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Ucraina. «L’obiettivo da perseguire è il negoziato»

Aumentano le voci di chi ritiene, come Kupchan su Repubblica, che gli Usa non possono limitarsi a sostenere l'Ucraina, ma «devono avviare una discussione esplicita su come mettere fine alla guerra, insieme agli alleati, a Kiev e anche a Mosca»

Leone Grotti
22/06/2022 - 6:27
Esteri
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Severodonetsk distrutta dai bombardamenti russi in Ucraina
La città di Severodonetsk distrutta dai bombardamenti russi in Ucraina (foto Ansa)

La Russia è vicina alla conquista dell’intera regione di Luhansk, in Ucraina. Dopo aver spezzato le difese della città di Toshkivka, l’Armata rossa è in grado di tagliare i rifornimenti a Severodonetsk e Lysychansk, gli ultimi due centri dell’oblast che rimangono in mano ucraina. Nonostante l’avanzata russa sia lenta, a dispetto dei proclami di Mosca, le difficoltà di Kiev sul campo e la lentezza, dovuta a difficoltà tecniche, con cui gli alleati occidentali riforniscono di armi il paese aggredito, spingono alcuni esperti a ritenere che «una conclusione negoziata del conflitto sia l’obiettivo giusto da perseguire. E ci si deve arrivare il prima possibile».

Il rischio di un’escalation

Lo ha scritto ieri su Repubblica Charles Kupchan, docente alla Georgetown University e senior fellow del Council on Foreign Relations, riprendendo il recente editoriale di Joe Biden sul New York Times. «Più a lungo proseguirà questo conflitto», continua, «più morti e distruzioni ci saranno e più grandi saranno gli sconvolgimenti per l’economia mondiale e l’approvvigionamento di cibo, e più cresceranno i rischi di un’escalation, fino a una guerra a tutti gli effetti fra la Russia e la Nato».

Il rischio è concreto, come dimostra la recente esplosione delle tensioni tra l’Alleanza e Mosca per Kaliningrad. La Lituania ha deciso di bloccare i trasferimenti via ferrovia di una lunga lista di beni sottoposti a sanzioni all’exclave russa situata tra Polonia e Lituania, sul Mar Baltico. Il blocco dei treni merci diretti a Kaliningrad avrebbe spinto il mezzo milione di abitanti della città a prendere d’assalto i supermercati.

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Il blocco di Kaliningrad e le minacce russe

Il Cremlino ha dichiarato che o l’Unione Europea «correggerà la situazione relativa al blocco di Kaliningrad o la Russia avrà mano libera per risolvere la questione del transito con qualsiasi mezzo. Questa è un’aggressione diretta contro la Russia e potremmo ricorrere all’autodifesa».

La Russia può garantire a Kaliningrad i rifornimento via nave, ma il pericolo che utilizzi la forza per rispondere a quello che definisce un «atto illegale» non va sottovalutato. Vladimir Putin, infatti, ha trasformato l’exclave in una base missilistica e può colpire con testate nucleari Berlino, Stoccolma, Helsinki, Varsavia, Copenaghen, Riga e Vilnius.

Gli Usa devono cercare il negoziato

Come scrive Kupchan, è proprio questo genere di tensioni, che potrebbero sfuggire di mano in ogni momento, che andrebbero evitate. «Si sente ancora troppa retorica oltranzista a Washington», commenta, e anche se dichiarare che gli Usa non faranno mai pressioni a Kiev per sedersi al tavolo negoziale può apparire giusto, «Washington non ha solo il diritto di discutere con Kiev degli obbiettivi della guerra, ma anche il dovere».

«È indispensabile che gli Stati Uniti siano coinvolti direttamente nelle decisioni su come e quando questa guerra dovrà finire. Invece di fornire armi senza condizioni (lasciando di fatto che siano gli ucraini a decidere la strategia), Washington deve avviare una discussione esplicita su come mettere fine alla guerra, insieme agli alleati, insieme a Kiev e in prospettiva anche insieme a Mosca».

Un accordo è «nell’interesse dell’Ucraina»

C’è chi sostiene, al contrario, che la guerra finirà e Putin smetterà di essere una minaccia soltanto se subirà una sconfitta. Ma, prosegue il docente americano, la realtà è che «Putin è destinato a rimanere al potere per il prossimo futuro» e poiché «l’Occidente ha imparato a convivere con Putin e a contenerlo negli ultimi due decenni, dovrà continuare a farlo anche per il prossimo».

Ragionare in questo modo, conclude, non è «appeasement» né una resa mascherata, ma un esercizio di «prudenza strategica» che va anche «nell’interesse dell’Ucraina» perché ha lo scopo di «evitare un conflitto che si trascini per anni».

Inviare armi a Kiev non è così semplice

C’è anche un’altra ragione per cui molti leader europei si stanno spostando su posizioni simili a quelle espresse da Kupchan. Inviare all’Ucraina armi sempre più tecnologiche, come i lanciarazzi Himars, potrebbe non cambiare le sorti della guerra. I tempi di spedizione sono lunghi e l’addestramento necessario delle forze ucraine per utilizzarli impegnativo. Ecco perché «gli Alleati iniziano a domandarsi se gli aiuti forniti dai 47 paesi impegnati al fianco di Kiev abbiano poi davvero un effetto sul campo», scrive Guido Olimpio sul Corriere.

Se concludere la guerra attraverso un negoziato appare sempre più prioritario, anche per l’Europa, resta da capire come disegnare un accordo tra Ucraina e Russia e come convincere Putin (e Zelensky) a sedersi al tavolo. Fino ad ora, infatti, il Cremlino ha sempre respinto le trattative.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: donbassguerra ucrainajoe bidenKaliningradRussiaUcrainaUSAvladimir putin
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