichiararsi credente in un dio che nessun altro conosce, ovviamente senza poter essere smentito.
E nemmeno possiamo adottare il principio che le “religioni” siano degne di considerazione e rispetto solo se il numero dei credenti è superiore a X.
Quindi, riassumendo, se riconosciamo ad ogni cittadino il diritto di obiettare sulla base delle proprie convinzioni religiose, stiamo concedendo a chiunque il diritto di obiettare su qualsiasi argomento.
E ti renderai conto del fatto che ammettere a 360° la possibilità di rifiutarsi di ottemperare agli obblighi di legge per motivi non indagabili né verificabili, sarebbe un vero e proprio suicidio sociale.
Bel ragionamento individualista della serie faccio che cozza mi pare.
In realtà le religioni hanno una loro organizzazione e quindi dei referenti con i quali lo stato potrebbe pure concordare su cosa sia lecito obbiettare e su cosa no.
Alcune religioni hanno dei referenti, moltissime altre (del tutto legittimamente) no.
Se poi, quando parlate di “obiezione di coscienza”, ne state chiedendo un riconoscimento selettivo in esclusivo favore delle cosiddette “religioni organizzate”, allora è tutto un altro discorso.
Ma in questo caso, lasciate perdere argomenti “alti” tipo la difesa del diritto umano ad agire secondo “coscienza”, che se deve valere solo per chi ne possiede una standard, non vale niente.
Se magari mi fai un esempio delle “moltissime altre” che non hanno referenti mi fai un piacere.
Sul discorso a bischero della coscienza “standard” calerei un pietoso velo, se permetti.
“Quindi, riassumendo, se riconosciamo ad ogni cittadino il diritto di obiettare sulla base delle proprie convinzioni religiose, stiamo concedendo a chiunque il diritto di obiettare su qualsiasi argomento.”
E’ tutto un errore, chi dice di obbiettare sulla base delle proprie convinzioni religiose? Sei convinto che p.e. l’aborto è un obiezione che nasce da motivi solo religiosi? Non ti entra in test che di fronte all’aborto tu dici che elimini un pezzo di materiale organico un altre persona sostiene che si tratto d un essere umano? E come non capisci il fatto ce di fronte a questa realtà tu ha ragione solo per una “maggioranza democratica”? Quindi il significato della vita è messa ai voti.
Quindi quando tu dici “diritto ad obbiettare su qualsiasi argomento” sei quantomeno impreciso perché gli argomenti che negano umanità e che meritano l’obbiezione di coscienza sono pochi: vita, morte, famiglia, educazione. Cose dove lo Stato se smette di essere garante ed arbitro per assumere funzione morale e creare solo sudditi.
Sono con un tablet… quindi : testa* … un’altra* persona … che* di fronte a questa realtà tu hai* …
In tema di famiglia e di unioni civili, Meloni osserva che personalmente non celebrerebbe le unioni ma farebbe applicare la legge dai funzionari: “Io sono d’accordo con Bagnasco” il presidente della Cei che ha criticato le unioni gay, “ho votato contro la legge perché è solo un cavallo di Troia per arrivare all’adozione da parte di coppie omosessuali, che non è garaantire ma negare un diritto al più debole, il bambino. La legge sulle unioni civili non prevede una celebrazione sul modello del matrimonio. Io non ci andrei personalmente perchè mi sembrerebbe ipocrita, ma chiaramente se fossi sindaco di fronte a una legge nazionale farei applicare la legge”.
Qualunque purchè non ci sia più la sinistra.
E’ talmente profondo e radicato l’astio e l’antipatia che provo per la sinistra e i grullini che mi andrebbe bene tutto, pur di non vedere più sinistri nelle stanze del potere.
Se una cosa non mi piace ma viene dalla destra si può anche discutere, ma se viene dalla sinistra la rifiuto a prescindere.
Confesserò anche dei guai giudiziari del PD, il mio ex-partito, provo quasi soddisfazione senza quasi quando sento che gli fioccano gli avvisi di garanzia.
E anche per i grullini, mi auguro che Pizzarotti riesca a dargli qualche bella legnata in vigilia alle elezioni.
La società è mantenuta in piedi dalla famiglia “Uomo-donna” come una torre di ferro è mantenuta dall’accoppiamento dado-bullone, immettere nella stessa le coppie omosex è come minare la torre iniziando a sostituire gli accoppiamenti con dado-dado, bullone-bullone.
Non è così: si tratta di fare un’altra torre, nessuno ti tocca la tua.
Peccato stiate sostituendo i bulloni della torre di tutti, perché non esistono e non possono esisterne altre.
Io non credo.
Se fosse come dici daresti ottimi motivi a chi dice che la vostra va abbattuta.
Della serie: se la realtà è in conflitto con l’ideologia, tanto peggio per la realtà.
Volete fare la società del vizio fondata sulla menzogna?
