Siamo travolti dal fiume sempre in piena dell’informazione disfattista. Custodiamo le isole di resistenza umana

Di Luigi Amicone
24 Novembre 2014
È una musichetta battente come la pioggia e deprimente come un avviso di Equitalia. Più la notizia emoziona in negativo, più trova eco. E alimenta la caccia al "colpevole"

In generale pare che il mondo vada così: da una parte – anche grazie a certi nostri ragazzini imbottiti di propaganda giustiziera – ti tagliano la testa. Dall’altra i tuoi giornali, i tuoi intellettuali, i tuoi fanatici Assange (che portano in palmo di mano quando invece gli ci vorrebbe una taglia), lavorano per svuotartela. Più piove, più ci aiutano a piegarci invece che a rialzarci. Più capitano disgrazie, più aumenta il parossismo della caccia al colpevole invece che il monumento a chi rischia risposte alle sfide della straordinaria recessione e dello straordinario maltempo.

Invece di favorire l’azione, si fomenta l’emozione. Invece di guardare al lato pratico delle cose, rimboccarsi le maniche, agire, si fa a gara a rinfacciarsi errori e responsabilità. Passati, e addirittura dinosauri. Il disastro da diluvio? «Colpa delle regioni», dice Renzi. «Colpa dei condoni fatti a Roma», replica il governatore della Liguria.

È tutto un corriere.it al cubo. Un concentrato di pessime notizie senza una luce di storie. Pura e semplice contabilità della sfiga di vivere. Suggerimenti a ragionare, capire, entrare nella normalità dove la gente spera e lavora per sfangarla? Zero.

Il Gabanelli di turno si muove solo per raccontare e gonfiare schegge di realtà liofilizzata. Sembra l’impronta aurea di chi dovrebbe essere nostro difensore civico, ambasciatore e procacciatore di affari all’estero: ci vendono all’estero come il paese più corrotto e meno adatto agli investimenti stranieri. Poi piangono sul «fiume marrone che non ha pietà neanche per gli ultimi» (infatti i Saviano e i don Ciotti fanno Pil, mica gli affari loro).

Poi viene Natale e, come nella partita Italia-Croazia, diventiamo sensibili, la Rai di più, ecco servito lo spot buonista (perfino esagerato). E allora forza, dice il telecronista esagitato, «doniamo questi 5 euro, 10 meglio ancora, alla lotta contro il cancro. Ogni giorno mille nuovi casi, tre milioni di italiani ci convivono. Forza, magari il prossimo anno i casi non saranno più mille, magari li dimezziamo, magari non ci sarà più il cancro».

Ma pensano che la gente sia tonta? Il livello, non solo dei fiumi, ma dell’informazione, è misurato da questa sollecitudine propagandistica alle emozioni piuttosto che alla ragione ancorata alle cose. È una musichetta battente come la pioggia. E deprimente come un avviso di Equitalia. Sembra che più la notizia emoziona in negativo, più trova eco e tiratura.

Ma è così? Cominciamo a dubitarne fortemente.

Infatti l’ultima autodifesa dall’ultimo alibi delle canaglie – che non è più il patriottismo ma il disfattismo – è non comperare i giornali, guardare la tv solo per le partite, stare alla larga dagli inquisitori grandi e piccini. Insomma, altri buoni motivi per custodire questo piccolo giornale nel caldo abbraccio di gente che si parla e si scambia conoscenza, che rialza la testa e continua a scommettere (forza abbonati! forza lettori!) sulla diffusione di focolai di resistenza umana.

@LuigiAmicone

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5 commenti

  1. Alessandro

    “Tempi” è uno dei pochi giornali che leggo con attenzione per un suo preciso e positivo giudizio sulla realtà che parte dai “fatti” prima di tutto senza drammatizzazini eccessive ma non censurando questioni altrettanto drammatiche-quello che gran parte del giornalismo straccione italiano succube delle solite lobby progressiste-non ho niente contro le lobbies anzi le ritengo importanti e mi affascinano quelle americane e come sono regolate per legge, quello che che non esiste ed perseguito opinabilmente in Italia-e poi si danno spazio alle “opinioni” valorizzandone aspetti importanti. C’è bisogno di positività e realismo e percià anche di allegria, quello che in Italia è quasi sparito da tanta stampa e tv.

    1. Leo Aletti

      Avanti così,custodiamo e diffondiamo isole di resistenza umana, visto a come riducono i problemi.

  2. Luca Pauletti

    Caro Luigi,
    oramai rifuggo tutti i talk-show e gran parte dei telegiornali.
    L’informazione in Italia è una gara al massacro … una corsa autolesionistica come quella dei maiali di evangelica memoria che si gettarono nel dirupo.
    Un cliente Italo-Tedesco mi diceva “in Italia non interessa risolvere i problemi, interessa trovare un colpevole”. Io aggiungo … che ci interessa trovare un colpevole a cui gettare tutte le nostre colpe!
    Non mi tiro indietro nemmeno io, tanto sono immerso in questa cultura che mi è entrata nelle ossa.
    Ma “sapere di non sapere” era il primo passo della conoscenza secondo Socrate.
    E per fortuna che Qualcun Altro ha abbracciato i nostri limiti per farne scalini verso una umanità migliore.
    Leggo la vs. rivista da abbonato e sul sito perché sono veramente pochi i media che non usano i lettori per farne eco di un lamento … anche se posso dissentire da alcune posizioni (evviva la democrazia!) non posso che ringraziarvi di essere un faro nella coscienza laica di un popolo, quello italiano, con potenzialità che nemmeno immaginiamo.

    1. Luigi Amicone

      Mi inchino e ti ringrazio, caro Luca. E’ così, cerchiamo di dire ai lettori quello che diciamo a noi stessi. L

    2. Stefano

      Non posso che condividere la tua posizione, in particolare:”……interessa trovare un colpevole a cui gettare le nostre colpe”. Aggiungerei che il populismo dei vari Grillo ha contribuito enormente a rafforzare questo modo di fare, convicendoci ancor di più che noi non abbiamo colpe e che le colpe sono degli altri, ma…..presto ci accorgeremo che gli altri alla fine siamo sempre noi.

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