Non c’è problema.
Accomodatevi.
Ma una simile società è destinata a perire.
E voi (non noi) con essa.
E’ già successo.
Ma i rintronati dall’ideologia dalla storia non imparano nulla, perché coltivano il vizio di mentire pure sul passato.
Ma magari!
Poter vivere senza rompimenti di scatole in una società che a voi risulta fondata sul vizio e sulla menzogna!
Si potrebbe fare tranquillamente senza interferire su chi vive con diversi criteri, e senza voler negare loro nulla. Al contrario sono questi (voi) che pretendono di stabilire per tutti come si deve nascere, morire, fare sesso, procreare, amarsi; come si essere riconosciuti civilmente o no dalla comunità, come devono essere educati i figli, quali libri film rappresentazioni possano essere pubblicati e quali no; e sempre loro (voi) pretendono di stabilire per tutti come lo stato deve prioritariamente indirizzare le proprie politiche – incluse e soprattutto quelle di spesa, quali soggetti e gruppi siano degni di particolare tutela e quali no ed in base a quali criteri. E via pretendendo.
Lasciateci tranquillamente seguire il nostro destino di morte! Siccome non siamo come voi, nessuno vi impedirà di organizzarvi come volete.
Sganarello, perché sei tu vero?
lascia perdere perché veramente sei piatto fino alo squallore.
Non sei in grado di cogliere un concetto ed approfondirlo . Tutta la bestialità riversata nell’ultimo post manifesta l’inconsistenza e la mancanza di empatia umana.
Metti difficolta su cosa replicare perché per farlo bisogna avere qualcosa , ma tu …nulla.
Prendi il vogliamo decidere “libri film rappresentazioni possano essere pubblicati e quali no”: cosa intendi asinaccio, Shiva rinfrescato? che cosa vuoi accozzare? Forse ti riferisce che nelle scuole le famiglie dovrebbero essere informati se si propongono libri dal valore letterario della carta igienica me che propongono coiti orali gay (mi riferisco a un caso già discusso)? Quindi, se è questo che intendi, la scuola deve formare secondo i criteri tuoi e gente come te (per i quali ogni cosa è negoziazione e imposizione).
Vedi la tua tragica situazione è quella di credere, essere illuso di provenire da una parte diversa dalla nostra, mentre anche tu provieni dagli stessi pilastri portanti che da diversi millenni costituiscono la prima forma di società “famiglia mamma-papà uomo-donna” o forse sei il primo caso al mondo di concepimento omosex.
Non mi illudo di nulla, so benissimo che veniamo tutti dalla stessa parte. E tale parte non è costituita solo da quelli che tu chiami “pilastri portanti”, e neanche da come tu sei convinto che essi si siano caratterizzati nel tempo, i “diversi millenni”.
In ogni caso, ti è mai capitato di percorrere con altri una strada che entra in un rondò? Il fatto di provenire tutti dalla stessa strada non implica affatto che si debba prendere tutti la stessa uscita; non solo, capita anche che si possa andare verso la stessa destinazione seguendo percorsi diversi, per esempio una statale o l’autostrada. Il tuo giudizio – storico, filosofico, emozionale, religioso e quant’altro – è fondamentale sulla tua scelta di quale uscita prendere, ma è del tutto ininfluente sul fatto di essere in un rondò, ed è, o dovrebbe essere, del tutto ininfluente sulla decisione che prenderanno gli altri.
Puoi anche pensare che i rondò siano una disgrazia, tuttavia ci sei dentro. Puoi anche maledire il momento in cui ti sei messo in viaggio, che a sapere che avresti incontrato i rondò te ne stavi a casa. Non cambia nulla: li stai, e ci stanno pure gli altri, tutti con pari dignità e diritti.
Quello che non funziona, e qui sta il problema, è se vai li di notte, chiudi le uscite che non ti piacciono o stacchi i cartelli che indicano i posti che non gradisci (magari senza neanche esserci mai stato).
Chi ti obbliga a prendere la stessa via d’uscita? Dove lo hai letto?
Ma sia di cosa parli?
PS: ora te ne vieni con la metafora della “strada”, ma sopra non capivi quella degli ariani. Penoso
Se fosse possibile quello che dici cioè fare una torre (società) completamente divisa dalla prima stai sicuro che sarei il primo a lavorare per farvela mettere in piedi, almeno vi togliereste dai c.
Tocca condividere i luoghi.
A tua consolazione ti informo che lo spazio è tridimensionale.
è chi ha detto di non voler condividere lo spazio che è pure tridimensionale! Lo condividiamo pure con la mafia, il problema nascerebbe se questa la si vorrebbe legittimare e mettere sullo stesso piano dello stato! La comprendi la differenza? Intanto ad ogni uscita dalla rotatoria prendi sempre la direzione Tempi.it forse perché “l’intolleranza ” cattolica ti lascia dire qualsiasi cosa, a differenza dei giornali gayosi dove si viene bannati quando non si molto in linea con la cultura del momento.
Mi sembra che i punti “forti” del ragionamento proposto siano
– L’obiezione di coscienza può avere luogo quando in gioco ci sono i principi fondamentali della convivenza umana e quando la legge violenta la coscienza.
e
– Chi partecipa alla cerimonia collabora materialmente all’atto e fa passare questa mentalità.
.
A parte la forzatura operata su cerimonia, siamo di fronte ad una grossa criticità.
I fatti che mettono in gioco la coscienza sono tantissimi, e a fronte di questi normalmente il “non facere” si attua rinunciando complessivamente ai ruoli ed alle professioni che implicano quel “facere”.
Ci sono persone che rifiutano eticamente che ad un essere umano possa essere negata la libertà, anche temporaneamente. Credo che nessuno possa negare in linea di principio il rifiuto della carcerazione, ma se uno vuol fare il magistrato gli si dice semplicemente che questo prevede la legge: se hai questa legittima convinzione fai un altro mestiere. E non piccolo problema si apre anche laddove un cittadino con questo orientamento di coscienza sia chiamato a testimoniare in un processo penale.
La strada maestra per evitare i conflitti di coscienza e le relative problematiche di obiezione, secondo me, sta nella libertà e nell’assunzione (o meno) di responsabilità dei cittadini a fronte però di leggi di valore tendenzialmente universale. E infatti:
– il problema del “non uccidere” si è risolto non prevedendo la pena di morte nel nostro ordinamento, e passando alla volontarietà del lavoro della guerra; cioè non si sono aboliti i militari, i quali continuano a fare quello che facevano prima, ma si è tolto l’obbligo di fare il soldato… ma se lo vuoi fare ti addestri per uccidere.
– il problema di chi ritiene l’aborto un omicidio sarebbe facilmente risolvibile con un periodo transitorio che consenta l’obiezione di coscienza a chi già opera, per poi gradualmente prevedere che tutti gli operatori siano disponibili a praticare tutti gli aspetti della professione previsti dalla legge, e chi legittimamente non vuole faccia altro.
Quello che non funziona è volersi comunque mettere in certe posizioni, ma rifiutarsi di fare ciò che la legge dice far parte dei compiti previsti.
Se poi estendiamo l’area dell’obiezione ad aspetti che non riguardano la vera o presunta eliminazione di vita umana, ma lo estendiamo a fatti che “fan passare mentalità”… non se ne esce davvero più.
Come dicevo sopra, il problema della coscienza si pone quando la legge, con il meccanismo che descrivi, crea la morale, la impone e non la riceve dai singoli. Perché che un embrione sia un essere umano non è una riserva mentale di alcuni, ma pura biologia.
La legge non crea morale ma norma le relazioni in modo provvisorio e dinamico: sempre è stato così e sempre sarà. La legge può imporre comportamenti, alcuni dei quali con rilevanza etica altri no. Ma non è questo il caso in quanto nessun comportamento viene imposto a nessuno.
Il diritto non è mobile su certi principi, tanto che voi stessi cercate di fissare queste volte una volta per sempre. Secondo: obbligare chi non è ateo a non praticare certe professioni non è garanzia di libertà, ma discriminazione.
Mi piace il “sempre è stato così e sempre sarà”. Per la serie “i dogmi sono sempre quelli degli altri”. Poi , neppure una mezza misura, un semplice ” la legge non crea la morale, ma l’aiuta solo a fare i primi passi”.
Non è un dogma ma una costante, pregasi studiare studiare prima di sparare stupidagini
Mi vuoi dire che se nasco in uno Stato dove per legge gli ariani sono superiori non avrò un approccio morale diverso rispetto ai non ariani?
Credo che sei io dico stupidaggini, tu hai varcato pure questa soglia, e sei al peto che diventa parola.
Ancora? M provare a stare a tema no? Che diavolo c’entrano gli ariani?
La questione è semplicissima, al limite della banalità. Le leggi, sempre e ovunque, sono provvisorie; esprimono il volere o il punto di equilibrio fra i voleri del popolo nei sistemi democratici, oppure l’imposizione di una minoranza in tutti gli altri sistemi.
Siccome siamo in un sistema democratico, e molto garantista, è facilissimo per chiunque sottrarsi da situazioni che ritiene in conflitto con la propria coscienza senza rompere le scatole ad altri che agiscono secondo legge e che giustamente pretendono per se ciò che lo stato ha democraticamente deciso spetti loro.
Non riesci a prendere in considerazione neppure per un secondo che il diritto positivo non può comunque legiferare contro la natura umana?
Caro Petonio,
non darti arie, semplicemente con capisci un esempio. Io dubito questo sistema sia in una vera democrazia, e meno che mai garantista. Sono convinto (per questo la cito sempre) dell’intuizione profetica della Arendt : “I crimini contro i diritti umani, che sono diventati una specialità dei regimi totalitari, possono sempre venir giustificati con l’affermazione che diritto è quanto è bene o utile per il tutto, tenuto distinto dalle sue parti (la massima hitleriana “Diritto è quel che giova al popolo tedesco” è solo la forma volgarizzata di una concezione della legge che si trova diffusa ovunque…). Perché è perfettamente concepibile, e in pratica politicamente possibile, che un bel giorno un’umanità altamente organizzata e meccanicizzata decida in modo democratico, cioè per maggioranza, che per il tutto è meglio liquidare certe sue partii.”. Io credo che con questo ci misuriamo: con l’opportunità di un nazismo civile e democratico. Per me , nel momento che esiste l’obbligo per un medico di praticare aborti, eutanasia e pena di morte siamo ad un civile nazismo anche se stabilito democraticamente. Quel medico subisce un tipo di “morte” anche se non è fatto di plotoni di esecuzioni.
Capisci caro Petonio, cosa intendo?
“Perché che un embrione sia un essere umano non è una riserva mentale di alcuni, ma pura biologia.”
E’ una riserva mentali di alcuni. Dovete smetterla di confondere religione e Stato, testi sacri e soprananturale con la vita civile.
Ripeto ancora: esiste una sola soluzione per la vostra cultura e la vostra morale:
andate via e prendere la cittadinanza vaticana.
Se li potete vivere come preferite perchè non ve ne andate?
Carla marini
per quale motivo non dovrebbe essere un essere umano? E quale limite hai tu per stabilire cosa non un essere umano? Chi te l’ha detto che è questione di religione o testi sacri? E se noi ce ne andassimo e poi ti viene il desiderio di dire che un neonato non è un essere umano? Lo sai che avete delle punte avanzate , nelle vostre fila, che si spingono a tanto. Dai , meglio che restiamo in Italia (che è bella non per gente della tua stipe) e vi ricordiamo cosa siete in grado di fare.
Ma pensa, io ho il pregiudizio che un “essere umano ” per il solo fatto che c’è esiste e ha diritti analoghi a tutti. Pensa lo svincolo dallo “sviluppato”, termine pericoloso dato che conosco gente pochissimimissima sviluppata che non vuol far nascere nessuno.
Pensa anche, per chiarezza, che questo è per me il “piano” del dialogo, dato che altrimenti, nel cantarsela e suonarsela in base al potere vigente, si più negare umanità a chicchessia.
W l’obbiezione di coscienza, libero voglio vivere. Non sono cittadino vaticano.
Risposta, questa di Carla Marini, che mostra benissimo come in uno stato laico veramente liberi sono solo i cittadini laici, mentre i non laici sono liberi solo della libertà che viene loro concessa. Esattamente come in uno stato confessionale. Il che è una bella contraddizione per coloro che ritengono che lo stato laico sia il contrario di ogni confessionalismo, mentre in realtà è solo un confessionalismo di segno contrario.
Michele, prova a ragionare un attimo: TUTTI i cittadini, atei e agnostici compresi, sono “liberi” solo della libertà che viene loro concessa dalla legge.
L’unica differenza è che i “limiti” imposti alle religioni sono evidenti, perchè incidono su impianti morali comuni ai fedeli e diffusamente conosciuti.
Chi religioso non è, troverà comunque i suoi limiti nella legge, ma la cosa rimane su un piano strettamente personale.
Per quanto riguarda il problema dell'”non uccidere” l’abolizione della leva non è stata nessuna soluzione. Pure oggi un militare può e deve disobbedire di fronte ad un ordine che vuole lo sterminio di vecchi e bambini. l’obbiezione di coscienza esiste in questo caso oppure dovrebbe essere condannato per alto tradimento’
Per il problema dell’aborto quale problema risolvibile ti offro una soluzione più semplice: fate dei corsi i specializzazione. Createvi un corpo , meraviglioso, di elargitori di aborti. Nominate la Bonino vostro modello e presidente. Ammazzare da sempre è semplice, lo facevano alacremente con una pompa di bicicletta, non avete bisogno di violentare la professione medica. Un qualsiasi nullafacente può eseguire delle manovre elementari (tutti sanno usare la pompa di bicicletta). Poi non siete la maggioranza a sostenere questo splendido diritto? Che ci vuole ? Date un bel nome alla nuova professione, biglietto da visita … combatterete anche la disoccupazione, migliorate il PIL , sublimate i desideri di potenziali serial killer.
Vuoi mettere questa con la tua soluzione
tradimento*?
Errore. Il militare che si rifiuta di obbedire ad un ordine che gli intima di sterminare donne e bambini non compie nessuna obiezione di coscienza. Semplicemente rifiuta di obbedire ad un ordine illegittimo. In guerra non si può sparare sulla popolazione civile ed inerme, è un crimine, cosidetto crimine di guerra. Altresì è possibile sparare ai civili solo se essi stanno partecipando ad azioni di guerra che mettono a repentaglio la vita stessa dei soldati Pertanto l’obiezione di coscienza prevede che la norma che ci si rifiuta di compiere è pienamente legittima, ci si può rifiutare per motivi etici, morali, religiosi e ideologici, inoltre non deve essere previsto nessun tipo di altro comportamente che eviti il compiersi dell’azione senza avere un personale nocumento, ed infine il bene che si intende raggiungere con l’obiezione, deve essere universalmente accettato come prioritario rispetto al bene che si prefigge la norma violata.
“Ordine illegittimo” , perché diventa “illegittimo”? Per via dii una legge che lo rende tale o no? E se una legge lo rendesse “legittimo” il soldato cosa dovrebbe fare?
Non se ne esce dato che il valore della vita umana è sempre alla merce di chi fissa il “legittimo “e “l’illegittimo” imponendo un comportamento da fare.
L’obiezione di coscienza è l’unica difesa contro lo Stato etico e contro ogni legittimità o illegittimità presente e futura (anche quella che imporrebbe ad un ateo una fede religiosa per cercarsi un lavoro)
Intanto, visto che parliamo del IV trattato delle convenzioni di Ginevra e dei successi protocolli del 77, per cambiare l’ingaggio da parte delle forze armate firmatarie dei trattati stessi dovrebbero essere d’accordo tutti i paesi coinvolti che sono più di 60. Mettiamo per assurdo che cambi la regola di ingaggio e che si possa sparare a vecchi e bambini, senza che però cambino altre regole. In questo caso esisterebbe la famosa via d’uscita, cioè la possibilità di evitare di fare ciò che credo sia contrario senza che ne nasca un nocumento per la mia persona, di fatto lascio l’esercito. Ho ben spiegato sopra cosa è e come funziona l’O. di C. Combattere uno stato non è obiziezione di coscienza. Chiamale coscienza politica, ideologia, ribellione, ma non obiezione di coscienza che è tutta un ‘altra cosa.
Non ho detto che combattere uno Stato è O di C. Ho scritto solo di un ordine ingiusto e crudele. E di un Stato che ipoteticamente può anche obbligarti democraticamente di pretendere si essere un soldato crudele. Estremizzando un esempio (io non ho tenuto conto di convezioni e protocolli) tentando un ragionamento in astratto.
Voglio capire se lo Stato ha un limite. Se può stabilire che un neonato a tre anni deve essere soppresso e se il medico che si rifiuta può essere licenziato. Se lo stesso medico che si è asciato convincere a fare un atto cosi biasimevole si può imporre di fare punture letali in uno Stato ce applica la pensa di morte. Se esiste una tale “legittimità”.
Credo che parlare di leggi in maniera astratta sia leggergemente fuorviante. Nella realtà ogni stato fa le leggi partendo da una base che può essere la costituzione, il corano, insomma quello che è. E’ chiaro che se rimaniano in astratto è possibile qualunque cosa, però l’astrattismo è un pò il rifiuto della realtà per esaltare il proprio sentimento e il proprio sentire, che è diverso per ognuno di noi. Proprio per questo le norme vengono fatte, per dare una collocazione precisa ad un determinato modo di agire, che può essere non condiviso da tutti, ma che però per tutti è uguale.
Ti propongo, la citazione della Arendt : “I crimini contro i diritti umani, che sono diventati una specialità dei regimi totalitari, possono sempre venir giustificati con l’affermazione che diritto è quanto è bene o utile per il tutto, tenuto distinto dalle sue parti (la massima hitleriana “Diritto è quel che giova al popolo tedesco” è solo la forma volgarizzata di una concezione della legge che si trova diffusa ovunque…). Perché è perfettamente concepibile, e in pratica politicamente possibile, che un bel giorno un’umanità altamente organizzata e meccanicizzata decida in modo democratico, cioè per maggioranza, che per il tutto è meglio liquidare certe sue partii.”. Pure questa, volendo, è astratta. ma non ne vedi la potenzialità concreta e, mi permetto, per certi versi l’attualità della stessa (penso a certi “diritti” all’eutanasia che si spingono in Belgio o in Olanda e pure altro).
Se io guardo alla base “condivisa” che è la nostra Costituzione non ci poteva essere Eluana e neppure lo pseudo matrimonio gay (per non parlare dell’adozione). Penso che non sono io che astrattizzando arrivo a tutto, ma sembra che nella realtà giuridicamente si arriva a tutto indipndentemente da ogni base “base condivisa”.
Quindi?
Per me bisogna vendere cara la pelle (si fa per dire … credo nella sana e ferma civile opposizione), dato che siamo ad un punto che non c’è nessuna base condivisa, la costituzione è ridotta a zerbino e anche dal momento che si può mettere in discussione il cosa “è” un uomo.
Per te no?
Non è che così (appellandosi alla costituzione) se ne esce, si sposta solo il problema più su: anche una costituzione è in fin dei conti una legge votata da una maggioranza che ha come sua anima l’ideologia della maggioranza stessa. Non si può dire che ognuno ha il proprio sentire, diverso per ognuno di noi, appunto, e poi invocare, incoerentemente un modo di agire che è per tutti uguale. Anzitutto tu stesso riconosci che può non essere condiviso da tutti, quindi se deve (sottolineo deve) essere uguale per tutti l’unico mezzo per farlo è l’imposizione nei confronti del dissidente. Altre soluzioni non ne vedo, se si afferma che ognuno ha il proprio personalissimo e soggettivo sentire.
E per il dissidente non rimane altra strada che sperare di diventare a sua volta il più forte, rovesciando la posizione di inferiorità in cui si trova.
Siamo usciti dal cosidetto seminato. Lasciamo stare la costituzione e come si fa e cosa è. Qua abbiamo un giurista di diritto canonico che dice, dal punto di vista giuridico, una stupidaggine, fa in pratica un errore sesquipedale, punto. Se vuole inserire il rifiuto di celebrare o trascrivere le unioni civili nella casistica dell’obiezzione di coscienza deve cambiare le norme che regolano l’obiezione stessa, e non interpretare ad minchiam una questione che è già codificata. Ripunto. Tutto il resto, legge giusta legge sbagliata, condizioni astratte e compagnia cantando sono fuffa, argomenti complessi che non possono essere affrontati con dei semplici messaggi buttati li, e che meriterebbero approfondimenti e valutazioni complesse e multidisciplinari, come filosofia, antropologia etc. Io il militare faccio e mi fermo qua.
Insomma, obbedire e basta? Ma per chi non è d’accordo cosa proponi? Di rispettare una legge che non condivide, che non ha voluto e che può essergli solo imposta? In uno stato che oltretutto ha proclamato la libertà di coscienza (intendendo come coscienza le preferenze dell’individuo) come supremo valore costituzionale.
A mio parere è inevitabile oltrepassare il mero dato legislativo ed andare oltre, cioè sondare la razionalità degli argomenti che soggiaciono a quei provvedimenti.
Sai quante leggi non mi piacciono? Vogliamo parlare dell’omicidio? Del fatto che devo pagare delle tasse? Del fatto che non posso guidare ubriaco? E’ molto semplice, siamo in Italia non in Corea o in Vattelapeskigian, a) fondo un partito, mi faccio eleggere e propongo una legge, b) mi aggrego ad un partito che ha le mie stesse idee e idem come sopra, c) raccolgo firme per un referendum abrogativo, d) raccolgo firme per una legge di iniziativa popolare d) faccio una protesta civile, che non è obiezione di coscienza, sperando che la gente mi segua, ed eventualmente ne pago le conseguenze, e) faccio una rivoluzione armata, un golpe e instauro una dittatura a mia immagine e somiglianza.
Ci sono leggi che ci devono piacere per forza: una è quella che non consente di di stabilire arbitrarie interpretazioni di cosa “è” un essere umano. Se si consegna alla facoltà dello Stato, indipendentemente del processo di formazione della volontà, ogni cosa è possibile
Dimentichi (ahahah, dimentichi!) che la materia è normata. Non significa affatto che le norme, neanche questa, siano ne giuste ne tantomeno perfette, ma questa è.
Qui si parla di obiezione di coscienza, quindi scelta individuale. Quindi, di nuovo, hai detto una stupidagine.
Eccolo li. Una chitarra è una chitarra perchè ha certe e determinate caratteristiche, se una di queste caratteristiche viene a mancare o è diversa, non abbiamo più una chitarra. E questo vale per tutto, la poliandria si ha quando una donna sposa molti uomini, entrare in casa di altre persone scassinando la porta e portandosi via oggetti e/o denaro è un furto con violenza sulle cose, così normato dagli art. 624-625 del codice penale. Il furto non è una rapina, non è un omicidio etc, la poliandria non è l’unione di 10 donne con 2 uomini, un pezzo di legno con due corde non è una chitarra. quindi se parli di obiezione di coscienza, o di chitarre, o di furti o di poliandria o di quello che vuoi, ne parli così com’è e non come vorresti che sia. Anche perchè se togliamo all’O. di C. i punti salienti che la contraddistinguono, facciamo si che ognuno possa fare quello che vuole quando vuole a seconda dei momenti che più gli aggradano.
Das
A chi stai rispondendo?
L’intervento che inizia con “eccolo li” è una risposta a Giurillo. Quello sopra è una risposta a te.
Intendi che non esistono nome giuste e sbagliate? Se la materia “è normata” , in base a come è normata, non ci troviamo rispetto a questa alla possibilità di valutarla giusta o sbagliata? Quindi se una legge (materia normata) stabilisse per un medico la soppressione entro i tre mesi dalla nascita obbligatoria su richiesta della madre, mi trovo davanti alla consolazione che è una legge che non è “giusta ne tantomeno perfetta ma questa è”?
Io parlo “solo” che rispetto a principi non negoziabili, il diritto all’obbiezione di coscienza si antepone a tutto e che trovo che sia un autentica misura di civiltà di uno Stato il garantire ad ogni cittadino di non andare a compromessi con la propria coscienza. Quindi la “scelta individuali” in argomenti come vita morte ecc. prevalgono. Dico pure che sei un petomane.
E’ una risposta a Giurillo
Ci sto su argomenti come vita e morte, più morte che vita in verità.
Qui si parla di altro.
Non c’è nessun principio non negoziabile in una comunità vasta, ma solo fra volontari aderenti a comunità ristrette, le quali prendono forma esattamente in base ad una contrattazione o accettazione di principi. In una comunità vasta e democratica tutto è sempre negoziabile.
Invece proprio una comunità allargata ha bisogno di principi. E questi non possono essere radicalmente opposti alla natura.
Tutto è negoziabile? ma fammi il piacere.
Non c’è nulla, assolutamente nulla, in alcuna società che non sia frutto di negoziazione o di imposizione.
PS : U.W. quando trovi la natura salutamela.
Suvvia, se uno è un po’ ignorantello e certi concetti gli tornano astrusi, non è necessario che lo dimostri facendo sarcasmo fuori luogo.
Giannino, è vero che non sono ferratissimo, ma converrai che sto difendendo il principio che non tutto è negoziabile. In fin dei conti loro vorrebbero trasformare in non negoziabile e discutibile le loro turpitudini.
L’ignoranza è un fatto peculiare della condizione umana e son contento che tu lo tenga presente, ma io non mi riferivo certo a te parlando di sarcasmo.
Il punto è che è lo Stato laico, a differenza degli altri tipi di stato, a porre come supremo principio dell’ordinamento costituzionale la libertà di coscienza, intesa proprio come facoltà di fare ciò che soggettivamente si ritiene bene e non fare ciò che si ritiene male. E questo per lo stato laico è proprio un distintivo, che lo differenzia e, nell’opinione dei suoi sostenitori, lo rende migliore degli stati confessionali (cattolici, islamici e via dicendo). E ovviamente, sempre secondo lo stato laico, questa libertà di coscienza non può conoscere discriminazioni, cioè non si può applicare differentemente da soggetto a soggetto.
Sulla libertà di coscienza è poi fondato il pluralismo (etico, sociale, ideologico) di cui le società laiche vanno fiere.
Ora, è proprio qui che nascono i problemi perché da una simile concezione l’unico esito coerente è l’anarchia, esito che ovviamente i laici vedono e cercano di evitare. E come lo evitano?
Restringendo e limitando la libertà di coscienza di alcuni, favorendo quella di altri: è una discriminazione inevitabile, ma contraddittoria rispetto alle premesse. E come viene limitata? Tramite la legge, cioè la volontà della contingente maggioranza, che ovviamente non significa autonomamente giustizia (anzi di concezioni della giustizia ve ne sono di differenti e fondate in ultima analisi su un’assunzione indimostrata, questa la tesi di due grandi maestri del pensiero laico, Bobbio e Kelsen).
Con ciò si cade in un’evidente aporia: la libertà di coscienza è nello stesso momento sia criterio per la legislazione (essendo il supremo principio dell’ordinamento) sia il suo risultato, cioè il “residuo” di libertà che rimane all’individuo una volta che il potere sovrano (sulla base dell’ideologia della maggioranza, cioè del più forte) ha stabilito ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare. Ovviamente nel secondo caso (che è quello reale) la libertà di coscienza è puro flatus vocis, rimesso al volere della maggioranza: ognuno può trovarsi “discriminato” se ha esercitato un’opzione diversa da quella prevalente.
Rivendicare l’obiezione di coscienza significa quindi essere più laici dei laici, ossia radicalizzare la laicità portandola alle sue (coerenti) conseguenze e non fermarsi a metà, come invece fa il mainstream laico.
Concludo dicendo che questi problemi in una società sempre più pluralistica (vanto della laicità, ma che si rivelerà un boomerang) saranno sempre più presenti viste le diverse ed inconciliabili visioni del bene comune presenti. Staremo a vedere…
Non so come facciate a vederci un arrampicata sugli specchi. Carla Marini il limite per i cattolici c è. Le leggi devono rispettare e promuovere il bene comune. Questa legge non lo fa. Al contrario va contro gli interessi dello stato e discrimina la famiglia. Non rispettandola si fa un favore allo stato. Quindi si puo e si deve obiettare. Certo si dovrà passare per i tribunali ma chi non risica non rosica d’altronde.
Parisi candidato sindaco di Milano non vuole l’obbiezione di coscienza. Ricordatelo ad Amicone che sostiene Parisi.
Parisi si limita a ribadire una cosa ovvia. Le leggi dello Stato si rispettano, ancor di più se si e’ investiti di una carica pubblica. Lo stesso Amicone credo non possa sostenere idee diverse pur essendo personalmente contrario alla legge di cui si parla.
Ovviamente ognuno può decidere secondo coscienza, per cui il cattolico e’ giustificato davanti alla sua religione se fa obiezione e si rifiuta di registrare unioni civili omosessuali. Non e’ giustificato davanti alla legge. Gli obiettori di coscienza pacifisti sono stati in carcere a Peschiera del Garda e prima a Gaeta fino a quando non e’ stato istituito il servizio civile.
Ma se la legge non rispetta tutte le coscienze, o legalizza cose gravi assolutamente non condivisibili da tutti, perde la rispettabilita e si trasforma in arbitrio.
è quel “da tutti” che è opinabile
Non è opinabile. Se arrivi a sostenere per legge che da due tori nasca un vitello senza bisogno della mucca ovvio che trovi qualcuno contrario, compresa la natura. Con gli uomini si sta facendo la stessa cosa.
Peccato ch equi nessuno sta sostenendo che da due tori (o da due mucche) possa nascere un vitello. Anzi, la legge proprio non prende in considerazione il punto.
No, ma vuoi dare a due tori il compito di far crescere un vitello. Non ti scosti molto.
I due tori, se potessero ti esprimerebbero le loro perplessità, senza timore di essere dichiarati torofobici.
“Questa legge non lo fa” è un tuo o un vostro personale giudizio del tutto irrilevante.
Stai forse dicendo , come ho specificato io, che se una legge non vi piace o va contro un testo sacro di 4mila anni fa allora vi sentite autorizzati a violare la legge?
E se un musulmano pretende di violare i diritti di una donna perchè lo dice il suo testo sacro?
La vostra religione è stato dimostrato e denunciato che viola i diritti umani quindi censurarla è un favore alla società.. che facciamo?
Per impedire una legge esistono precisi strumenti democratici come il referendum altrimenti siete __obbligati__ a rispettarla.
Ricordate: esiste una sola soluzione per la vostra cultura e la vostra morale: andarvene e prendere la cittadinanza vaticana.
Ok?
Siamo italiani e reagiamo da cittadini di questo Paese, da gente che lo ha costruito da sempre. I vostri non sono argomenti giuridici, ma ABUSI DEL DIRITTO SCRITTO contro la NATURA.
Io non prendo la cittadinanza vaticana : Sono italiano E obbietto e mettemi pure in galera. E’ la stessa questione dell’aborto.
Il diritto canonico è un’invenzione senza nessuna valenza legale in Italia figuriamoci “l’esperto”…
se appartengo ad una religione che mi vieta di pagare le tasse faccio valere l’obiezione di coscienza?
Quale sarebbe il limite e chi lo stabilisce?
In pratica se qualcosa ad un cristiano qualcosa non va bene pretende il diritto di non rispettare la legge?
In questo caso tutti voi fareste bene a fare una cosa:
chiedere la cittadinanza vaticana (dove peraltro non esiste il fisco)!!
Per una volta sono d’accordo con Giamburrasca … mi sembra una vera arrampicata sugli specchi. Però potete sempre fare una legge che preveda l’obiezione di coscienza, senza una legge non celebrare una unione civile è omissione di atti di ufficio.
Non mistificare as usual, troll.
Io non ho parlato di “arrampicata sugli specchi”, e, anche se, nel mio piccolo, non condivido il punto di vista dell’avvocato, ritengo la questione dell’obiezione di coscienza tutt’altro che campata in aria.
Perciò ho invocato una presa di posizione di chi di dovere.
In ogni caso, chi nega che sussista il problema è bene si renda conto che in tal modo allarga il fossato giuridico e etico tra unione civile e matrimonio.
Per una volta sono d’accordo col finto tonto.
Ma so quale è la vera posta in gioco, dove vogliono arrivare.
Per questo ho il massimo rispetto per chi farà disobbedienza civile rischiando in proprio.
Mah?! Francamente qui non si tratta di ammazzare, ma si tratta semplicemente di prendere atto della manifestazione della volontà degli aspiranti civiluniti, e io faccio fatica a vederci il conflitto di coscienza.
È come sentire uno che bestemmia, mica ti puoi confessare al posto suo.
Ma io sono macinato grosso e aspetto una presa di posizione ufficiale del magistero.
Ecco un’occasione in cui si può essere senz’altro contenti del fatto che per noi cattolici non c’è il fai da te.